Quando leggo un passo del Vangelo in cui qualcuno accende un dibattito su una questione di forma, mi vengono in mente tutte quelle volte in cui, nei social ma anche nella vita reale, ci si dà contro su questa o quella pratica o su questo o quel precetto. Digiuno sì, digiuno no, come farlo, cosa mangiare e cosa no durante la Quaresima, Comunione in bocca o sulle mani e così via.
Ma penso anche a tutte quelle volte in cui tutto il mio servizio non combacia con la mia vita, soprattutto quella che si svolge nel “segreto”, in cui solo il Padre può vedere. Io penso che la forma sia certamente importante, ma che il Signore guardi innanzitutto la sostanza. “Alla fine della vita, saremo giudicati sull’amore” (San Giovanni della Croce), non sul numero di precetti osservati o su questo gesto piuttosto che sull’altro. Questo non vuol dire che i precetti non siano importanti.
Essi sono dei pilastri per la nostra fede, degli argini dei quali non potremmo fare a meno. Ma non devono e non possono diventare il centro, ciò che ci muove. “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”, dice Gesù in un altro passo del Vangelo. C’è poi il bellissimo brano di Isaia, nella prima lettura di oggi, in cui a un certo punto si legge:”Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?”.
Credo che queste parole siano abbastanza chiare. Si è veramente di Cristo quando si ama il fratello e non l’essere devoti irreprensibili. Questo cammino di Quaresima sia per ciascuno di noi l’occasione per accorgerci di ciò che conta di più.
AUTORE: Fabrizio Francesco CampusSITO WEB TELEGRAM