Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 11 Luglio 2021

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La pagina di questa Domenica ci dice molto in ordine al “ modo di operare “ di Dio.

Chiamo’ a sé i dodici e prese a mandarli a due a due “.

CHIAMO’

E’ sempre Cristo che fa il primo passo.

Chiama.

Il compito di noi discepoli è…” ascoltare la sua chiamata “, che è personale per ciascuno di noi, e, poi, rispondere all’invito.

E’ ovvio che per “ ascoltare “ la voce del Signore è necessario avere un “ udito allenato “, capace di cogliere i suoi messaggi nella quotidianità degli accadimenti delle nostre esistenze.

Per avere questo “ udito allenato “, è inutile dirlo, ci vuole “ frequentazione quotidiana con Cristo “, relazione intima di preghiera.

In mancanza non esiste vita spirituale, non esiste cristianesimo, non esiste discepolato.

Tutto si traduce in un “ vuoto rito “.

Ma ascoltare, che già è cosa che denota un rapporto con il Signore, non basta.

Bisogna poi aderire alla chiamata personale, osare fidarsi di lui e, come fece Abramo, andare, uscire dai propri “ porti sicuri “ e mettersi in cammino.

Mi viene in mente, leggendo questa pagina, quanto dice Santa Teresa D’Avila nel “ Castello Interiore “ quando parla delle cd. “ terze mansioni “ in cui si trovano gli uomini che hanno deciso di iniziare una vita spirituale, sono pronti ad affrontare la “ lotta “ necessaria per sconfiggere il peccato ma….hanno ancora un limite: non mettono tutta la loro vita nelle mani del Signore, vogliono ancora essere loro a decidere quello che è meglio per le loro esistenze e, pertanto, non osano, non rispondono alla chiamata.

Simbolo di questi uomini, come dice S. Teresa, è il “ giovane ricco “ della nota parabola evangelica.

Come sempre Dio ci lascia liberi.

Vogliamo essere “ spettatori “ di un “ rito domenicale “, “ semplici ascoltatori di una Parola “ o             “ inviati di Dio “ e andare dove lui ci vuole?

Dove ci vuole?

Ad annunciare la sua Parola, la Buona Notizia del Vangelo, ciascuno con i suoi carismi, ciascuno nei luoghi della sua quotidianità.

Come ci vuole?

Liberi, non appesantiti da troppi orpelli, fiduciosi in Lui e nella Provvidenza ( “ ordino’ di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche “ ).

Cosa ci dice di annunciare?

Che la gente si convertisse “.

CONVERSIONE

Convertirsi significa “ fare un’inversione ad U “, cambiare completamente rotta, ridefinire le priorità, mettere Dio, la preghiera, la Parola, al primo posto della nostra vita, della nostra giornata.

La conversione ci consente di scacciare il demone del peccato che ciascuno ha dentro di sè e di guarire dalle nostre infermità, che sono i nostri vizi, le nostre debolezze, i nostri allontanamenti da Dio.

VOGLIO GUARIRE?

E’ l’interrogativo che oggi, nel silenzio, devo pormi.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.