“Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare.”
Ad oggi, se il Signore ci chiedesse conto della nostra amministrazione, cioè di come abbiamo impiegato e impieghiamo i doni che ci ha fatto, cosa potremmo rispondere? In una vita in cui nulla è nostro, non dovremmo mai dimenticare che siamo amministratori della Divina Provvidenza.
Tutto, a partire dalla nostra stessa vita, ci è stato donato per un impiego ben preciso: amare. L’amministratore disonesto della parabola raccontata da Gesù nel Vangelo di oggi, ci ricorda proprio questo, anche se le sue intenzioni erano quelle di ottenere un vantaggio personale. Allo stesso tempo, però, ha alleggerito il carico dei debitori del suo padrone.
Dobbiamo trovare ogni scusa per alleggerire il carico di chi incontriamo, perché questo dà senso alla nostra vita e a ciò che facciamo. Solo così possiamo essere riconosciuti come figli della luce e sperare in un posto, per noi e per il prossimo, nella Casa che ci attende.
Commento a cura di Fabrizio Francesco Campus
Il 5 Aprile 2015 ho ricevuto il Battesimo, diventando a tutti gli effetti cristiano cattolico, ma soprattutto figlio di un Dio che non ha mai smesso di cercarmi. La mia vita non è cambiata, ma è cambiato il mio sguardo su di essa. Non sono migliore, ma ora so di essere infinitamente amato e sono in cammino per imparare ad amarmi e ad amare così.
- Sito web
- Telegram: t.me/IndialogoconTe
- Instagram: https://www.instagram.com/
indialogoconte/?hl=it - Facebook: https://www.facebook.com/
IndialogoconTe- 861085277565999/
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Parola del Signore