Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 21 Marzo 2020 – Lc 18, 9-14

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Il Vangelo di oggi, in continuitร  con quello di ieri, ci consente di comprendere pienamente quali siano gli atteggiamenti e il modo di pensare dellโ€™uomo religioso rispetto allโ€™uomo di fede.

Gesuโ€™ pone in parallelo la preghiera del fariseo e quella del pubblicano.

Ora, noi lettori della Parola sappiamo tutti che i farisei erano i โ€œ buoni โ€œ, coloro i quali โ€œ osservavano tutte le regole โ€œ, โ€œ pregavano durante tutta la giornata โ€œ e adempivano ai loro doveri civili, pagando โ€œ le decime โ€œ di quello che possedevano.

I pubblicani, invece, erano i โ€œ cattivi โ€œ, coloro i quali riscuotevano le tasse per lโ€™oppressore romano…facendoci pure la cresta sopra!!!

Puoโ€™ mai essere che รจ il โ€œ pubblicano โ€œ ad essere giustificato e non il โ€œ fariseo โ€œ?

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Sembra un assurdo.

E, invece, la risposta a questo paradosso nasce dalla prima frase del Vangelo di oggi, in cui leggesi che il Signore dice questa parabola โ€œ per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri โ€œ.

Ecco il problema del fariseo: ha lโ€™intima presunzione di essere giusto.

Intimo significa profondo, radicato, interno.

E cosโ€™ รจ la cosa piรน intima?

Il cuore.

Il cuore del fariseo รจ quindi pieno di presunzione, dalla quale nascono โ€œ il disprezzo degli altri โ€œ e โ€œ lโ€™esaltazione del proprio io โ€œ, che lo inducono a โ€œ ringraziare โ€œ il Signore non dei doni ricevuti ma per โ€œ non essere come gli altri uomini e nemmeno come il pubblicano โ€œ.

Ecco quali sono le conseguenze dellโ€™essere un uomo religioso: si seguono le norme, le regole, e, soprattutto, si prega non perchรฉ si comprende che in questo modo si crea una relazione con il Padre celeste, da cui nasce lโ€™assunzione del suo agire, connotato da amore e misericordia, ma per sentirsi โ€œ bello โ€œ, โ€œ pulito โ€œ, โ€œ meritevole โ€œ dinanzi a lui.

In questo modo, perรฒ, si finisce per perdere completamente di vista lโ€™essenziale, per sprecare la propria vita e per sentirsi dire, al momento del giudizio finale: โ€œ Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli โ€œ ( Mt, 25,41 ).

Il pubblicano, diversamente dal fariseo, assume un atteggiamento di umiltร .

Sa di aver commesso molti peccati, tanto รจ vero che si ferma โ€œ lontano โ€œ dal tempio e โ€œ non osava neppure alzare gli occhi verso il cielo โ€œ ( il fariseo arriva fino al tempio e stava diritto ), riconosce il proprio niente e si scioglie recitando la famosissima preghiera del cuore: โ€œ O Dio, abbi pietร  di me, peccatore โ€œ.

Il pubblicano, rispetto al fariseo, non รจ pieno di se e, quindi, affida il suo niente a Dio, conscio che lโ€™unica cosa che puรฒ fare รจ chiedere pietร  per i suoi errori.

E questo atteggiamento di umiltร  lo porterร  ad essere giustificato.

E a me, a te, a noi, cosa mi/ci dice questa parabola?

Interroga il tuo cuore, รจ liโ€™ la tua veritร .

Se riconosci la tua miseria, i tuoi tanti peccati, bene, pentiti, portali a Dio, impegnati a non ripeterli e, stai certo, lui avrร  pietร  di te e โ€œ sarai giustificato โ€œ.

Se, invece, sei pieno di te, ti ritieni giusto, fermati, fai un esame di coscienza e prendi atto che anche tu sei un peccatore bisognevole, come tutti, di perdono.

Torna in te e chiedi a Dio โ€œ abbi pietร  di me โ€œ.

E allora anche tu sarai giustificato, perchรฉ il Signore sta aspettando il tuo ritorno, sta aspettando che tu lo conosca intimamente e che lo ami nei fratelli.

Il tutto come ci dicono le meravigliose parole della prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Osea, un cui stralcio vi lascio come ristoro del cuore per questa giornata: โ€œ Venite, ritorniamo al Signore:โ€ฆ…Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta รจ sicura come l’aurora..poichรฉ voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio piรน degli olocร usti โ€œ.