Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 13 Dicembre 2020

Abbiamo iniziato Domenica scorsa a conoscere Giovanni il Battista.

Diceva il passo letto che “ era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi,  mangiava cavallette e miele selvatico e proclamava «Viene dopo di me colui che è più forte di me io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali . Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo » “.

E’ naturale che un personaggio con un abbigliamento cosi’ “ strambo “, che annuncia un “ colui che verrà dopo di lui per battezzare in Spirito Santo “, abbia suscitato l’attenzione e la curiosità dei Giudei, che, pertanto, mandano sacerdoti e leviti da lui per chiedergli: “ Tu chi sei?

E Giovanni, come dice il testo, “ confesso’ e non nego’ “.

Riconobbe di non essere né Elia né Cristo ( “ il profeta “ ).

E si defini’ cosi’: “ Io sono una voce che grida nel deserto: Rendete dritta la via del Signore “.

Vediamo cosa dice a noi questa pagina.

Giovanni è un testimone.

Qual è il compito di un “ testimone della luce?

Vivere una vita improntata sulla “ luce della fede “, sulla “ luce della Parola “.

Il tutto per essere credibile e far si che tutti possano credere per mezzo di lui.

E’ un messaggio universale, valido per tutti i cristiani.

Tutti siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo nei luoghi della nostra quotidianità.

Possiamo farlo solo se saremo sempre “ parola incarnata “, se i nostri atteggiamenti, i nostri modi di pensare, di agire, saranno conformi a quelli del Vangelo.

In tal modo saremo credibili, riusciremo a mostrare a chi ci circonda che non è utopico pensare di poter vivere alla sequela del Vangelo ma che, al contrario, è bello, ed è l’unico modo per dar senso, gusto, all’esistenza.

Che caratteristiche deve avere il testimone?

La prima è ovvia: deve dire la verità!!!

Deve sempre ricordarsi di non essere lui Dio ma solo una “ voce “, una persona che si mette alla sequela del Maestro e lo annuncia.

Sembra scontato ma, invece, è un passaggio molto importante.

Puo’ infatti capitare che qualcuno “ vada un po’ su di giri “ e annunci la Parola per “ protagonismo “, per “ mettersi in mostra “, finendo quasi per “ ritenersi lui Dio “, perdendo di vista il suo ruolo:               “ Voce, voce di uno molto più grande di lui “.

La seconda caratteristica è la costanza.

La voce, infatti, grida nel deserto.

Pochi vogliono ascoltare la “ voce “.

La maggioranza delle persone è distratta, indifferente, auto-centrata, non consapevole del gran dono della Redenzione ricevuta grazie alla Passione di Cristo, completamente ignara della sua necessità di avere un Salvatore.

Soprattutto oggi è pensiero comune quello di poter vivere facendo a meno di Dio.

Il ruolo della voce è pertanto difficile, perché il deserto è sempre più vasto.

Proprio per questo ci vuole costanza, pazienza, tenacia, perché con queste armi anche nel deserto possono germogliare i fiori.

La terza caratteristica è “ il messaggio da portare “.

Cosa deve gridare nel deserto il testimone?

Rendete dritta la via del Signore “, cioè convertitevi, eliminate i percorsi contorti, il peccato, che vi conduce fuori strada, e mettetevi all’ascolto della Parola, affinché facciate scelte ad essa conformi, che sono sempre lineari, dritte, e mai storte.

Siamo pronti a farci “ voce “ di Cristo e a portare la sua luce nel “ deserto “ dell’indifferenza che ci circonda?

Troviamo in Giovanni il Battista la figura che ci da forza in questa missione a cui tutti, in quanto cristiani, siamo chiamati.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

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