Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 24 Marzo 2020 – Gv 5, 1-3. 5-16

La pagina odierna del Vangelo è incentrata su alcuni “ verbi chiave “ che connotano il cammino di conversione a cui tutti siamo chiamati.

GIACERE

Dice il testo che sotto i portici “ giaceva “ un “ gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici “.

Tra di essi Gesu’ ne vide uno che “ giaceva “ ivi da molto tempo ( “ trentotto anni “ ).

Giacere ( “ stare distesi “ ) è verbo che esprime la stasi, l’immobilismo.

I ciechi, i sordi, gli zoppi, i paralitici, rappresentano coloro che non si muovono, si lamentano della propria situazione ma non fanno nulla per poterla modificare perché, in fondo in fondo, si sono “ adagiati “ nella stessa.

Siamo tutti noi quando utilizziamo le espressioni: “ Ci piacerebbe…MA “, “ vorrei…MA “.

Ci lamentiamo ma restiamo nelle nostre paralisi rischiando di rimanerci “ per sempre “ ( “ da trentotto anni “ ).

E’ proprio per questo che, tra i tanti infermi, Gesu’ “ vide “ proprio quello di cui parla il Vangelo.

Perchè, come dice il testo, “ sapeva che da molto tempo era cosi’ “.

Gesu’ vuole pertanto dargli la possibilità di “ guarire “.

GUARIRE

Vuoi guarire “?

La domanda, a primo acchito, sembra quasi provocatoria.

Se uno chiede ad un malato se “ vuole guarire “ sembra scontato che la sua risposta sia “ si “.

Ma che domanda fai, Gesu’?

E, invece, come abbiamo già detto, non sempre il malato vuole guarire, può preferire restare adagiato nella sua malattia ( ad esempio, il personaggio del brano odierno sta da trentotto anni a bordo della piscina; come avrà fatto a mangiare, a vivere per tutto questo tempo? Lo avranno aiutato e lui, magari, pur soffrendo per detta situazione, si è adagiato perché, se guarisce…magari deve andare a lavorare!!! ).

La conferma è la risposta che il “ malato “ da a Gesu’.

Non dice “ Si “ ma “ non ho nessuno che mi immerga nella piscina.quando sto per andarvi un altro scende prima di me “.

Cosa fa il malato?

Cerca scuse, fa la vittima ( “ nessuno mi aiuta ad immergermi “ ), perché, molto probabilmente, non vuole veramente guarire.

ALZARSI

Il Signore allora prende l’iniziativa e gli dice: “ Alzati “.

E’ il primo passo della guarigione.

Non devi più “ giacere “, stare fermo, disteso, rannicchiato, ma “ alzarti “, metterti in piedi.

PRENDERE

Cosa devi prendere?

La tua barella, i tuoi peccati, le tue mancanze, le tue paure. Sono parte di te, non puoi abbandonarle subito, ma devi chiamarle per nome e, ad una ad una, a mano a mano, lasciarle poi, progressivamente, andare.

CAMMINARE

Stare alzato non basta, devi fare un altro passo, devi camminare, e devi farlo con i tuoi fardelli, che, nel corso del cammino, lascerai, restando più leggero.

NON PECCARE

Dopo tanti verbi declinati in forma affermativa, arriva l’ultimo, proposto al negativo.

Non peccare più “.

Solo dinanzi al peccato bisogna mettere il “ non “.

E’ il grande consiglio che ci da Gesu’ quando siamo in cammino.

Se stiamo facendo il nostro percorso di guarigione e torniamo a peccare ci “ accadrà qualcosa di peggio “ perché, dopo aver sperimentato la bellezza di seguire la strada indicata dal Maestro, faremo, consapevolmente, un ritorno al passato, connotato dal peccato.

Rinnegheremo, cioè, la guarigione offertaci.

E allora, a me, a te, a noi dico: alziamoci, diamo nome ai nostri peccati e camminiamo sulla strada della Parola, attenti a non tornare indietro.

Per fare tutto cio’ dobbiamo però tutti porci, preliminarmente, la stessa domanda: “ Vuoi guarire?

A ciascuno la sua risposta.

Buona giornata a tutti.


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