La nota parabola del “ fariseo e del pubblicano “ è uno dei più forti richiami all’umiltà che si ritrovano nel Vangelo.
A chi la rivolge Gesù?
A coloro i quali avevano “ l’intima presunzione di essere giusti “.
Intimo significa “ che si trova nella parte più interna e profonda “.
Presunzione significa “ che presume troppo di sé, che si reputa superiore a ciò che realmente è, che ha un’opinione eccessiva delle proprie doti, delle proprie capacità “.
Giusto significa, nell’accezione religiosa propria dei farisei, “ che vive rettamente, procedendo nella via del bene e seguendo i precetti della religione “.
Sulla scorta dei riportati significati dei tre termini prendiamo atto che Gesu’ parla a chi, nel profondo di se stesso, sopravvalutandosi, si reputa giusto in quanto osserva, scrupolosamente, tutti i precetti religiosi.
E’ difficile convertire chi ha una cosi’ radicata convinzione della propria rettitudine.
A queste persone, infatti, manca l’umiltà.
L’umiltà è quella dote, cosi’ rara, soprattutto oggi, di riconoscere che siamo “ humus “, terra, polvere, in altre parole, piccoli.
Da tale presa d’atto, indispensabile, non deriva un senso di frustrazione, di scoraggiamento, bensi’ un senso di gratitudine.
L’umile è colui il quale riconosce ed accetta di essere piccolo ma, cio’ nonostante, è felice perché sa che Dio lo ama ugualmente.
Solo chi è umile può fare la preghiera del pubblicano, nota come “ preghiera del cuore “.
E’ una preghiera piccola, semplice, stringata, ma l’unica vera: “ O Dio, abbi pietà di me peccatore “.
E’ la realtà.
L’unica cosa che possiamo fare è riconoscerla umilmente e chiedere a Dio di avere pietà di noi, cioè di “ partecipare “ alla nostra infelicità per i peccati compiuti e, allo stesso tempo, di perdonarci in quanto pentiti.
Stiamone certi che il Signore, se lo preghiamo cosi’, “ ha pietà di noi “ e ci “ rimanda a casa “ giustificati, ci fa, cioè, “ veramente giusti “.
Se, invece, pensiamo ed agiamo come il fariseo, non torneremo a casa “ giustificati “ perché la nostra arroganza ci farà restare “ presuntivamente giusti “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello