“ I Galilei lo accolsero perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme “.
Le due azioni sono consequenziali.
Avevano visto quello che aveva fatto e, pertanto, lo accolsero.
E noi, che “ abbiamo visto “ molto più di quei Galilei, perché, dalla testimonianza degli apostoli, abbiamo appreso che è veramente Risorto, “ accogliamo “ il Signore nella nostra quotidianità?
E’ questo l’interrogativo su cui oggi dobbiamo soffermarci.
Accogliere significa “ ricevere qualcuno “ con amore, tenerezza, benevolenza.
L’accoglienza è l’atteggiamento che riserviamo a chi vogliamo bene, a chi ci è intimo, a chi ci è caro.
Siamo accoglienti con Cristo?
Lo facciamo entrare ogni giorno nella nostra vita, ci confrontiamo con lui nella preghiera, ci nutriamo di lui nell’Eucarestia?
Se la risposta è negativa interroghiamoci sulla nostra fede.
Non accoglierlo significa, per quanto detto sopra, non riceverlo e, pertanto, non ritenerlo intimo, caro.
Il tutto nonostante quello che “ abbiamo visto “ da lui operare nella nostra esistenza.
Riflettiamo quindi sul nostro agire e, se abbiamo tenuto le nostre porte chiuse a Gesu’, apriamole, o, meglio ancora, come diceva Giovanni Paolo II, spalanchiamole, facciamolo entrare in noi, nella nostra vita, consegniamogliela e lui ne farà un capolavoro.
“ Tuo figlio vive “.
L’espressione del testo, ripetuta per ben tre volte, Gesu’ la rivolge ad ognuno di noi, a ciascuno dei suoi figli.
Se accogliamo Cristo, se “ crediamo “ in lui e ci “ mettiamo in cammino “ dietro di lui, saremo figli vivi, energici, entusiasti, pronti a testimoniare, ovunque, la bellezza del Vangelo.
Vivi allora.
Vivi veramente.
Approfitta di questa Quaresima per convertirti alla vita vera, che si vive quando si accoglie Cristo.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello