Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 12 Aprile 2023

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Sono delusi i due “ discepoli di Emmaus “.

La morte di Gesu’ ha rappresentato, per loro, la “ fine della speranza “, di quella speranza di Salvezza che avevano riposto nel Signore.

Quando “ sperare “ viene coniugato al tempo passato è il piu’ triste dei verbi, indica la fine di un qualcosa in cui si è creduto fortemente.

Il verbo della gioia, il verbo che ci muove, diventa, improvvisamente, quello piu’ triste, quello che sa di rassegnazione.

Noi speravamo “.

Anche noi, spesso, come questi due discepoli, attraversiamo dei momenti di sconforto, in cui tutto sembra non avere senso a causa di un qualcosa di bello che, improvvisamente, si è interrotto.

In quei frangenti abbiamo bisogno, come i due di Emmaus, di un “ qualcuno “ che ci faccia “ ardere di nuovo il cuore “ e che ci “ apra gli occhi “.

Questo “ qualcuno “ puo’ essere un sacerdote, un fratello di comunità, ma anche un testo, che si chiama Vangelo, che ci racconta che “ sperare in Cristo “ è “ essere certi che Lui tiene fede alle sue promesse e non ci abbandona mai “.

Resta con noi “ dissero i due di Emmaus a “ quello sconosciuto “ che avevano incontrato e che aveva avuto la capacità di scaldar loro il cuore.

Resta con noi Gesu’ “ dobbiamo gridare noi quando siamo sconfortati, quando siamo delusi, quando avremmo voglia di mollare tutto.

E Gesu’ “ resta se noi restiamo “, se non ci allontaniamo dall’unica strada sicura, che è quella indicata dal Vangelo.

La “ deviazione “ da questa strada ci conduce a “ perdere la speranza “ e a meritarci un appellativo: “ Stolti “.

Buona giornata e buon cammino sulla retta via a tutti.