Quest’oggi partiamo da lontano.
La questione su cui discuteremo è molto interessante e per nulla breve; tuttavia, per ovvie ragioni, dovremmo accontentarci di lambire solo alcune tematiche, cercando, però, di dare una panoramica sul globale.
1-Ebbene, andiamo subito al Vangelo secondo Luca.
Al capitolo 23, versetto 32, nel momento in cui si descrive la deductio (Via Crucis) si legge: «Insieme con lui [Gesù] venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori».
Alcuni studiosi (che alcuni, forse, preferirebbero definire «detrattori»: cosa che, seppur vera, non piace allo scrivente per due motivi. Primo: essere un «contestatore» non vuol dire «non essere uno studioso», anzi, sono più preparati questi che tutti noi che ci reputiamo fedeli e praticanti. Secondo: sembra paradossale, ma, in un certo senso, dovremmo render grazie a questi «denigratori», poiché ascoltate le loro atrocità, queste ultime possono essere utili per mettere alla prova la nostra fede, e sono da stimolo per andare a scrutare nella Scrittura repliche e conferme. Spero che il discorso sia inteso: chiaro, comunque, che tutto quello che dicono è completamente non recepibile!), soffermandosi sul pronome «altri» (in greco éteroi) affermano che Gesù non era per nulla un rabbi religioso, pacifico e docile, ma un vero e proprio malfattore, proprio come gli «altri» due che vennero condotti alla croce.
2-Andiamo al nocciolo.
Questa affermazione, ovvero quella di «Gesù_ladrone» (uno zelota, insomma, alla stregua degli altri due kakoũrgoi [«malfattori»]), sempre per questi studiosi, fa il paio con un passo secondo Giovanni.
Dopo la Cena, «Giuda dunque vi [nel Getsemani] andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi» (Gv 18, 3).
Nel greco originale, questo «gruppo di soldati» è speĩran, il quale, tra vari significati, vale anche «coorte».
Tanto per capirci, la legione romana, ovvero circa 6000 soldati specializzati, era composta da 10 coorti. Una coorte, quindi, contava circa 600 militari, addestrati ed armati di tutto punto: quantitativamente e qualitativamente esagerata per un «docile maestro» e i suoi undici seguaci; a meno che questo Gesù non fosse proprio…un pericoloso malfattore, pronto, nei giorni della Pasqua, a provocare una rivolta militare contro i Romani invasori. Altro che «agnello condotto al macello».
Questo speĩran, dunque, è un termine decisivo per tutti quelli che vogliono ridurre il Cristo ad una figura chiaramente umana, militare e terrena: tutt’altro che il Figlio di Dio.
Chi era, dunque, Gesù? E cosa c’entra questa introduzione col Vangelo di oggi, secondo Matteo?
Bene, quanto appena detto ci riporti, innanzitutto, ad essere stimolati nell’adottare sempre più costantemente quel metodo (attenta scrutatio della Parola di Dio) indicato appena sopra (e sollecitato probabilmente in ogni nostro commento), prima di proporre qualsivoglia risposta o deduzione in merito alla Scrittura: si certo, è importante leggere la Parola di Dio anche «letteralmente», ma è compito del fedele adoperarsi ad approfondirla, poiché senza iniziazione, è assai facile prestare il fianco, come stiamo osservando, ai cosiddetti «detrattori» e alle loro tesi maldestre («I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» [Lc 16, 8]).
E, venendo alla pericope odierna, a proposito di «approccio» al cospetto della Parola di Dio, non è forse vero che, proprio nel brano proposto oggi, è presente il demonio che tenta Gesù, citando direttamente le Scritture? Ma se si aderisce al senso pieno e profondo della Scrittura, così come nelle risposte del Signore, satana non può fare altro che fuggire (circa tale tematica, è interessante una lettura che può scaturire dal versetto di un salmo, ben noto a chi canta il salterio quotidianamente: «Le lodi di Dio sulla loro bocca
e la spada a due tagli nelle loro mani» [Sal 149, 6]).
Dato atto di tutto quanto, eccoci, dunque, alla parola scelta in questa occasione: PER_ESSERE_TENTATO.
Tale espressione verbale («Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» – Mt 4, 1) in greco è peirasthẽnai.
Ebbene, è da evidenziare che speĩran («coorte», tanto cara ai cosiddetti «detrattori») e peirasthẽnai («per_essere_tentato») hanno la stessa radice.
Ma perché ci interessa questo parallelismo?
Cerchiamo di sviscerare brevemente l’argomentazione, chiarendo per bene che tali analisi non sono «innocue fissazioni»: tutto ciò si chiama «esegesi»!
Certo, se poi il cosiddetto «esegeta» è di infimo valore e di scarso contenuto (come potrebbe essere lo scrivente), questo è un altro paio di maniche; ma non si vada a dire che approfondire il greco della Parola di Dio, che può essere certamente noioso quanto si vuole (soprattutto per chi non ha neanche le basi), è una «inutile cabala».
La Parola di Dio è stata dettata in ebraico e in greco: non in arabo, non in cinese, né in italiano.
Definire lo studio e l’approfondimento dell’ebraico e del greco una «elucubrazione» ovvero «fantasticheria strampalata» è, come si diceva sopra, in primo luogo esporsi fatalmente ai «contestatori», e in secondo luogo considerare il Signore stesso una «innocua fissazione», una «inutile cabala», ovvero una «fantasticheria».
Chiusa parentesi.
Ebbene, perché, dunque, ci interessa questo parallelismo tra speĩran e peirasthẽnai?
Proprio per porci difronte (adoperando la scienza esegetica) a chi contesta (utilizzando un altro approccio di studi) nostro Signore: il quale «detrattore», comunque, è assolutamente libero di continuare a negare Gesù Cristo, così come deve sentirsi pacificamente libero chi irride l’esegesi.
1-Partiamo, dunque, da peirasthẽnai.
Questo verbo, che è la declinazione di peirázo, vale correttamente così come tradotto («mettere_alla_prova/corrompere»).
La sua radice √per, infatti, oltre a valere «prova/esperimento», intende propriamente anche «tentativo_di_seduzione» (Cf. il sostantivo greco peĩra, e quello latino periculum)
2-Andiamo, quindi, a speĩran.
Tecnicamente questo nome intende «avvolgimento», tanto è vero che il latino cŏhors («coorte») propriamente vale «cortile/recinto».
Tuttavia, l’ «avvolgimento» a cui si riferisce speĩran, c’entra di rimando col gergo militare, poiché comprende, come primo significato, quello di «spira» e, nello specifico, quella del serpente.
Stimolante l’allusione a cui ci porta, guarda caso, il «serpente» (assolutamente valida e consona: vedremo tra poco); ma, in primo luogo, è interessante porre rilievo proprio al concetto base di speĩran: al di là dall’essere «coorte», o «manipolo», o «truppa», o «gruppo_di_soldati», o quel che vogliamo (potremmo discutere in eterno…), tale sostantivo reca in sé questo concetto di «aggrovigliamento/spirale» che, durante la Passione, scuramente e certamente ha travolto Gesù, fino alla morte in Croce.
Ecco quello che viene fuori scrutando la Parola di Dio: che ci sia stata una speĩran di soldati non v’è motivo di escluderlo; che siano, poi, stati 600, 10, 5, certo che sarebbe interessante sapere il numero esatto, per avere un quadro storico, antropologico e prammatico; ma la Parola di Dio va ascoltata anche e pienamente nel suo cuore, dove speĩran riesce ad andare oltre la contingenza materiale, poiché in essa arriva a pulsare l’atroce e indicibile tormento che aggrovigliava le viscere di Gesù (tormenti, tentazioni, strappi emotivi, fisici e…ineffabili), nell’imminenza di quelle ore.
E, tornando all’allusione del «serpente», è molto interessante ricordare come si conclude il momento delle tentazioni nel deserto secondo Luca: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato» (Lc 4, 13).
Non è proprio la Passione questo «momento fissato»? E la famigerata speĩran non entra in scena proprio per dare inizio alla Passione?
Ecco, allora, che speĩran e peirasthẽnai possono arrivare ad abbracciarsi e a comprendersi a vicenda: certo che nel Getsemani venne «un gruppo di soldati» (speĩran), ma nello stesso Getsemani il tormento e le tentazioni (peirasthẽnai) che attorcigliavano (speĩran) Gesù furono così tremendi da cagionargli un sudore «come gocce di sangue» (Lc 22, 44); e nello stesso Getsemani quel «gruppo di soldati» (speĩran) sancì pienamente l’inizio di quel «momento fissato» dal demonio fin da quelle tentazioni (peirasthẽnai) nel deserto; e come in quello stesso Getsemani quel «gruppo di soldati» (speĩran) avvinghiò (speĩran) con corde e catene Gesù, così satana, avviluppandosi (speĩran) alle contingenze materiali, attorcigliò nelle sue spire (speĩran) il Signore, massacrandolo con ogni sorta di indescrivibili strazi e seduzioni (peirasthẽnai), fino alla morte sulla Croce.
Dato tutto quanto, l’invito a non leggere solo letteralmente la Parola d Dio diviene chiaramente valido; e, a seguito di ciò, ecco anche il fatto di come tutti e quattro i Vangeli si «aiutino» a vicenda, e vadano proclamati e contemplati come un’unica sinfonia: ciascuno, certo, con il proprio ritmo, il proprio andamento, il proprio spartito, ma incastonati ed abbracciati (ci dice speĩran pure qui…) armoniosamente l’un l’altro.
Infine un’ultima nota: la radice √per, da cui abbiamo visto derivare tanto peirasthẽnai («per_essere_tentato») quanto speĩran («coorte» et cētĕra…), in greco è alla base anche di un altro significato, ovvero «disegno» (Cf. ancora il sostantivo greco peĩra).
Forse questo speĩran, tanto caro ad alcuni studiosi «avversi», potrebbe alludere a tutto (e lo diciamo con vena provocatoria ed iperbolica) fuorché «coorte»; e chiaramente quell’odierno peirasthẽnai del demonio, che dopo le tentazioni nel deserto tornò tormentare il Signore «al momento fissato», insinuandosi nelle grinfie di quella «coorte», non ha fatto altro che scatenare, invece, il poderoso compiersi del disegno di Dio!
Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.
Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.
Forma breve:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio
Vangelo
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore