La pagina odierna del Vangelo è incentrata su alcuni “ verbi chiave “ che connotano il cammino di conversione a cui tutti siamo chiamati.
GIACERE
Dice il testo che sotto i portici “ giaceva “ un “ gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici “.
Tra di essi Gesu’ ne vide uno che “ giaceva “ ivi da molto tempo ( “ trentotto anni “ ).
Giacere ( “ stare distesi “ ) è verbo che esprime la stasi, l’immobilismo.
I ciechi, i sordi, gli zoppi, i paralitici, rappresentano coloro che non si muovono, si lamentano della propria situazione ma non fanno nulla per poterla modificare perché, in fondo in fondo, si sono “ adagiati “ nella stessa.
Siamo tutti noi quando utilizziamo le espressioni: “ Ci piacerebbe…MA “, “ vorrei…MA “.
Ci lamentiamo ma restiamo nelle nostre paralisi rischiando di rimanerci “ per sempre “ ( “ da trentotto anni “ ).
E’ proprio per questo che, tra i tanti infermi, Gesu’ “ vide “ proprio quello di cui parla il Vangelo.
Perchè, come dice il testo, “ sapeva che da molto tempo era cosi’ “.
Gesu’ vuole pertanto dargli la possibilità di “ guarire “.
GUARIRE
“ Vuoi guarire “?
La domanda, a primo acchito, sembra quasi provocatoria.
Se uno chiede ad un malato se “ vuole guarire “ sembra scontato che la sua risposta sia “ si “.
Ma che domanda fai, Gesu’?
E, invece, come abbiamo già detto, non sempre il malato vuole guarire, può preferire restare adagiato nella sua malattia ( ad esempio, il personaggio del brano odierno sta da trentotto anni a bordo della piscina; come avrà fatto a mangiare, a vivere per tutto questo tempo? Lo avranno aiutato e lui, magari, pur soffrendo per detta situazione, si è adagiato perché, se guarisce…magari deve andare a lavorare!!! ).
La conferma è la risposta che il “ malato “ da a Gesu’.
Non dice “ Si “ ma “ non ho nessuno che mi immerga nella piscina….quando sto per andarvi un altro scende prima di me “.
Cosa fa il malato?
Cerca scuse, fa la vittima ( “ nessuno mi aiuta ad immergermi “ ), perché, molto probabilmente, non vuole veramente guarire.
ALZARSI
Il Signore allora prende l’iniziativa e gli dice: “ Alzati “.
E’ il primo passo della guarigione.
Non devi più “ giacere “, stare fermo, disteso, rannicchiato, ma “ alzarti “, metterti in piedi.
PRENDERE
Cosa devi prendere?
La tua barella, i tuoi peccati, le tue mancanze, le tue paure. Sono parte di te, non puoi abbandonarle subito, ma devi chiamarle per nome e, ad una ad una, a mano a mano, lasciarle poi, progressivamente, andare.
CAMMINARE
Stare alzato non basta, devi fare un altro passo, devi camminare, e devi farlo con i tuoi fardelli, che, nel corso del cammino, lascerai, restando più leggero.
NON PECCARE
Dopo tanti verbi declinati in forma affermativa, arriva l’ultimo, proposto al negativo.
“ Non peccare più “.
Solo dinanzi al peccato bisogna mettere il “ non “.
E’ il grande consiglio che ci dà Gesu’ quando siamo in cammino.
Se stiamo facendo il nostro percorso di guarigione e torniamo a peccare ci “ accadrà qualcosa di peggio “ perché, dopo aver sperimentato la bellezza di seguire la strada indicata dal Maestro, faremo, consapevolmente, un ritorno al passato, connotato dal peccato.
Rinnegheremo, cioè, la guarigione offertaci.
E allora, a me, a te, a noi dico: alziamoci, diamo nome ai nostri peccati e camminiamo sulla strada della Parola, attenti a non tornare indietro.
Per fare tutto cio’ dobbiamo però tutti porci, preliminarmente, la stessa domanda: “ Vuoi guarire? “
A ciascuno la sua risposta.
Buona giornata e buona riflessione a tutti
A cura di Fabrizio Morello