Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 24 Maggio 2020

Leggendo o ascoltando la breve lettura evangelica che la Liturgia ci offre quest’oggi, è difficile non notare il tono alquanto imperativo di queste righe: Gesù, invero, appare come un militare, un generale, che impartisce ordini ai suoi sottomessi.
Fossimo incaricati di rappresentare, in un dipinto, l’immagine di Gesù che questa pericope suscita, non faremmo fatica a ritrarlo seduto su di un trono, con la corona in testa e lo scettro in mano.

Certamente non sarebbe un’eresia, dato che Egli è Dio, il Re dei Re; inoltre oggi siamo a celebrare la Solennità dell’Ascensione, quindi, per usare un gergo di basso profilo ma che rende l’idea, il rientro trionfante del Sovrano nel suo Regno, alla sua Reggia, dopo aver compiuto e vinto la battaglia finale.
Eppure, come oramai ben sappiamo da tempo, fondamentale e basilare è scendere nelle profondità del testo greco originale, grazie al quale è possibile carpire il senso profondo della Parola di Dio; senso che qualsiasi traduzione, pur se magnificamente armoniosa e rispettosa, non potrebbe mai rendere.

Preso atto di questa premessa, gli spunti che l’estratto evangelico in oggetto ha da offrirci sono innumerevoli, nonostante esso sia notevolmente conciso.
Vorremmo poter dire ed esporre tutto quello che ci sovviene nella mente e nel cuore; tuttavia rischieremmo, dando ascolto a questo infuocato impeto, di scadere in un vortice arruffato ed ammucchiato di nozioni ed emozioni, senza, comunque, aver esaurito gli argomenti: infatti la Parola di Dio è sempre nuova; è sempre «progrediente» ed ispiratrice, e nessun tempo, ovvero nessun commento, potrà mai racchiuderla compiutamente.
Ecco, allora, che concentreremo la riflessione che seguirà su una piccola circonlocuzione presente in Mt 28, 20: «[Andate dunque…] insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato».

Ebbene, riprendendo l’introduzione sopra esposta, sembra che Gesù, il feudatario, impartisca comodamente e rigorosamente un’intimazione ai suoi vassalli, i quali, a loro volta, avranno di che distribuirne ai loro valvassori.
In realtà il soggetto che opera, ovvero colui che per primo si adopera, colui che per primo «serve», è proprio il Signore Gesù.

Il verbo HO COMANDATO in greco è espresso con eneteilámen.
Tale termine è composto dalla preposizione en e dal verbo vero e proprio téllo.

Certamente la traduzione con «ho comandato» è corretta, tuttavia il senso vero e proprio di tale verbo è molto più dettagliato.
La preposizione en vale «in/dentro», mentre téllo significa propriamente «compiere».
Ecco, allora, che tecnicamente eneteilámen andrebbe reso con «ho compiuto dentro».

(limitandoci solo a segnalarlo, il verbo in questione, ovvero téllo, ha la sua radice nel sostantivo télos, che è lo stesso di tetélestai È compiuto!» – Cf. Gv 19, 30) e, per rimanere nel Vangelo odierno, è lo stesso di sunteleías («io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»), che letteralmente significa «insieme [sun]-compiere [teléo]». Interessante, quindi, il senso dell’ultima frase del Vangelo odierno, che è esattamente l’ultima frase del Vangelo secondo Matteo: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino a quando il mondo si stringerà a me nel compimento»).

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Cappella e pietra dell’Ascensione (Gerusalemme)

Tornando alla circonlocuzione in esame, ovvero al verbo eneteilámen, ecco, allora, che il «comandare» del Signore non è assolutamente «imporre», bensì «servire».
L’analisi della frase sarebbe degna di ulteriori approfondimenti (del tipo: il verbo «osservare» [tereĩn] tecnicamente vale «custodire»), tuttavia può bastare già precisare una sola parola, un solo termine, affinché il messaggio evangelico riesca a conquistare quella tinta che propriamente gli appartiene: il Signore Gesù, Egli che è Dio, non si è fatto imperatore, ma servo; il Servo per eccellenza; il Servo dei servi di Dio.
E dalla traduzione approfondita della circonlocuzione che stiamo oggi osservando, il senso della voce del Signore che ascende al Cielo si schiude luminosamente: «[Andate dunque…] insegnando loro a custodire tutto ciò che ho compiuto dentro di voi».

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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