Partiamo decisamente senza girarci troppo intorno, o per usare un gergo aulico e dotto, iniziamo ex abrupto: ma chi รจ il vero protagonista del Vangelo odierno, Gesรน o il ragazzo? -Per chi legge consuetudinariamente la nostra rubrica settimanale, sa come non riportiamo mai lโintero passo evangelico sottoposto al nostro commento, ovvero quello che la Liturgia ci offre alla Messa domenicale, ma ci limitiamo solamente a citarlo nella testata. E questo lo facciamo per evitare inutili ridondanze e appesantimenti, dato che il Vangelo lo si puรฒ leggere in ogni momento anche dai telefonini (auspichiamo, tuttavia, che nelle case una Bibbia sia sempre presente). Il passo evangelico odierno, in sintesi, racconta la cosiddetta โmoltiplicazione dei pani e dei pesciโ narrata secondo Giovanni. Sappiamo chiaramente cosa abbia compiuto Gesรน in tale occasione. Il ragazzo a cui facciamo riferimento, invece, รจ colui che aveva ยซcinque pani dโorzo e due pesciยป (cf. Gv 6, 9)
Ebbene, perchรฉ ci facciamo questa domanda, apparentemente strana, quasi senza senso?
Perchรฉ molte volte capita di ascoltare, in alcune omelie e catechesi, come il miracolo in questione non sia tanto della moltiplicazione dei pani e dei pesci quanto quello della condivisione.
Certo, in parte puรฒ essere anche vero, in parte รจ anche vera questa allusione alla generosa condivisione, nondimeno diverse volte, tanto dalle stanze del catechismo quanto dai pulpiti o dagli scranni, si insiste troppo sul fatto di come questo evento sia una specie di pic-nic, una scampagnata in cui ognuno ha messo del suo, e cosรฌ, come si suol dire comunemente, la provvidenza ha fatto il miracolo, dove per โprovvidenzaโ generalmente si allude al fatto di come ciascuno abbia messo altruisticamente del suo, ovvero abbia contribuito generosamente con quello che aveva, insomma si รจ verificata quella magnanima e disinteressata condivisione, cosicchรฉ tutti hanno potuto mangiare.
Talvolta alcuni esegeti liberali arrivano addirittura a negare il miracolo, ovvero il segno, della moltiplicazione dei pani e dei pesci, affermando come lโepisodio, tra lโaltro narrato da tutti e quattro i Vangeli -quasi come a darne granitica certezza (cf. il concetto ebraico di chok ovvero ยซscolpito sulla pietraยป), sia stato, nella realtร dei fatti โcome se il Vangelo non fosse storia: ma quante volte si dovrร ripetere che la Parola di Dio รจ storia e kรฉrygma?, un mero contributo o tributo, poi egualmente ed equamente distribuito, di tutti coloro che erano presenti, e cosรฌ ecco che รจ successo questo episodio, che รจ divenuto miracolo, o segno, solo per la โromanzataโ evangelica, solo per lโidilliaco racconto evangelico.
Ebbene, tanto la rimodulazione del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci in quello della generosa condivisione, quanto la negazione di questo segno (che ribadiamo รจ tanto teologico quanto storico) relegato ad un mero con-tributo ridistribuito, non solo riducono la portata di questo poderoso evento, ma ancor piรน eliminano il senso profondo dellโepisodio in questione, che non รจ (solo) sprone a condividere, ovvero a contribuire, ma รจ in primo luogo la rivelazione di Gesรน come il Messia.
Ebbene, torniamo alla domanda di partenza.
Chi รจ, quindi, il vero protagonista del Vangelo odierno, Gesรน o il ragazzo?
Se la domanda era retorica giร in apertura, adesso, immaginiamo, lo sarร ancora di piรน.
Nondimeno, cosรฌ come ci appartiene, cerchiamo di lasciare la parola, ovvero le risposte, alla Scrittura.
Detto ciรฒ, riferiamo al lettore come lโepisodio della โmoltiplicazione dei pani e dei pesciโ secondo Giovanni (Gv 6, 1-15) potrebbe accendersi ed illuminarsi se lo si mettesse in raffronto con il capitolo 21 secondo Giovanni (lo stesso valga viceversa: il capitolo 21 si illuminerebbe, se lo si raffrontasse con Gv 6, 1-15).
Non avendo il modo di esaminare ogni dettaglio, riferiamo solo due tracce di come Gv 6, 1-15 e Gv 21 possano essere accostati in sinossi -Gv 21, ultimo capitolo del Vangelo secondo Giovanni, in sostanza narra dellโultima apparizione di Gesรน Risorto ai discepoli, e racconta della triplice domanda che il Cristo rivolge a Pietro, ovvero ribadisce il primato di Pietro:
1-Entrambi i passi si svolgono sulle sponde del Lago di Tiberรฌade (la Tradizione, addirittura, li colloca, possiamo dire, proprio nello stesso punto. I pellegrini in Terra Santa, infatti, possono verificare come il luogo della โmoltiplicazione dei pani e dei pesciโ sia quasi attaccato a quello del โprimato di Pietroโ: siamo nei pressi di Cafarnao)
2-In entrambi i passi siamo al cospetto di una miracolosa moltiplicazione: in Gv 21, infatti Gesรน concede ai discepoli una pesca eccezionale e strabordante, dopo una notte trascorsa senza prendere alcun pesce -Potremmo continuare ma ci basti cosรฌ
Nel merito, perรฒ, a noi, come manifestato, interessa la relazione โGesรน-ragazzoโ.
In entrambi i capitoli, ovvero Gv 6 e Gv 21, e nello specifico Gv 6, 9 (ยซCโรจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโorzo e due pesci; ma che cosโรจ questo per tanta gente?ยป) e Gv 21, 5 (ยซGesรน disse loro: โFiglioli, non avete nulla da mangiare?โ. Gli risposero: โNoโยป), pur se la traduzione italiana li rende con due diversi sostantivi, il termine greco รจ lo stesso: paฤซs (nelle forme diminutive paidรกrion [il ยซragazzoยป di Gv 6, 9] e paidรญa [il ยซFiglioliยป di Gv 21, 5]) -Tre minime note a margine.
La prima circa Gv 6. Curioso notare come chi introduca il paidรกrion (letteralmente ยซragazzino/fanciullino/bambinoยป) al cospetto di Gesรน sia Andrea (ยซGli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: โCโรจ qui un ragazzoโฆยป -cf. Gv 6, 8-9), nome che in greco significa esattamente ยซvero uomo/uomo fatto/maschioยป o per rendere lโidea, per capirci, varrebbe simpaticamente anche con la sfumatura di senso: ยซmachoยป, dato che ยซAndreaยป viene dal greco anรฉr, il cui corrispettivo latino รจ vir, da cui il nostro ยซvirileยป.
La seconda nota รจ circa Gv 21. Curioso poter notare come la โminimaโ dotazione alimentare del ยซragazzoยป di Gv 6 (ยซCโรจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโorzo e due pesciยป -cf. Gv 6, 9) si possa ritrovare propriamente in Gesรน stesso: ยซAppena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesรน: โPortate un poโ del pesce che avete preso oraโยป (Gv 21, 9-10).
La terza nota รจ circa il fatto che il termine greco paฤซs nei Vangeli รจ fortemente un calco dellโaramaico taliร , nome molto significativo, in quanto taliร poteva significare tanto ยซfanciulloยป quanto ยซservoยป quanto anche ยซagnelloยป
Ebbene, dato tutto quanto, la somiglianza, o meglio il richiamo ovvero lโeco di Gv 6, 9 รจ fortissimo in Gv 21, 5, e questo รจ anche grazie al fatto che troviamo in ambo gli episodi questo termine paฤซs.
Ed รจ proprio questo che ci consente di fare un raffronto e di trarre una riflessione.
Difatti:
ยซโCโรจ qui un ragazzo (paidรกrion, letteralmente ยซragazzinoยป) che ha cinque pani dโorzo e due pesci; ma che cosโรจ questo per tanta gente?โยป (Gv 6, 9)
rimanda decisamente, tanto nel senso profondo quanto nel costrutto lessicale e semantico a:
ยซGesรน disse loro: โFiglioli (paidรญa, letteralmente ยซragazziniยป), non avete nulla da mangiare?โ. Gli risposero: โNoโยป (Gv 21, 5).
Torniamo, quindi, ancora una volta alla domanda che caratterizza il nostro commento: chi รจ il vero protagonista del Vangelo (Gv 6, 1-15) odierno, Gesรน o il ragazzo?
Giร sappiamo come la risposta sia: Gesรน.
Nondimeno essa scaturisce non solo dalla retoricitร o dallโovvietร (se non si vuol sbagliare, la risposta esatta รจ sempre: Gesรน), ma come abbiamo sopra detto, riusciamo a trarla direttamente dal testo evangelico, ovvero dal raffronto con Gv 21, 5.
Vediamo.
Leggendo in maniera puntigliosa, o meglio superficiale o maliziosa, il Vangelo di oggi, si potrebbe correre il rischio di โscivolareโ sul protagonista, ovvero di decentrare il protagonista, in virtรน del fatto che, dinanzi ad una lettura puntigliosa, o meglio superficiale o maliziosa, potrebbe sembrare che il miracolo della moltiplicazione operato da Gesรน, si sia potuto realizzare solo grazie al fatto che dinanzi al Maestro furono posti i cinque pani dโorzo e i due pesci del ragazzo.
Ecco qui, allora, come il vero protagonista del miracolo sarebbe propriamente il ragazzo, senza il quale nessun potere avrebbe potuto far niente, fosse anche quello del Rabbi di Narzaret.
Difatti, come si puรฒ moltiplicare qualcosa che non cโรจ?
Ecco, quindi, che se non si fossero portati i cinque pani dโorzo e i due pesci dinanzi a Gesรน, questโultimo non avrebbe potuto fare alcunchรฉ, nessun miracolo, avesse avuto anche i piรน indescrivibili poteri, avesse avuto anche poteri divini.
Ma ecco che, a questo punto, possiamo far intervenire Gv 21, 5, versetto nel quale Gesรน usa il medesimo nome del ยซragazzoยป di Gv 6, 9, ovvero paฤซs, consentendoci quindi il parallelo ed il raffronto โricalcando la tecnica esegetica ebraica detta ghezรจra shavร (un passo รจ in connessione con un altro perchรฉ ci sono termini uguali), giร menzionata in altri nostri commenti -cf. CUSCINO
E con tale nome, chiama i discepoli: ยซFiglioli (ovvero letteralmente ยซRagazziniยป), non avete nulla da mangiare?ยป (cf. Gv 21, 5),
quasi a dire, o a metterli alla prova:
ยซCari ragazzini, se non portate alcunchรฉ, cosรฌ come fece il ragazzino sulle rive del lago, che facciamo? Che posso fare? Non ci salva neanche un miracolo, non si puรฒ fare neanche un miracoloยป
E la risposta dei ยซRagazziniยป di Gv 21, 5 non รจ positiva (al contrario di quella del ยซragazzoยป di Gv 6, 9, che invece aveva cinque pani dโorzo e due pesci), ma negativa, infatti:
ยซGli risposero: โNoโยป (cf. Gv 21, 5),
quasi a dire:
ยซNon abbiamo neanche un pesce: adesso neanche un miracolo si puรฒ fare, neanche un miracolo puรฒ salvarciยป.
Invece Gesรน cosa fa:
ยซAllora egli disse loro: โGettate la rete dalla parte destra della barca e trovereteโ. La gettarono e non riuscivano piรน a tirarla su per la grande quantitร di pesciยป (Gv 21, 6).
Ebbene, anche se non cโera nulla da moltiplicare nelle mani (o nella rete) dei ยซRagazzini-Discepoliยป, Gesรน puรฒ: puรฒ moltiplicare, puรฒ fare miracoli, anche dal nulla, perchรฉ Egli รจ il Tutto, รจ il Messia, รจ il Signore.
E Gesรน, il Signore, pur se il nostro contributo รจ sempre auspicabile e rilevante, non ha necessitร delle nostre collaborazioni per essere Dio -Un simil discorso si puรฒ applicare anche alla preghiera: non รจ che il Signore ha necessitร delle nostre preghiere, ovvero non รจ che noi dobbiamo pregare per fare un piacere, un favore, al Signore, poichรฉ la preghiera, casomai, รจ fare un favore a noi; con la preghiera, casomai, chiediamo che il Signore renda a noi un piacere, conceda a noi piacere. Lo stesso dicasi per la preghiera di lode: non occorre che siamo noi a riconoscere la divinitร di Dio tramite le nostre lodi, poichรฉ il Signore รจ in se stesso e per se stesso degno di lode. Ci basti, poichรฉ Gesรน, il Signore, รจ Dio a prescindere da noi, dalle nostre partecipazioni e dal nostro consenso.