SEGUIMI.
E’ l’invito che il Maestro rivolge a ciascuno di noi, personalmente.
La chiamata di Matteo è il paradigma di ogni sequela.
Cristo ci vede, nella nostra quotidianità, e ci invita a seguirlo, ognuno con le sue fragilità e peculiarietà.
Non importa quale sia stato, fino a quel momento, il nostro percorso, quanti errori abbiamo potuto commettere, perché più abbiamo sbagliato, più ci siamo allontanati da Lui, più Lui ci cerca per offrirci la grande opportunità di salvarci.
Se pensiamo di essere indegni di questo invito leviamoci immediatamente questo pregiudizio dalla testa, in quanto è proprio Lui a dire ai “ dotti farisei “: “ Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati…..non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori “.
E’ meraviglioso questo Gesu’ perché non è venuto per i “ sani “ e per i “ giusti “, o, sarebbe meglio dire, per coloro i quali si illudono, con presunzione, di essere tali, perché costoro sono chiusi, sono arroganti, sono autoreferenziali e pensano di non aver bisogno di “ seguire nessuno “ perché sanno, da soli, dove andare.
Non c’è spazio, in loro, per accogliere la novità del Vangelo.
Chi invece è malato e peccatore, superato l’errato concetto di “ non meritevolezza “, che, a volte, può essere anche una scusa per “ declinare l’invito “, è pronto a seguire il Maestro in quanto si sente amato nonostante lui ed i suoi tanti errori.
Mettersi alla sequela di Gesu’ significa comprendere di non essere un errore ma di aver compiuto degli errori, perfettamente superabili, per quanto grandi possano essere stati, grazie alla misericordia del Padre.
SEGUIMI.
Il Signore sta chiamando me, te, lui, ad uno ad uno, perché vuole che ognuno sia felice.
Sta a noi, adesso, dare la nostra libera adesione alla sua chiamata.
Chiediamoci oggi, a meditazione di questa pagina: voglio veramente seguire il Signore?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello