ร risaputo, ma se cosรฌ non fosse siamo qui a ribadirlo, come uno dei principi per comprendere la Sacra Scrittura, ovvero cercare di avvicinarsi alla sua comprensione, sia quello di โleggere la Bibbia con la Bibbiaโ, che detto semplicemente vale a dire: se una parola o espressione risulta โduraโ nella sua comprensione, oppure la si vuole meglio ampliare nel suo senso, si puรฒ โsciogliereโ questa parola o espressione cercando di trovarla in un altro passo biblico, e notare quale senso arrivi ad esprimere; e questo senso espresso nel passo biblico ricercato si recupera anche per la parola o espressione da cui si era partiti.
Tale procedimento possiamo definirlo, approssimativamente, come il calco di un metodo esegetico proprio della prassi rabbinica ebraica, che si chiama ghezรจra shavร (lo abbiamo giร citato in altri commenti), il quale, per farla semplice, รจ metodo, appunto, volto ad accertare lโesatto significato di un termine (o di una frase), comparandolo (o comparandola) ad un altro passaggio in cui il pieno significato del dato termine (o della data frase) risulta chiaro.
Diamo al nostro commento ancora unโaltra premessa.
In greco ci sono due preposizioni molto simili, che spesso sono interscambiabili, tanto รจ vero che nella formazione di alcuni complementi (es. moto a luogo) si possono adoperare indistintamente.
Esse sono prรณs e eis. -ร chiaro che lโaggettivo โsimileโ รจ diverso da โugualeโ, altrimenti che senso avrebbe avuto โcreareโ (e, nellโatto pratico dello scrivere, adoperare) due lemmi diversi. Nondimeno la relazione tra prรณs e eis รจ molto forte)
Ebbene, date queste due premesse, veniamo al versetto estratto dalla pericope evangelica odierna, che contiene la parola che terremo in analisi in questa occasione:
ยซEgli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: โMaestro, non tโimporta che siamo perduti?โยป (Mc 4, 38).
Il sostantivo che abbiamo evidenziato, ovvero ยซcuscinoยป, nel greco originario del testo evangelico รจ proskefรกlaion, che letteralmente varrebbe ยซ(prรณs) verso (kefalรฉ) testaยป (difatti il cuscino รจ il luogo verso cui la testa si posa).
Dato ciรฒ, recuperiamo un altro passo marciano per procedere ad un confronto:
ยซNon avete letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato รจ diventata la pietra dโangoloยป (Mc 12, 10, in cui Gesรน cita direttamente il Salmo118).
Tuttavia la parola evidenziata (ยซpietraยป), nel testo greco originario, non รจ esattamente cosรฌ.
Ecco come si potrebbe rendere letteralmente:
ยซNon avete letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato questa ha preso luogo verso la testa dโangoloยป.
E lโespressione appena evidenziata รจ esattamente resa con eis (ยซversoยป) kefalรจn (ยซtestaยป).
Ebbene, volgendo a chiusura del nostro brevissimo commento (dato che lโurgente dolce pianto -che รจ benedizione del Signore- del nostro bimbo incombe), questa particolare ghezรจra shavร che abbiamo scrutato su una parola del Vangelo di oggi, mi porta a una, e duplice, riflessione. -Il passo evangelico di questa domenica รจ straordinario: inutile continuare a dire come non finiremmo mai di commentarlo in ogni sua virgola
Nei momenti di tempesta della mia vita, in cui molto spesso tale tempesta sembra una costante (questo non รจ pessimismo, ma sottolineatura che vuol mettere in evidenza come la vita sia fatica, o come ha detto Paolo, nella II Lettura di domenica scorsa, ยซun esilioยป โ cf. 2Cor 5,6-10), in cui lโoscuritร e i tormenti non solo sembrano, ma hanno propriamente il sopravvento, e sono talmente invadenti ed invasivi che mi portano a tacciare il Signore di noncuranza, credendolo ยซa poppa, sul cuscinoยป (o peggio mi portano addirittura a rinnegarlo, ovvero a negare la sua esistenza), ecco, invece, che il Signore, in realtร , non sta โbeatamente riposandoโ, bensรฌ รจ in rispettosa ma accesa tensione, vigile ed attenta al mio richiamo, pronta a farsi, negli sfaceli della mia vita, pilastro e testata.
Il Signore, infatti, rispettando, in disparte, la mia libertร , non mi invade, ma resta in attesa, diciamo pure ยซa poppa, sul cuscino (proskefรกlaion)ยป -permettendo, non cagionando, la tempesta-, nellโattesa del mio grido di aiuto, a seguito del quale non mancherร mai, immediatamente, di precipitarsi ยซa prendere luogo verso la testa (eis kefalรจn)ยป della mia vita, a farsi elemento strutturale che sosterrร la mia vita dinanzi ad ogni tempesta, ad ogni tentazione, compresa la peggiore, ovvero quella di arrivare a negare, devastato dai tormenti, lโesistenza stessa del Signore (cf. Mt 16, 18: ยซE io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherรฒ la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essaยป).
Lโaltra riflessione, infine, รจ altrettanto decisiva.
Quanto spesso il mondo in cui viviamo, il mondo che ci circonda (e noi stessi, che siamo il mondo: adoperare la genericitร , infatti, รจ rischiosa, poichรฉ spesso รจ sinonimo di โgiudizio nei confronti altruiโ), relega il Signore ยซa poppa, sul cuscinoยป, ritenendolo inutile per e nella gestione della vita, persino dinanzi alle tempeste: ยซBasto io, non serve Dioยป.
Ed il Signore รจ posto talmente ai margini della barca del mondo, che il mondo stesso arriva persino a gettarlo a mare, quasi che Egli rappresenti la zavorra che impedisce la navigazione, o peggio quasi che Egli sia la causa della tormenta che provoca la mala navigazione.
Non temiamo!
Non temiamo il mondo che, con molti mezzi e manovre, si libera di Gesรน Cristo; non temiamo il mondo che getta a mare il Signore.
Gesรน Cristo, infatti, permette che si creda che Egli sia ยซa poppa, sul cuscino (proskefรกlaion)ยป.
Il Signore, invece, รจ a prua, รจ al comando. Il Signore ยซha preso, prende, e sempre prenderร luogo verso la testa (eis kefalรจn)ยป del mondo e della storia.