La pagina di questa XXIV Domenica del tempo ordinario ci presenta uno dei pilastri del cristianesimo: il perdono.
E’ cosi’ importante che, in altro passo evangelico ( Mt 6, 7-14 ), Gesu’, subito dopo aver insegnato ai discepoli il Padre Nostro, pronuncia la seguente frase: “ Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe “.
Anche la bellissima prima lettura ( Sir 27,30; 28, 7 ), che invito a leggere e gustare piu’ volte, è sullo stesso argomento ( “ Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati “ ).
La parabola che si legge nel testo di Matteo è costruita sul paradosso.
Ci si chiede: come è possibile che “ un tale “, a cui il suo creditore ha condonato un debito di “ diecimila talenti “ ( per fare un esempio riportato all’attualità i “ diecimila talenti “ possono essere equiparati a “ un milione di euro “ ), sia cosi’ spietato con un suo debitore che gli deve appena “ cento denari “ ( sempre per riportare all’attualità, questi “ cento denari “ equivalgono a “ 10 euro “!!! )?
Il problema di quel “ tale “ è la mancanza di misericordia e di compassione.
Ha un cuore duro, che lo rende rancoroso, iroso, vendicativo.
Chi ha un cuore cosi’ provoca lo sdegno del Signore.
E allora la pagina di oggi vuole essere un grande invito a fare un bagno di umiltà, ad aprire gli occhi e a riconoscere tutte le volte in cui, come quel “ tale “, abbiamo sbagliato e siamo stati perdonati, da Dio e dagli uomini.
Solo chi prende atto di cio’ puo’ iniziare il suo percorso di “ guarigione del cuore “ che lo condurrà, a poco a poco, ad abbandonare l’ira ed il rancore e a vedere tutti gli uomini come dei “ peccatori come lui “ bisognosi di misericordia e compassione.
Se non si porta a termine questo percorso ci si separerà, per scelta, per sempre, dall’amore di Dio.
Fermiamoci oggi ad analizzare la nostra “ capacità di perdono “ per capire a che “ livello di indurimento “ è il nostro cuore.
Se dovessimo scoprire che è piu’ simile ad una “ pietra “ che a “ un muscolo che batte e pulsa “ è arrivato il momento di iniziare o accelerare il cammino di guarigione, nella consapevolezza che il tempo per far cio’ è limitato a quello della nostra vita terrena, che non sappiamo quando terminerà.
Ci siano di sprone a camminare gli ultimi versetti della prima lettura ( Sir 27,30; 28, 7 ), in cui leggesi: “ Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele
ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui “.
E’ la ricetta della guarigione.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.