Devo ammettere che quando il Vangelo si ripropone negli stessi passi a distanza di breve tempo, mi trovo un po’ in crisi. Eppure so che ha un’infinità di cose da dirmi… Ma gran parte della fede si gioca sullo sguardo che si ha sulle cose e su Cristo stesso. E l’ampiezza dello sguardo, credo sia direttamente proporzionale all’apertura del cuore. Oggi mi sento di soffermarmi su una frase in particolare, che Gesù pronuncia verso la fine di questo passo: “Se non altro, credetelo per le opere stesse.”.
Guardando alle opere che il Signore ha compiuto e compie, è difficile non esserne attratti. Ma una cosa è esserne attratti, un’altra è rimanere in Lui. Come lo riconosciamo questo? Dalle opere che compiamo a nostra volta, da cosa coltiviamo nel cuore. Ci sono situazioni in cui ciò che coltiviamo nel nostro cuore viene fuori e ci fa accorgere che c’è un po’ di tutto. Sta a noi, allora, scegliere cosa potare e cosa no.
Ci sono cose che, se tagliate, non portano semplicemente a una mancanza ma diventano il principio di una nuova vita, di uno sguardo nuovo, di un cuore più aperto, di un cristianesimo autentico. In Paradiso c’è un posto anche per noi ed è da qui che siamo chiamati a essere pronti per occuparlo e poter così vedere il Volto del Padre nella Sua pienezza.
AUTORE: Fabrizio Francesco Campus
FONTE: Sito web
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