Cos’ha a che fare la chiamata dei discepoli con la nostra vita? Abbiamo tanto in comune, anche se non sembra. Innanzitutto, Gesù non va a cercarli “nell’alta borghesia”, ma tra la gente comune, semplice.
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni erano pescatori. Di certo non persone importanti. Non per il popolo almeno. Ma per Dio lo erano, come lo siamo io e te. Tu forse sei un commesso in un supermercato, un badante, uno spazzino, un operatore di call center, un’estetista. Forse sei addirittura alla ricerca di un lavoro.
Ecco, sappi che Dio oggi ti chiama. Sì, chiama proprio te, nella tua quotidianità, nel tuo oggi, nel tuo adesso. E non viene a cambiarti, ma a farti fare un salto di qualità con ciò che sei. Non ti cambia la vocazione, ma entra nella tua vita per fare della tua vocazione qualcosa di più grande. Questi discepoli non smettono di essere pescatori, ma da adesso in poi saranno pescatori di uomini. Saranno lo strumento attraverso il quale altre persone conosceranno Dio. Ma io e te siamo pronti a dirGli il nostro sì?
Siamo pronti, come i discepoli, a lasciare tutto per seguirLo? Forse no. Forse non lo saremo mai. Ma qui non si tratta di essere pronti, bensì di fidarsi. Come Dio si fida di noi. E se faremo questo salto, non solo incontreremo la Misericordia, ma ne saremo strumento, diventando a nostra volta pescatori di uomini.
Commento a cura di Fabrizio Francesco Campus
Il 5 Aprile 2015 ho ricevuto il Battesimo, diventando a tutti gli effetti cristiano cattolico, ma soprattutto figlio di un Dio che non ha mai smesso di cercarmi. La mia vita non è cambiata, ma è cambiato il mio sguardo su di essa. Non sono migliore, ma ora so di essere infinitamente amato e sono in cammino per imparare ad amarmi e ad amare così.
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Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.