“ Quando arrivo’ il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto “.
Arriva.
Arriva per me, arriva per te.
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Nessuno è esentato.
Siamo chiamati a consegnare i frutti a chi ci ha affidato la vigna.
Il grande problema di questi tempi, ancora piu’ che di quelli antichi, è che siamo convinti di non dover consegnare nulla a nessuno, che tutto ci spetti, che di tutto ci possiamo appropriare.
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E cosi’ ecco le soluzioni: ammazziamo prima “ i servi “ e, poi, anche “ il Figlio del Padrone “.
Pensiamo che sbarazzandoci di loro riusciremo nel nostro folle progetto di impadronirci del tutto, dimenticando l’unica grande Verità: non siamo padroni di nulla e non portiamo nulla di materiale con noi dopo la morte.
L’atteggiamento di “ arraffare tutto “ conduce ad un solo risultato: “ a voi sarà toto il regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti “.
E’ un messaggio forte per noi “ cristiani residui “.
Alla maggior parte delle persone non interessa proprio nulla che sarà tolto loro il Regno di Dio, perché non sanno che farsene.
Ma noi, che ci definiamo ancora “ seguaci del nazareno “, abbiamo compreso questa pagina?
Abbiamo capito che rischiamo di barattare il Regno per… “ una minestra di lenticchie “?
Che il testo odierno sia allora una sferzata forte che ci faccia riconsiderare la nostra essenza: non siamo padroni ma semplici affittuari a cui è stato affidata una vigna da far fruttare per restituire i frutti al padrone.
Siamo “ servi inutili “, cioè a servizio, senza utile, del Regno, che, a termine dei nostri giorni, ci sarà donato.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.