Domenica scorsa abbiamo avuto modo di riflettere sul la parabola del “ servo fannullone “ tratta dal Vangelo di Matteo.
Oggi la liturgia ci presenta il brano nella versione di San Luca.
Cio’ ci dà l’occasione di soffermare la nostra attenzione su qualche altro aspetto.
“ Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi “.
E’ un versetto denso di significato.
E noi, cristiani del 2020, “ vogliamo “ che Cristo venga a regnare su di noi?
Penso che la risposta negativa sia evidente.
Il regno di Cristo è infatti fatto di servizio, pazienza, cura, umiltà, compassione, amore.
Penso proprio che siano valori del tutto antitetici a quelli proposti dalla nostra società, sempre più folle, come sta dimostrando l’attuale pandemia in cui, di fronte a milioni di morti, dobbiamo ancora sentirci le lamentele di chi è stato addirittura privato “ del diritto di andare al ristorante il Sabato “!!!
E’ la “ prova provata “ di un mondo malato in cui, come disse argutamente papa Francesco nel famoso discorso del 27 Marzo 2020 nella piazza San Pietro deserta, si pensa di poter vivere da “ sani “.
Oggi, quindi, il re della parabola sarebbe stato immediatamente ammazzato.
Altro che invio di “ delegazioni “!!!
Il problema sarebbe stato rimosso alla radice.
Non vogliamo il “ Regno di DIO “ perchè si contrappone al “ regno dell’IO “.
La pagina di oggi è allora un ulteriore invito alla conversione, perché dice all’uomo di tutti i tempi come andrà a finire: “ Quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli ed uccideteli dinanzi a me “.
“ Uccideteli dinanzi a me “.
Non è la frase di un Dio vendicativo.
Cristo ci sta semplicemente dicendo che se l’obiettivo della nostra vita terrena è stato quello di “ uccidere il padrone della vita “, abbiamo vissuto nelle tenebre e “ siamo stati uccisi “ dal male, dal demonio.
Il tutto “ dinanzi a lui “ che ha provato, inascoltato, a “ darci vita “.
“ Dette queste cose Gesu’ camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme “.
Fortissimo questo versetto finale.
Cristo, come sempre, è chiaro.
Oggi ci ha detto, ancora una volta, come finiremo se condurremo la nostra vita senza di lui.
Allo stesso tempo non ci nasconde che la strada del Regno è dura.
“ Salire verso Gerusalemme “ significa infatti andare incontro alla morte, alla crocifissione.
Ci dice però che se vogliamo incamminarci su quella via, che è l’unica che porta alla Salvezza, lui c’è e ci “ cammina davanti “, non si tira indietro.
Cosi’ come con la sua morte ha illuminato la Resurrezione, anche noi, se moriremo a noi stessi con lui, troveremo senso al nostro peregrinare e risorgeremo con lui.
Cristo “ mi cammina davanti “.
Voglio seguirlo?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello