Nella pagina di questa Domenica il Signore ci fa capire, tramite l’utilizzo di termini ed immagini familiari agli uomini del suo tempo, cosa sia il Regno di Dio.
Lo paragona, nell’ordine, ad “ un uomo che semina buon seme nel suo campo “, ad un “ granello di senape “, e ad un “ lievito “.
Cosa accomuna queste immagini?
Un senso di vita che nasce, che si evolve fino a diventare meraviglia.
Il seme viene infatti gettato nel campo dall’agricoltore affinché esso, morendo, faccia nascere la pianta.
Nel seme c’è quindi profezia di futuro, c’è “ piccolezza che si fa grandezza “.
Ugualmente dicasi del granello di senape, che da seme più’ piccolo diventa albero cosi’ grande che tutti gli uccelli del cielo vanno a fare il nido tra i suoi rami.
Cosi’ è anche per il lievito, un “ fungo “ in grado di “ far gonfiare “ l’impasto.
Tutte le immagini portano quindi a far capire che il Regno è qualcosa che parte dal silenzio, dalla piccolezza, è un qualcosa che non fa rumore, che non usa le armi della prepotenza ma quelle della mitezza per potersi, a mano a mano, espandere.
E il cristianesimo è conferma della verità delle parole contenute in questa pagina.
Dalla testimonianza di undici “ sgangherati “ apostoli, che non avevano esitato a rinnegare il loro Maestro, esso si è ampliato, con l’intercessione dello Spirito, resistendo fino ad oggi.
Ecco perché non si puo’ non credere: perché cio’ che è scritto nelle pagine del Vangelo non è un racconto ma la vera rappresentazione della realtà.
Certo, questo seme gettato subisce tanti attacchi da parte del maligno, che vorrebbe impedirgli di attecchire e di espandersi, crescendogli accanto ( “ la zizzania “ ) e cercando di soffocarlo ma non ci riesce perché Dio è piu’ forte del male e, allo stesso tempo, ama talmente chi si è fatto irretire dal maligno fino a concedergli tutto il tempo della sua vita terrena per convertirsi crescendo insieme al seme buono.
Arriva però per tutti il tempo della mietitura, il tempo della verifica, ove ognuno di noi sarà vagliato.
Oggi devo quindi chiedermi cosa sono: grano o zizzania.
Lo posso riconoscere dal mio vissuto: creo unione ( grano ) o divisione ( zizzania ), perdono ( grano ) o sono inflessibile ( zizzania ), sono disposto a morire a me stesso per essere come Dio mi vuole ( grano ) o rifiuto la logica del Padre e vivo auto-centrato senza produrre i frutti che potrei ( zizzania )?
Spero che ognuno di noi, verificandosi, si ritrovi ad essere “ piu’grano che zizzania “.
Se cosi’ non fosse dobbiamo inevitabilmente affrettarci a dare inizio al nostro cammino di conversione in quanto non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione prima della “ nostra mietitura “.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.