“Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui”.
La cosa sorprendente di questa frase è quel “tutti”. Infatti tutti i presenti, che poi cacceranno Gesù dalla sinagoga, hanno lo sguardo fisso su di Lui. Quando il Signore parla non puoi restare indifferente. Puoi scegliere di non ascoltarLo, di rifiutarLo anche fino al punto di odiarLo, ma la Sua voce ti colpisce perché riconosci in essa la Verità . A questo punto della riflessione sorgono spontanee in me alcune domande:
Ma noi, a Messa e nella nostra quotidianità , su cosa teniamo fisso lo sguardo?
Di ciò che ci comunica Dio attraverso la Sua Parola, le omelie e le catechesi, ci prendiamo solo ciò che ci fa più comodo o accogliamo tutto, per quanto possa risultare difficile a volte?
Le persone che incontriamo, vedendoci, ci riconosce come cristiani autentici o no?
Sia chiaro, la gente non deve tenere lo sguardo fisso su di noi, ma tutto di noi deve parlare di Lui e questo dev’essere visibile, non come ostentazione ma come testimonianza, come prova inconfutabile nei fatti. Il nostro annuncio sarà credibile se per primi ci riconosceremo destinatari poveri del Vangelo, prigionieri di tante schiavitù che ci opprimono – spesso senza che ce ne rendiamo conto- e ciechi bisognosi di riacquistare la vista.
Non è un caso che nel Vangelo e a volte nella nostra quotidianità le testimonianze di fede (o le aperture ad essa) più grandi vengano da chi è apparentemente lontano da Dio. Penso alla donna cananea, all’emorroissa, al centurione che intercede presso Gesù per la guarigione del suo servo, al “buon ladrone”, oltre che agli esempi citati da Gesù stesso.
In tutti noi inizialmente c’è un’apertura a Dio, una scintilla divina. Sta a noi decidere cosa farne, sapendo che saremo in cammino per tutta la vita e che Lui veglia sempre sui Suoi figli.
Buona giornata!