Ristoro e giogo.
Sono i due termini che si ripetono nel testo odierno.
Sembrano essere assolutamente contrapposti.
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Il “ giogo “ infatti, che, materialmente, è uno “ strumento usato come mezzo di attacco per i bovini “, rappresenta, in senso figurato, una schiavitù, un qualcosa che tiene prigionieri.
Il “ ristoro “, invece, dà l’idea di un qualcosa di piacevole, di spensierato.
Non potrebbero, pertanto, mai andare insieme.
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Ed invece con Gesu’ il giogo diventa “ dolce “, diventa uno strumento per “ attaccarsi a Dio “.
Mettersi il giogo di Cristo significa infatti “ attaccarsi a Lui “, mettersi alla sua sequela.
Il giogo non blocca piu’, anzi libera, e dona quella sensazione di “ ristoro “ che nessuna attività umana puo’ dare.
Pensiamoci.
Siamo sempre “ stanchi e oppressi “, sembra sempre che dobbiamo fare mille cose, che le nostre giornate siano interminabili, viviamo in uno stress continuo…per ottenere cosa?
Di essere felici, soddisfatti?
No, di essere sempre “ stanchi ed oppressi “.
Se abbiamo quindi sperimentato che l’iper-attivismo non ci porta al risultato che tutti desideriamo, che è la felicità , ma, al contrario, è divenuto il nostro vero giogo, non sarebbe arrivata l’ora di dare una chance a Dio?
Come fare?
Occorre “ rallentare “ e mettersi alla sequela, dedicare del tempo all’incontro con il Signore.
Vedremo che, a mano a mano, cio’ ci darà sempre piu’ “ ristoro “ e desidereremo attaccarci al “ giogo di Cristo “ perché sperimenteremo che è davvero dolce e ci dona quella felicità a cui tanto aneliamo.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.