Il Vangelo di oggi è il prosieguo di quello letto ieri, che si chiudeva con il seguente versetto: “a queste sue Parole, molti credettero in lui“.
“ Quei Giudei “, con cui inizia la pagina odierna, sono quindi quelli che “ credettero in lui “.
Gesu’, però, li fa arrabbiare di nuovo!!!
Dice loro, infatti, che “ credere “ non è frutto dello slancio di un momento, non è conseguenza di qualche “ bel discorso “ ascoltato ma è RIMANERE NELLA SUA PAROLA .
Quello che Cristo dice ai Giudei lo sta oggi dicendo a noi: la fede non è emozione, non è sentimentalismo ma è RIMANERE, sempre e comunque, anche quando le cose vanno male.
Mi viene in mente, come spiegazione del concetto, la nota parabola del seminatore, in cui, tra i vari terreni ove cade il seme, vi è quello sassoso.
La descrizione di detto terreno, che Gesu’ fa ai discepoli, è la seguente : “ Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato “ ( Mt 13, 20-21 ).
Ecco cosa significa non restare nella Parola, significa “ scappare “ appena è finita l’emozione di un bel momento vissuto.
Capita a tutti: si fa un bel ritiro, si vive un momento intenso di preghiera, si è affascinati da un percorso di catechesi e, con entusiasmo, ci si dice innamorati di Gesu’ Cristo.
L’emozione conduce, se ad essa non dà seguito il RIMANERE anche quando non si sentono più le “ scintille “, all’abbandono appena arriva una tribolazione.
Ma come si RIMANE nella Parola?
E’ semplice.
Leggendola, ascoltandola, meditandola ogni giorno.
Solo cosi’ la si fa propria.
Solo se c’è questo desiderio di PAROLA DI SENSO essa può RIMANERE in noi.
Se RESTA, se scende nelle nostre profondità, essa ci fa liberi.
Da cosa?
Ovviamente da cio’ che ci incatena, che è il peccato.
Solo chi è saldo nella fede, chi RESTA in essa può, dinanzi alle tempeste della vita, rimanere libero, continuare a fidarsi di Dio e rifuggire dalla “ schiavitù “ del peccato, che si presenta con la voce suadente di chi ti dice: “ chi te lo fa fare? Lo vedi dove ti ha portato la tua fede? “ ma che, alla fine, ti distrugge perché ti stacca dall’unica roccia che hai nella difficoltà: CRISTO.
E, allora, non arrabbiamoci come “ quei Giudei “ se Gesu’ ci dice che siamo “ schiavi del peccato “ ma, al contrario, ascoltiamolo e iniziamo il nostro percorso di conversione RIMANENDO in LUI.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello