Ritengo che questo passo del Vangelo sia uno dei più belli, forse perché è uno di quelli in cui è più chiaro in che senso Gesù è venuto a dare pieno compimento alla Legge.
Questa donna ha commesso adulterio e il Signore non lo nega, ma dove gli accusatori vedono occasione di condanna, il Signore vede spazio per la Sua Misericordia, occasione di operare una guarigione, di prendersi cura di una ferita, quella che si porta la donna. Non sappiamo se ella si sia pentita oppure no, il Vangelo non ce lo dice.
Mi piace pensare che voglia darci l’occasione di rivalutarla, di darle a nostra volta una seconda chance, togliendole quella brutta etichetta di dosso. E quante etichette appiccichiamo alle persone. Il Signore invece spiazza tutti: gli accusatori, la donna adultera, noi. Lui che, quando noi pensiamo di aver commesso l’irreparabile ci accoglie e ci ridona dignità, dice alla donna e a ciascuno di noi: “Va e non peccare più”.
Il che significa che davvero non peccheremo più? No, ma che siamo chiamati a mettere tutte le nostre forze in campo, a decidere di staccarci da ciò che ci allontana dalla nostra verità, come il giudizio. Siamo chiamati a essere giusti e non giudici, cioè ad avere innanzitutto un giusto rapporto con Dio e ad avere sugli altri uno sguardo di Misericordia, quello sguardo che riconosce negli altri fratelli e non qualcuno da condannare.