Spesso, anche a noi cristiani, capita di pensare che Dio non ascolti le nostre richieste.
Il ragionamento è del tipo: Signore, io vengo sempre in Chiesa, dico il Rosario, dico le coroncine, partecipo alla Caritas parrocchiale, magari faccio anche la catechista, do il mio 8 x 1000 alla Chiesa Cattolica e…se ti chiedo qualcosa non mi accontenti?
Cosi’ non va bene.
Io legittimamente “ chiedo “ e tu non mi dai.
La pagina evangelica di oggi ci fa capire dov’è l’errore nel nostro ragionamento; esso è nell’omissione di tre parole: “ nel mio nome “.
Il Signore infatti ci promette che qualsiasi cosa chiederemo al Padre “ nel suo nome “ la otterremo.
Noi, invece, chiediamo “ nel nostro nome “ e, per questo, il Padre non ci esaudisce.
Vogliamo infatti piegare la “ sua volontà “ alla “ nostra volontà “, abbiamo la presunzione di credere di sapere cosa sia meglio per noi.
Se, invece, chiediamo al Padre di supportarci in iniziative che abbiamo intrapreso “ nel nome di Gesu’ “ e, quindi, per amore degli altri, degli ultimi, dei deboli, stiamo certi che il Signore ci esaudirà perché quelle attività, quegli slanci, sono impregnati d’amore altruistico e conducono noi e le persone a cui sono rivolte alla “ gioia piena “.
Poniamoci quindi sempre una domanda quando chiediamo qualcosa al Padre.
La stiamo chiedendo “ nel nome del Figlio “ o “ nel nostro nome “?
A seconda della risposta che ci daremo sapremo già se saremo esauditi o meno.
E se ci accorgeremo che “ finora non abbiamo chiesto nulla nel suo nome “ iniziamo a modificare le nostre domande e vedremo che “ otterremo sempre “: ce lo ha promesso Dio e di lui possiamo fidarci.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.