Paolo, Silvano e Timoteo, raggiungono Tessalonica (l’attuale Salonicco) per annunciare il Vangelo. Alcune reazioni negative all’ annuncio, li costringono a lasciare la città e di conseguenza l’opera di evangelizzazione appena iniziata. L’Apostolo delle genti è preoccupato che la comunità appena formata, possa essere oggetto di attacchi, tali da far arrestare il percorso appena intrapreso.
Da Atene allora, manda a Tessalonica il suo amico Timoteo il quale ritorna da Paolo (che nel frattempo era arrivato a Corinto) tranquillizzandolo e dicendo di aver trovato una comunità fiorente la quale aveva ben messo a frutto gli insegnamenti perpetrati durante la sua missione. Decide così di scrivere loro la lettera che oggi viene proclamata in questa trentesima domenica del tempo ordinario.
Ed io, ho pensato di basare la riflessione proprio su questo brano perché credo possa aiutarci a riflettere su annuncio e ascolto. Paolo, come leggiamo, si rallegra del buon esito della predicazione nonostante un circondario di natura completamente opposta e allo stesso tempo, indica alcune norme morali e organizzative della comunità, la quale, “ha accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo,…. è diventata modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia…. la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.”
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Allora mi domando, questo popolo è stato solo ben evangelizzato?, o ci ha messo del suo? Paolo nella lettera, esprime soddisfazione per il comportamento corretto riguardo l’annuncio ricevuto. Di qui capiamo che evangelizzatori ed evangelizzati devono mantenere un equilibrio costante se vogliono che la missione produca frutto.
In questa prima lettera ai tessalonicesi, Paolo menziona la struttura essenziale della vita cristiana: fede, speranza e carità. Queste tre virtù che sono di Dio, devono essere anche quelle del cristiano. Solo così si possono sconfiggere gli idoli del mondo che tentano di allontanare dalla giusta via. Molte volte purtroppo, questi idoli prevalgono sul Vangelo perché noi, che dovremmo esserne gli annunciatori, non ne sfruttiamo la fortezza e lo riduciamo ad essere più debole rispetto a loro.
Dobbiamo ricordarci chi è il più forte in questo mondo: è Dio e lui solo! Noi siamo la sua fortezza le sue labbra, gambe e braccia ma anche e soprattutto suo cuore! Spesso complichiamo il Vangelo con la nostra immaturità e lo annunciamo nel modo sbagliato facendolo passare non come un messaggio di amore ma solo come imposizione. Il Vangelo è si una regola, ma una regola di grazia!
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E ricordiamoci: è la grazia che fa la differenza perché ci guarisce e ci salva. I frutti di una sana evangelizzazione che porti gli uomini ad amarsi tra loro, come proclamato nel Vangelo odierno, saranno copiosi se lo cominciamo a proclamare stando in ginocchio per non crederci chissà quali predicatori, senza dimenticare che noi per primi siamo stati evangelizzati.
Chi è Fabrizio Giannini-Diacono
Fabrizio (Assisitente diocesano dell’ Apostolato del Mare) è diacono permanente dal 2015, faceva il comandante sulle navi ed ora lo è sulla piattaforma petrolifera a Civitavecchia. Cerca di coniugare vita familiare (Moglie una Figlia di 28 anni ed un Angelo in cielo che aveva 7 anni) e di ministero nel migliore dei modi e crede che questo sia uno di quelli per portare la parola di Dio a tutti i fratelli.
Foto di Mirosław i Joanna Bucholc da Pixabay