“Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».”
Questo padre fa i conti con un suo limite: la sua incredulità. Forse anche noi, in fondo, siamo un po’ increduli a volte. Il punto, però, non è tanto essere increduli quanto riconoscere questa incredulità e affidarla a Dio.
È significativo l’episodio nel Vangelo di oggi, perché questo genitore non subisce passivamente questo suo limite, ma reagisce. Ieri il Vangelo ci parlava dell’amore, quello autentico, quello proprio verso gli ultimi che vorremmo amare. Per essere capaci di un amore così non si può che pregare, perché umanamente non ne siamo capaci.
Così come non siamo capaci di credere sempre. Ed è umano, appunto. Non esiste una fede “fatta in casa”, che resista a tutti gli scossoni, i turbamenti e le “intemperie” a cui ci troviamo a far fronte nella nostra vita. La fede è un dono e la mancanza di fede è qualcosa per cui si può solo pregare. Mi piace pensare che l’ultima frase di Gesù, con la quale si chiude questo Vangelo, sia connessa proprio alla nostra incredulità.
Io so che non sono capace di amare e di credere sempre, ma so anche che “tutto posso in Colui che mi dà forza”, scrive San Paolo ai Filippesi. E allora che il Signore, fonte dell’amore, della fede e della vita, ci dia forza e capacità laddove queste cose ci mancano.
Commento a cura di Fabrizio Francesco Campus
Il 5 Aprile 2015 ho ricevuto il Battesimo, diventando a tutti gli effetti cristiano cattolico, ma soprattutto figlio di un Dio che non ha mai smesso di cercarmi. La mia vita non è cambiata, ma è cambiato il mio sguardo su di essa. Non sono migliore, ma ora so di essere infinitamente amato e sono in cammino per imparare ad amarmi e ad amare così.
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Credo, Signore: aiuta la mia incredulità.