Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 18 Febbraio 2022

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E’ una pagina, quella odierna, da leggere con attenzione.

Contiene infatti un’espressione che, interpretata erroneamente, ha spinto, spinge e spingerà molte persone…..” a tenersi alla larga dal Vangelo “.

La frase incriminata è la seguente: “ se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua “.

Tradotto sommariamente suona: per andare dietro a Gesu’ bisogna privarsi di tutto cio’ che è bello, piacevole e “ prendersi la croce “, cioè la sofferenza, le difficoltà.

Conclusione logica: E’ meglio star lontani da Cristo, da Dio, dal Vangelo, dalla fede.

Di fronte a questa lettura, se si ragiona con onestà intellettuale, bisogna porsi una domanda: è mai possibile che il Dio che dona la vita agli uomini, di cui è follemente innamorato, vuole che essi siano infelici e passino l’intera vita a “ portare la croce “?

Se la risposta alla domanda appena posta è NO, cerchiamo di capire qual è il significato da dare a quell’espressione.

Rinnegare se stesso.

Il verbo rinnegare significa “ dire dei no “.

Gesu’ ci sta dicendo quindi che, per seguirlo, bisogna “ dirsi dei no “.

E’ cosi’ sbagliato questo?

Un genitore realmente tale, quante volte dice un NO a suo figlio?

Tutte le volte che sa che quest’ultimo sta compiendo azioni sbagliate o sta facendo richieste impossibili.

Orbene, Dio, che è nostro Padre, ci dice la stessa cosa: dici un NO NETTO a te stesso quando ti accorgi che con il tuo modo di fare stai andando sulla strada sbagliata, quando prendi atto che con il tuo atteggiamento egocentrico stai creando muri invalicabili tra te e gli altri.

Rinnegare se stessi non significa, pertanto, annullare i propri talenti, non esprimere la propria personalità, unica ed irripetibile, ma significa “ non mettere se stesso al servizio solo di se stesso “ ma di tutti, in modo tale da creare quella relazionalità di amore fondamentale per la conduzione di una vita che abbia senso.

Portare la croce

Anche quest’espressione va capita.

Portare la croce non significa cercarsi volontariamente la sofferenza o piangersi addosso ma accettare la propria realtà.

La croce è la propria vita, è la propria realtà, è la propria storia.

Cercare di scacciare la croce, si scendervi, significa rifiutare la propria vita, rifiutare anche il proprio dolore, rifiutare magari un figlio disabile, un genitore anziano.

Rifiutare la realtà conduce alla insoddisfazione, alla follia.

Una vita senza croce è una vita irreale, proposta solo dalla pubblicità per illudere.

Portare invece la croce, accettare la realtà e trarre il meglio da essa rende un uomo equilibrato, sereno e felice.

Leggiamo quindi esattamente la frase cosi’: “ dici dei no alla parte di te che tende all’egoismo, alla chiusura, accetta la tua vita, cosi’ com’è, perché è proprio la tua “.

E’ la ricetta della felicità, altro che della tristezza, è cio’ che spinge ad avere desiderio di Dio e non certo ad abbandonare la fede.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.