Oggi, nella giornata in cui la Chiesa ricorda tutti i Santi, viene proclamata, come ogni anno, la splendida pagina delle beatitudini.
Il “ santo “, infatti, non è quella figura ascetica, perfetta, irraggiungibile, lontana da noi.
Il “ santo “ è colui il quale, nel corso della sua vita terrena, ha vissuto in aderenza alle beatitudini o, almeno, ne ha incarnato in pieno qualcuna.
Chi vive cosi’ è beato, cioè è felice.
Ma come si fa ad essere felici seguendo le “ beatitudini “, che, viceversa, sembrano “ la descrizione dell’infelicità “?
Sta nell’aver capito, come si legge nella seconda lettura ( 1 Gv, 3, 1-3 ), che siamo figli di Dio, cioè, come dice Giovanni, “ simili a Lui “.
Chi ha questa speranza, che è certezza, è, come afferma l’evangelista, “ puro “, e, quindi, è pronto, da figlio, a vivere in aderenza a come chiede il Padre.
Il figlio si fida del Padre piu’ che della sua ragione, e, pertanto, accetta, con gioia, il “ programma della felicità “ che il suo genitore gli propone.
Riesce cosi’ a svuotarsi dal sé, che lo invita a seguire le logiche umane del potere, del successo, del ben-avere, e ad accogliere la logica dell’amore che attraversa tutte le beatitudini.
E’ la logica di chi ha lo sguardo puntato sull’altrove e non sul breve passaggio nella vita terrena, è lo sguardo di chi ha capito che vivendo le beatitudini, cioè vivendo l’amore allo stato puro, ha di che rallegrarsi in quanto “ grande sarà la sua ricompensa nei cieli “ ove, come dice sempre Giovanni nella seconda lettura, Dio “ si manifesterà “ e l’uomo potrà vederlo “ cosi’ come egli è “.
Questa è la “ beatitudine piu’ grande “, a cui ci si prepara vivendo le beatitudini che il Signore ci ha dettato.
Esse sono alla portata di tutti se si compie il passo fondamentale: riconoscersi figli amati dal Padre e, quindi, pronti a seguire le sue indicazioni.
Io, tu, ciascuno di noi, puo’ essere beato, cioè felice, cioe’ SANTO.
Che bellezza.
Buona festa a tutti.