Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 14 Aprile 2023

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Anche i discepoli del brano di oggi, cosi’ come i due di Emmaus che avevamo incontrato Mercoledi’, fanno “ un cammino di ritorno “.

In quel “ Io vado a pescare “ che pronuncia Pietro c’è la stessa delusione del “ noi speravamo “ dei due di Emmaus.

Pietro pensa che sia tutto finito, che tornerà a fare il “ pescatore di pesci “ dopo che il Signore gli aveva promesso di farlo diventare “ pescatore di uomini “.

Veniamo anche noi con te “.

Tutti sembrano arrendersi.

E nella sfiducia “ non si accorgono “ che quell’uomo che stava sulla riva era Gesu’.

Identica cosa era accaduta ai discepoli di Emmaus, che avevano “ occhi impediti a riconoscere “ che quel “ tale “ che camminava loro affianco era il Maestro.

La delusione fa stare male, la delusione porta alla rassegnazione, porta a credere di essersi illusi.

E’ cio’ che sperimentiamo tutti noi.

Una malattia, un lutto, una perdita di lavoro, ci portano a sentirci delusi, abbandonati.

Ma come Signore, dove sei? Dov’è il tuo amore?

Perchè mi hai abbandonato?

Non dobbiamo vergognarci di cio’, è la nostra umanità.

Anche Cristo, sulla croce, urla: “ Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Lo sconforto per le avversità c’è, l’importante è essere radicati dentro, è aver fatto un cammino di fede perché basta “ una scintilla “ affinché i nostri occhi appannati si riaprano.

E’ il Signore “ dice Giovanni quando la rete, buttata, di mattina, sulla parte destra, si riempie di 153 grossi pesci.

E’ il Signore “, gridiamo noi, quando nel lutto, nella sofferenza, troviamo una mano amica, un qualcuno che, in silenzio, ci sta vicino.

Quel qualcuno è Cristo che prende le sembianze di un fratello e che ci dice: “ vieni a mangiare “, torna a “ mangiarmi “, torna a nutrirti di me perché solo in me e con me, che ho sofferto come te, puoi affrontare il tuo dolore, la tua sofferenza, nella certezza che essa non avrà l’ultima parola.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.