Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 24 Febbraio 2022

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Scandalo.

E’ il sostantivo che ricorre piu’ volte nel testo proposto dalla liturgia odierna.

Vuol dire “ ostacolo “,” inciampo “, “ insidia “.

Gesu’ ci vuole quindi dire: non essere di ostacolo ai fratelli, non tendere loro insidia, non farli inciampare.

Spesso, invece, noi siamo e diamo scandalo a causa delle nostre mani, dei nostri piedi, dei nostri occhi.

Mani

Le mani servono per avere contatto con le persone.

Con le mani si possono dare abbracci, ma si puo’ anche usare violenza.

Gli stessi abbracci possono essere “ ipocriti “.

Se ci accorgiamo di “ abbracciare falsamente “ o, addirittura, di porre in essere comportamenti violenti, è arrivato il tempo di “ tagliare una mano “, conservando l’altra per “ entrare nella vita “, cioè per fare del bene.

Piedi

I piedi servono per camminare, per percorrere una strada.

Se portiamo gli altri su strade sbagliate, su quelle del peccato, è arrivato il momento di “ tagliare un piede “ in modo tale da utilizzare l’altro per camminare, anche zoppicando, sulla strada indicata dal Vangelo.

Occhi

Gli occhi servono per guardare.

Se induci gli altri a fissare lo sguardo sul male, su cio’ che non va, è arrivato il momento di “ cavarti un occhio “ per utilizzare l’altro per focalizzare lo sguardo sulla bellezza e dire a tutti che dietro le nubi c’è sempre la luce.

Scriveva Etty Hillesum, nel diario redatto durante il periodo in cui fu prigioniera nei campi di concentramento, di riuscire a vedere, oltre il filo spinato, “ libertà e bellezza in uno spicchio di        cielo “.

Tagliare una mano, un piede, un occhio, significa quindi lasciare andar via la parte “ malata “ di noi e far esprimere al massimo la “ bellezza che ci vive dentro “, donataci il giorno del nostro Battesimo.

“ Abbiate sale in voi stessi “, cioè siate intelligenti, fate emergere la vostra parte migliore, quella che vi conduce alla felicità, quella che vi porta al servizio degli altri.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.