Come sta la nostra vista? Come quella del cieco nato o dei farisei? Sono tanti gli interrogativi che il lungo brano di Giovanni proclamato oggi dovrebbe scaturire nella nostra coscienza. Quelli che dicevano di vederci, furono sconfessati da Gesù che disse loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Può sembrare contraddittorio questo discorso che invece non fa una piega. La presunzione di vederci bene, in realtà distorce quel che vediamo, perché lo vediamo con l’ occhio umano e non con quello di Dio. E credo che questo ci succede perché crediamo poco e non riusciamo a mettere Dio e la sua legge davanti ai nostri occhi.
Gesù, nei riguardi del cieco nato si mostra compassionevole e lo guarisce con l’ amore del quale è capace respingendo la teoria degli Apostoli che ritenevano cieco il ragazzo per le colpe dei genitori. Non a caso, dopo avergli spalmato il fango fatto con la sua saliva sugli occhi, lo manda a lavarsi alla fontana di Sìloe che significa “inviato”.
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Come a dire ora ci vedi, va e aiuta gli altri a vederci bene. L’ inviato del Padre ora invia anche il cieco a professare la fede, quella fede esibita sdraiandosi di fronte a Gesù che risponde alla sua domanda su chi fosse il Messia dicendo “sono io che parlo con te!”.
Il nostro modo di vedere alla “farisaica” ci fa presupporre di vederci bene e di poter giudicare la vista degli altri. Ma per poterlo fare dobbiamo credere. Mi viene in mente quel che scrive Paolo ai Romani al cap. 9 “Ricordati sempre che se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fà la professione di fede per avere la salvezza.”
Quante volte la nostra condotta di vita non coincide con la nostra fede. Ci facciamo continuamente domande e cerchiamo risposte secondo il nostro modo di vivere mentre sarebbe opportuno per noi avere un termine di paragone col quale verificare il nostro comportamento. Paragonarci prima di tutto con Gesù e capire se ci è nitida la sua figura, cioè se lo vediamo bene e, perché no? paragonarci anche con i nostri fratelli per vedere se da loro possiamo imparare a schiarire meglio la vista e vedere finalmente bene il volto del Cristo.
Evitare queste cose, significa rimanere nelle tenebre e nel peccato. Allora, svegliamoci. Il Signore ha sempre una risposta alle nostre umane domande, fidiamoci della sua luce, Cristo stesso ce ne darà in abbondanza, come dice Paolo nella seconda lettura odierna, per camminare senza inciampare più nell’errore del peccato
Fabrizio Giannini, diacono.
Fabrizio (Assisitente diocesano dell’ Apostolato del Mare) è diacono permanente dal 2015, faceva il comandante sulle navi ed ora lo è sulla piattaforma petrolifera a Civitavecchia.
Cerca di coniugare vita familiare (Moglie una Figlia di 28 anni ed un Angelo in cielo che aveva 7 anni) e di ministero nel migliore dei modi e crede che questo sia uno di quelli per portare la parola di Dio a tutti i fratelli.
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