BEATI VOI, poveri, affamati, piangenti, odiati, insultati, disprezzati.
GUAI A VOI, ricchi, sazi, ridenti, benvoluti.
Oggi la Chiesa propone la lettura delle beatitudini, definibili come “ il paradosso di Cristo “, lo stravolgimento totale del “ comune pensare “.
Ma come puo’ il Signore dire che il povero, l’affamato, il piangente, l’odiato, l’insultato, il disprezzato, sono beati?
Beato è chi è felice, è chi è “ senza pensieri “, è chi ha tutto.
Che vuole dire Cristo?
Certamente non vuole usare il termine beato nell’accezione di felice ma, come ama ripetere il bravo Don Luigi Verdi, di degno, ove per “ dignità “ si intende “ stare in piedi dinanzi a tutto cio’ che capita “.
“ Beati i poveri “, pertanto, per fare un esempio tra le varie beatitudini, non significa “ felici i poveri “ perché cio’ sarebbe assurdo, ma va letto come “ degni i poveri, perché sanno stare in piedi dinanzi alla povertà “.
Stare in piedi.
Essere degni.
Questo è il significato da attribuire al termine “ beati “.
Sostituendo pertanto, nel testo, al termine “ beati “ la parola “ degni “, capiamo che Gesu’ non esalta la povertà materiale, non è contento per chi piange, ma sta lodando questi uomini perché dinanzi alle ristrettezze economiche, dinanzi al dolore, non si abbattono, non si piegano, ma restano in piedi perché sono saldi nella fede, che da loro una certezza: il Signore è accanto a loro e non li abbandona.
Al contrario quel “ guai a voi “ non è un rimprovero alla ricchezza, al riuscire a soddisfare i propri bisogni alimentari, ma un avvertimento sul rischio che si corre se ci si trova in tali condizioni.
Chi è ricco, chi è sazio, chi non ha problemi materiali e rischia di divenire “ indifferente “ al grido di dolore dei poveri, dei digiuni.
E’ quell’indifferenza che rende cattivo il ricco ( non la ricchezza ), il sazio ( non la sazietà ), e lo conduce a quell’ “ egoismo diabolico “ che lo porterà, quando avrà terminato il suo percorso terreno, a non poter essere a faccia a faccia con Cristo.
Cio’ non perché il Signore è “ giudice inflessibile “ ma perché sarà stato lui, liberamente e consapevolmente, ad aver rifiutato, per tutta la sua vita, di accogliere Gesu’ che, giornalmente, aveva di fronte nei poveri, nei digiuni, in coloro che piangevano.
E’ la parabola dell’uomo ricco e di Lazzaro.
Rileggiamola per avere chiara la chiave di lettura del testo odierno.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.