“ Stavano presso la croce di Gesu’ sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala “.
“ Stare presso la croce “ è complesso.
La croce, umanamente, è sinonimo di sofferenza, di tristezza.
Tutti siamo, spontaneamente, spinti a scappare.
E’ naturale.
E’ invece evangelico, è invece da cristiani, non fuggire ma “ restare “, nella certezza, che ci dona la fede, che la croce non è una maledizione ma è il modo di esprimere totalmente il proprio amore, è l’aver compreso e sperimentato che per vivere il “ tutto “ di Cristo ( la Risurrezione ) bisogna passare attraverso il “ come “ di Cristo ( la Croce ).
Un grande aiuto a non cedere dinanzi alla croce può darcelo Maria, che, nell’infinito dolore che sta provando, sta li, non si muove.
In quel momento Cristo ci viene in aiuto: ci affida alla Madre.
E si, perché quando il Signore, morente, dice a Maria e al “ discepolo che amava “: ecco tuo figlio, ecco tua madre, fa un atto di affidamento della Madonna a ciascuno di noi.
Quel “ discepolo che lui amava “ sono io, sei tu, perché Cristo ha amato ed ama ogni uomo e per la Redenzione e la Salvezza di ciascuno è morto in Croce ed è poi Risorto per dimostrare che la morte non ha l’ultima parola.
Ci sta dicendo, con quel gesto: la croce va affrontata, va attraversata, non fuggita, perché solo essa conduce alla Resurrezione.
Affidati a Maria e, grazie alla sua intercessione, riuscirai in cio’ che sembra umanamente impossibile.
E, allora, non spaventiamoci, ma abbandoniamoci a Maria, facciamo nostro il suo agire, e, sul suo esempio, riusciremo a “ stare “ nelle nostre croci e ad “ attraversarle “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.