Il Vangelo di questa XXXIIIª Domenica del tempo ordinario è duro.
Senza fare giri di parole ci dice una cosa importante: essere cristiani non è facile.
Gesu’ non ce lo nasconde, ce lo dice chiaramente.
Già questo dato…potrebbe spingerci a seguirlo nonostante le difficoltà.
Il nostro Dio è, infatti, sincero, vero.
E’ diverso dai vari “ maestri o presunti tali “ che si incontrano su questa terra i quali, per adulare gli uomini, promettono loro benessere, tranquillità, non parlano mai di dolore, sofferenza, esorcizzano completamente il concetto della morte, prospettandola come un’eventualità lontana, molto lontana.
E cosi’ difficile capire che cio’ che promettono è falso?
No, non è difficile ma…..si preferisce affidarsi a loro, che non ci fanno pensare, che ci distraggono, che ci illudono che la vita sia semplice.
Qual è il risultato che si ottiene nel seguire questi “ pseudo-maestri “?
La totale fragilità, l’incapacità di rapportarsi al reale.
La sofferenza, per quanto ne dicano questi “ pseudo-maestri “, arriverà.
Chi, fino a quel momento, avrà vissuto nella “ bolla dell’illusione “, non avrà gli strumenti per farvi fronte e cadrà nella disperazione piu’ profonda.
E allora il testo di oggi è un richiamo alla realtà, è un richiamo alla concretezza.
Dio è vero, Dio è veritiero e ci sta dicendo che la vita non è semplice ma è una lotta e che, per combatterla, bisogna essere armati.
Lui ci fornisce “ le armi “, che sono la Sua Parola ed i Sacramenti.
Sono piu’ potenti dei coltelli, delle pistole, perché questi strumenti di offesa ci consentono di eliminare fisicamente i nostri “ presunti avversari “ ma non di curare la nostra anima, che resta malata, né, tanto meno, di evitare la sofferenza personale.
Le “ armi di Dio “, invece, ci insegnano a vivere la sofferenza, ad attraversarla “ con Lui “ ed “ in Lui “, ad imitazione di “ come ha fatto Lui “, nella piena consapevolezza che essa non avrà l’ultima Parola.
Le “ armi di Dio “ fanno fare all’uomo l’esperienza dell’Eternità, gli fanno acquistare quella consapevolezza, che spazza via per sempre la disperazione, che la sua vita non si ferma su questa terra ma che quello che vive qui è solo un piccolo tratto che lo prepara alla Vita Vera.
La consapevolezza di essere “ pellegrini di passaggio “ ci dona quella perseveranza nel continuare a professare Cristo e a vivere in conformità con la sua Parola anche quando metteranno le mani su di noi, ci perseguiteranno, ci condurranno alle prigioni, saremo odiati da genitori, parenti, amici, ci uccideranno.
Chi ha preso consapevolezza della propria “ vocazione all’Eternità “ non ha paura di nulla, tranne che…di perdere l’Eternità, che il Signore, da sempre, ci promette, come dice benissimo la prima lettura ( Malachia 3, 19-20 ) in cui leggesi: “ Ecco, sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia“.
Essere cristiani, dicevamo all’inizio, “ non è facile “ ma…rende felici.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.