Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 2 Aprile 2023

394

Domenica delle Palme.
Il percorso quaresimale volge al termine.
La “ lunga “ liturgia odierna, in cui, come sempre, si legge tutto il Vangelo della passione e della morte di Cristo, ci introduce nella Settimana Santa, che culminerà la notte di Pasqua allorquando Cristo, luce del mondo, risorgerà, e dimostrerà a tutti che era vero cio’ che predicava: era Dio ed era piu’ forte della morte.

La Domenica delle Palme è una ricorrenza “ fraintesa “, per parecchi è la “ Domenica della pace “, in cui si sventolano i ramoscelli d’ulivo.
Niente di tutto questo, trattasi non di una giornata di festa ma di una giornata triste, o, meglio ancora, di un giorno in cui vi è un improvviso “ tramutarsi della gioia in lutto “ a causa dell’incongruenza e dell’ipocrisia dell’uomo.
La celebrazione si apre con la lettura del Vangelo che narra dell’ingresso di Gesu’ a Gerusalemme.

Il popolo è festante, al passaggio del Signore si legge che “ La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “ Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli “.
Il testo descrive atmosfera di gioia, di tripudio, per l’ingresso di Gesu’ a Gerusalemme.

Che succede poi?
Come è possibile che quella “ folla osannante “ si tramuterà nella folla che, dinanzi a Pilato, urlerà “ crocifiggilo “?
Questa è la Domenica che evidenzia la debolezza, l’incoerenza dell’uomo, il suo peccato, a cui fa da contraltare l’amore e la Misericordia di Cristo.
Quanti tradimenti che riceve Cristo.

Da Giuda, da Pietro, dalla folla che chiede la liberazione di Barabba, da chi, sotto la croce, “ lo insulta “ e “ si fa beffe di lui “.
E’ la frase degli apostoli quella che piu’ mi interpella, quella che deve spingerci tutti a interrogarci: “ Sono forse io, Signore? “
Per ognuno di noi, se si fa questa domanda, vale la risposta che Cristo dette a Giuda: “ Tu l’hai detto “.
Non ci nascondiamo, è cosi’.

Questa Domenica serva per farci fare memoria delle tante volte in cui abbiamo “ osannato “ Cristo con le labbra e lo abbiamo “ tradito “ con i nostri comportamenti.
Si, Signore, sono proprio io che ti ho tradito, non gli altri.
Oggi dobbiamo riconoscere la nostra miseria e consegnarla a Dio perché Lui non aspetta nient’altro che questo, pronto a donarci la sua Misericordia.

Va a morire per me, per te, per noi che gli abbiamo “ sputato addosso “, per noi che lo “ abbiamo crocifisso “ e che, ad oltre duemila anni di distanza, non abbiamo ancora compreso quello che un centurione romano, un pagano, capi’ immediatamente dopo che Gesu’ aveva “ emesso lo Spirito “: “ Davvero costui era figlio di Dio “.
E’ vero, è vero, è vero.

Gesu’ è cio’ che diceva: è il mio Dio, è il tuo Dio, venuto per salvare me, venuto per salvare te facendosi ammazzare, da innocente, per me, per te, che siamo colpevoli.
Di cosa necessitiamo ancora per aderire pienamente a Lui?

In questa Domenica facciamo quindi memoria delle nostre miserie e chiediamo perdono a Cristo per tutte le volte che lo abbiamo tradito.
Il tutto nella certezza che Lui ci ama, cosi’ come siamo, piccoli come siamo, deboli come siamo, e ci aspetta, ad occhi aperti, sulla Croce, per abbracciarci e per dirci: “ ti perdono Figlio mio, ritorna a me “.
Buona Domenica delle Palme a tutti.