Dopo i “ tre pilastri “ della Quaresima, con cui, ieri, è iniziato il cammino verso la Pasqua, oggi il testo subito ci fa comprendere come questo cammino dietro a Gesu’ sia duro.
Il Maestro è schietto, dice che Lui stesso “ dovrà soffrire molto, essere ucciso “ e che, per andare dietro a Lui, è necessario “ rinnegare sé stessi “ e ” perdere la propria vita “.
C’è da farsi venire i brividi, c’è da chiedersi se vale veramente la pena di incamminarsi su questa strada.
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La risposta sembrerebbe essere, ovviamente, no.
Ma, prima di darla, è opportuno farsi una domanda: qual è la meta della mia vita?
Se è quella di occupare il tempo a “ vivacchiare “, senza impegnarmi in nulla di bello, di importante, allora NON VALE LA PENA mettermi alla sequela di Cristo.
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Ma se la meta è la Salvezza, la Risurrezione, l’Eternità, allora vale davvero la pena di giocarsi tutto per Cristo, affrontando anche tutte le difficoltà che cio’ comporterà in quanto il Signore è vero che ci dice che dovrà soffrire e, quindi noi, se lo seguiremo, soffriremo, è vero che ci dice che sarà rifiutato e che quindi noi, se lo seguiremo, saremo rifiutati, è vero che ci dice che sarà ucciso e che quindi noi, se lo seguiremo, saremo uccisi, anche se non necessariamente in senso materiale, ma ci dice anche che Risorgerà e che quindi anche noi, se lo seguiremo, RISORGEREMO.
Se la meta della sequela è cosi’ alta non vale la pena di cercare di “ conservare la propria vita “ ma vale la pena di giocarsela e di spendersela per Cristo.
Non fermiamoci quindi alla sofferenza, alle difficoltà, ma alziamo lo sguardo e ricordiamoci l’obiettivo finale: la Risurrezione.
Buon cammino a tutti.
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