“ È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori “.
E’ descritto in questo versetto il comportamento degli uomini di tutti i tempi nei confronti di chi si impegna, di chi cerca, con la sua vita, di essere testimone del Vangelo.
Si tenta sempre di trovare un difetto in questa persona.
E’ troppo austera, è esagerata, è fissata, è fanatica, quindi…..è pericolosa, non è un buon esempio e non va seguita; è meglio occuparsi di altro.
E’ un mangione, passa da un banchetto all’altro, ama la convivialità, le feste, pensa solo al divertimento, quindi……è diseducativo e non va seguito; meglio occuparsi d’altro.
Scuse, nient’altro che scuse.
Il parlar male, la ricerca di un “ difetto a prescindere “, nasconde due brutti sentimenti.
Il primo: l’indifferenza
Si critica il testimone perché, contestando lui, ci si autogiustifica in ordine alla propria inerzia.
Il ragionamento è il seguente: “ guarda quello, vuole fare l’evangelizzatore, vuole parlare di Dio ma è un fanatico ( o, al contrario, un beone ). E’ un brutto esempio. Sono meglio io che, non mi impegno ma, almeno, sono normale, serio, preciso, mi occupo delle cose mie e della mia famiglia “.
Il secondo: l’invidia.
La critica, purtroppo, nasce spesso proprio dall’invidia.
E’ la logica, spesso cosi’ usata in politica e nel giornalismo, della cd. “ macchina del fango “.
Parlo male di una persona perché vorrei essere come lui ma mi scopro, al contrario, gretto, egoista, ripiegato su me stesso.
Non accetto, quindi, che possa essere un autentico testimone, ma penso sempre che fa quello che fa per un secondo fine, per uno scopo personale.
Nessuno è migliore di me!!!
Quanto male fanno queste logiche.
L’indifferenza e l’invidia ci tengono prigionieri e non ci consentono di metterci alla sequela del Maestro e di riconoscere i suoi testimoni, presenti anche oggi in mezzo a noi.
Chi, infatti, è dominato da quei sentimenti, sarà sempre scontento della sua esistenza e invidierà colui che imposta, con gioia, la sua vita su altri valori.
“ Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie “.
Non sarebbe il caso di iniziare un cammino di “ oggettivizzazione “ della realtà e valutare questi uomini per le opere che essi compiono e non per l’eventuale austerità o giovialità dei loro caratteri?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello