Abbiamo iniziato Domenica scorsa a conoscere Giovanni il Battista.
Diceva il passo letto che “ era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, mangiava cavallette e miele selvatico e proclamava «Viene dopo di me colui che è più forte di me io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali . Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo » “.
E’ naturale che un personaggio con un abbigliamento cosi’ “ strambo “, che annuncia un “ colui che verrà dopo di lui per battezzare in Spirito Santo “, abbia suscitato l’attenzione e la curiosità dei Giudei, che, pertanto, mandano sacerdoti e leviti da lui per chiedergli: “ Tu chi sei? “
E Giovanni, come dice il testo, “ confesso’ e non nego’ “.
Riconobbe di non essere né Elia né Cristo ( “ il profeta “ ).
E si defini’ cosi’: “ Io sono una voce che grida nel deserto: Rendete dritta la via del Signore “.
Vediamo cosa dice a noi questa pagina.
Giovanni è un testimone.
Qual è il compito di un “ testimone della luce? “
Vivere una vita improntata sulla “ luce della fede “, sulla “ luce della Parola “.
Il tutto per essere credibile e far si che tutti possano credere per mezzo di lui.
E’ un messaggio universale, valido per tutti i cristiani.
Tutti siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo nei luoghi della nostra quotidianità.
Possiamo farlo solo se saremo sempre “ parola incarnata “, se i nostri atteggiamenti, i nostri modi di pensare, di agire, saranno conformi a quelli del Vangelo.
In tal modo saremo credibili, riusciremo a mostrare a chi ci circonda che non è utopico pensare di poter vivere alla sequela del Vangelo ma che, al contrario, è bello, ed è l’unico modo per dar senso, gusto, all’esistenza.
Che caratteristiche deve avere il testimone?
La prima è ovvia: deve dire la verità!!!
Deve sempre ricordarsi di non essere lui Dio ma solo una “ voce “, una persona che si mette alla sequela del Maestro e lo annuncia.
Sembra scontato ma, invece, è un passaggio molto importante.
Puo’ infatti capitare che qualcuno “ vada un po’ su di giri “ e annunci la Parola per “ protagonismo “, per “ mettersi in mostra “, finendo quasi per “ ritenersi lui Dio “, perdendo di vista il suo ruolo: “ Voce, voce di uno molto più grande di lui “.
La seconda caratteristica è la costanza.
La voce, infatti, grida nel deserto.
Pochi vogliono ascoltare la “ voce “.
La maggioranza delle persone è distratta, indifferente, auto-centrata, non consapevole del gran dono della Redenzione ricevuta grazie alla Passione di Cristo, completamente ignara della sua necessità di avere un Salvatore.
Soprattutto oggi è pensiero comune quello di poter vivere facendo a meno di Dio.
Il ruolo della voce è pertanto difficile, perché il deserto è sempre più vasto.
Proprio per questo ci vuole costanza, pazienza, tenacia, perché con queste armi anche nel deserto possono germogliare i fiori.
La terza caratteristica è “ il messaggio da portare “.
Cosa deve gridare nel deserto il testimone?
“ Rendete dritta la via del Signore “, cioè convertitevi, eliminate i percorsi contorti, il peccato, che vi conduce fuori strada, e mettetevi all’ascolto della Parola, affinché facciate scelte ad essa conformi, che sono sempre lineari, dritte, e mai storte.
Siamo pronti a farci “ voce “ di Cristo e a portare la sua luce nel “ deserto “ dell’indifferenza che ci circonda?
Troviamo in Giovanni il Battista la figura che ci da forza in questa missione a cui tutti, in quanto cristiani, siamo chiamati.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello