“ Gesu’ in persona si avvicino’ e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo “.
L’esperienza dei discepoli di Emmaus è la nostra.
Quante volte non riconosciamo Gesu’ che ci cammina accanto?
Continuiamo a “ conversare “ tra di noi, a “ lamentarci “ dei nostri problemi e dell’ “ indifferenza “ di Dio ad essi; mentre facciamo cio’ Lui è “ accanto a noi “ negli eventi della nostra vita.
Perchè non ce ne accorgiamo?
Perchè, come i due del Vangelo, siamo “ stolti e lenti di cuore a credere in tutto cio’ che hanno detto i profeti “.
La sferzata è forte: come possiamo non credere fino in fondo alle promesse di Dio?
Il Signore ci ha detto che sarà sempre con noi e ce lo ha dimostrato risorgendo.
E allora?
Convertiamoci e chiediamo a Gesu’ di “ restare con noi “.
Attenzione: Lui desidera solo cio’, siamo noi che lo allontaniamo, che abbiamo la presunzione di poter stare senza di Lui.
Questa presunzione porta allo sconforto, lo stesso in cui caddero i discepoli di Emmaus.
Stare con Lui è un’esperienza meravigliosa, fa “ ardere il cuore “ al punto tale da correre, “ senza indugio “, da tutti, per gridare: Il Signore è Risorto, è veramente Risorto.
Che il nostro percorso sia come quello dei discepoli di Emmaus: che possiamo convertirci dalla “ delusione “, espressa nel verbo “ speravamo “, alla “ gioia “, che si manifesta nella certezza che quella speranza si è realizzata: Cristo è con noi.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.