Al centro del Vangelo di oggi c’è uno dei temi fondanti del cristianesimo: il perdono.
Si puo’ certamente affermare che chi non è “ aperto al perdono “…. non è cristiano.
Perdonare non è facile, è il risultato finale di un percorso che nasce, inevitabilmente, dalla frequentazione quotidiana con Cristo.
Chi è lontano da Gesu’ difficilmente perdonerà perché la mentalità umana spinge alla vendetta, ipocritamente etichettata come “ giustizia “.
Solo la “ preghiera “ introduce al “ cammino del perdono “.
Non a caso, nella parabola raccontata nel testo di oggi, entrambi i debitori “ pregano “ il loro creditore di “ avere pazienza “.
La preghiera infatti “ avvicina a Dio “, porta ad assumere gli atteggiamenti di Cristo, tra i quali quello fondamentale per perdonare: la compassione.
Ecco, la differenza tra i due creditori della parabola è proprio la compassione.
Il primo possiede questa capacità di sentire come proprio il dolore del debitore che lo invoca, che lo supplica di attendere.
Per tale motivo puo’ condonargli un debito enorme, perché le scelte della sua vita si basano sull’amore e non sulla “ presunta “ giustizia.
Al secondo creditore manca compassione e, quindi, resta insensibile al grido del fratello, focalizzandosi sul suo “ diritto alla restituzione del dovuto “.
Se anche noi ci identifichiamo nel “ secondo creditore “ facciamo un utile esercizio, consistente nel chiederci quante volte il “ nostro creditore “, Dio Padre, ci ha perdonato.
Scopriremo, se risponderemo onestamente, che lo ha fatto “ settanta volte sette “, cioè SEMPRE, perché per Lui la “ sua creatura “ viene sempre prima di ogni altra cosa.
La presa d’atto di essere dei “ perdonati “ è la molla fondamentale per convertirci da “ giustizieri “ a “ uomini di compassione “, cioè da “ figli di questo mondo “ a “ figli di Dio “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.