Buon anno!
Il lettore certamente non si meraviglierà di questa esternazione: oggi siamo, infatti, all’inizio del nuovo anno liturgico.
La prima domenica del tempo forte di Avvento, invero, designa tanto il principio del cammino verso il Natale, quanto il cominciamento della lettura di un “nuovo” Vangelo, il quale si porrà da guida per i mesi a venire: da Luca (anno C) ri-passiamo a Matteo (anno A).
Ci sia sufficiente, nel merito, il breve accenno appena indicato, in quanto il celebrante non mancherà sicuramente di concedere, a tal proposito, una spiegazione esaustiva.
Possa lo Spirito Santo, che operò su Maria (cfr. Mt 1, 18), fecondare anche la nostra vita.
La lettura evangelica che ci viene offerta quest’oggi, parla esplicitamente di una “venuta”, e nello specifico della venuta del “Figlio dell’uomo”.
È consuetudine per noi, durante questi incontri settimanali, andare a ricercare il gheriglio dei termini delle Scritture, ma questa volta invitiamo il lettore ad abbandonarsi serenamente anche al semplice ascolto, o alla genuina lettura, del Vangelo, in quanto non manca di certo a nostro Signore Gesù Cristo la capacità di ammaestrarci pure “in lingua corrente”: molto spesso, difatti, prestare acuta attenzione alla Parola di Dio rischia di peggiorare le cose, giungendo ad intaccare la comprensione finanche con equivoche confusioni.
Data questa premessa, la pigrizia (sterile, che alletta tutti compreso lo scrivente) vedrebbe già esaurito il proprio compito, e potrebbe immediatamente dare congedo al lettore, il quale, crediamo per certo, non ne rimarrebbe affatto dispiaciuto. Tuttavia un motto proverbiale ammonisce circa il fatto che bisogna essere accorti a “ben vivere” il primo giorno dell’anno, poiché così come si è vissuto codesto principio, tali saranno i 365 giorni a seguire. Con grande rammarico di colui che legge, quindi, è doveroso per chi scrive non tentare di sfidare le sorti dei detti tradizionali.
Ebbene, chiusa con facezia questa breve parentesi apotropaica, cerchiamo di richiamarci a quanto il Signore ci narra quest’oggi, ricucendo il discorso con la “questio” sopra accennata della “confusione nella comprensione”.
Leggere o ascoltare il Vangelo odierno con un atteggiamento “scorrevole”, non solo facilita l’intendimento, ma, alla fine, non è neppure deviante per la cattura del buon senso del brano proposto dalla Liturgia: infatti, il concetto che si pone a governo della pericope, al cospetto di un approccio “sufficiente”, è quello dell’essere accorti e vigili, in attesa della venuta del Signore Gesù. Tale pensiero, tra l’altro, si sposa molto bene proprio con il significato peculiare di “Avvento”, e con il Natale oramai prossimo.
Invece, leggere o ascoltare il Vangelo odierno con un atteggiamento meticoloso, o come si usa dire in gergo “con acribia”, ci pone dinanzi a delle stranezze che potrebbero suscitare disturbo. Proviamo ad evidenziarle.
1-la “venuta del Figlio dell’uomo” è simile alla venuta del travolgente “diluvio (universale)”.
– Come se non bastasse tale affermazione a sconvolgere la meditazione del fedele, ecco sorgere, a corollario, pure una domanda: ma chi è colui che sarà salvato dal Figlio dell’uomo che verrà? Chi viene “portato via”, oppure chi viene “lasciato”? Ovvero: Noè è stato “portato via” (quindi sottratto, grazie all’arca, dalla distruzione cagionata dal Diluvio), oppure è stato “lasciato” (in vita dentro l’arca, quindi risparmiato dall’ira di Adonai)?
2-occorre vegliare così come farebbe “il padrone di casa”, se “sapesse a quale ora della notte viene il ladro”.
– Affermazione perfettamente logica e priva, apparentemente, di turbamento, tranne un fatto: l’azione di “verrà” è tanto del ladro, quanto del “Signore” e del “Figlio dell’uomo” (“èrkhetai” è lo stesso nel v. 42 [verrà] in riferimento al “Signore”; nel v. 43 [viene] in riferimento al “ladro”; nel v. 44 [viene] in riferimento al Figlio dell’uomo).
Ebbene, sono sufficienti questi brevi spunti, per capire quanto sia particolare e degna di meditazione la Parola di Dio, e quanto potrebbe essere dilagante il commento in merito all’estratto evangelico odierno.
Per non naufragare, quindi, cerchiamo di seguire giusto un filone all’interno di questa “arrugia” (ovvero “galleria di miniera [d’oro]”: cfr. “di-oruchthènai” [scassinare] v. 43).
Come al solito, aiutiamoci prendendo a guida una parola, che oggi sarà: VEGLIATE.
Il verbo “vegliare”, adoperato nella pericope di questa domenica (coniugato “vegliate” al v. 42, e “veglierebbe” al v. 43), nel greco originale è “gregorèo” (un buon suggerimento anche per chi sia indeciso sul nome da dare al proprio nascituro), che significa perfettamente “vegliare/vigilare/esser_desto”.
La nota interessante che coinvolge “gregorèo”, è il fatto che esso derivi esattamente dal verbo “egèiro”. Quest’ultimo, del quale abbiamo già fatto cenno in un precedente commento, è il verbo che, assieme ad “anìstemi”, designa la “Risurrezione” del Signore nostro Gesù Cristo: singolare come il “primo” Vangelo dell’anno, quello da cui parte il cammino verso il Natale, ci rimandi direttamente alla Pasqua, ovvero alla “Nascita” per eccellenza.
(Come “Gregorio”, anche “Anastasia” ed “Egeria” potrebbero essere due notevoli scelte onomastiche)
Ma il rimando alla Pasqua risulta alluso anche in ragione di un’altra parola: “arca” (v. 38). Il sostantivo “kibotòn” (declinato dal nominativo “kibotòs”) propriamente significa “urna”, ma tende a “forziere/scrigno”.
Non è forse l’ “Arca di Noè” quell’ “urna” in cui il patriarca è rimasto “sepolto”, per poi “rinascere” al cospetto dell’arco(baleno) dell’Alleanza con Adonai (cfr. Gn 6, 18; 9, 11-17)? Non è forse il Sepolcro, scavato nei pressi del Golgota, lo “scrigno” che ha custodito il Prezioso Corpo del Signore nostro Gesù Cristo, Colui che, risorgendo, ha stretto con l’uomo il patto della Nuova Alleanza (cfr. Mt 26, 28; 1Cor 11, 25)?
Ebbene, accolto il fatto che la Pasqua sia connessa al Vangelo odierno, andiamo, allora, a recuperare un particolare episodio: “Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: ‘Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: -Dopo tre giorni risorgerò-. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: –È risorto dai morti-. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!’. Pilato disse loro: ‘Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete’. Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie” (Mt 27, 62-66).
Tale estratto evangelico sembra scritto in maniera sinottica con quanto leggiamo nel brano odierno. Andiamo a verificare con ordine.
1-nel Vangelo di oggi, il Signore Gesù sollecita a “vegliare”: Pilato, i capi dei sacerdoti e i farisei, non sono alacremente in opera per la vigilanza?
2-nel Vangelo di oggi il Signore Gesù fa riferimento all’ “arca” e mette in guardia da un “ladro”: Pilato, i capi dei sacerdoti e i farisei, riferendosi ad una tomba, non stanno esattamente prendendo le dovute precauzioni paventando un furto?
3- nel Vangelo di oggi il Signore Gesù auspica la conoscenza del “giorno” e dell’ “ora” opportuni per non rimanere sorpresi da improvvise venute: Pilato, i capi dei sacerdoti e i farisei, non sono addirittura a conoscenza della precisa tempistica dei “tre giorni”, dopo i quali dovrebbe avvenire una risurrezione?
A seguito di tutto ciò, Pilato, i capi dei sacerdoti e i farisei, non sembrano perfettamente allineati ai solleciti del Maestro?
Sembrerebbe proprio di si.
Sono dunque Pilato, i sacerdoti e i farisei, gli esempi che dobbiamo prendere per modello?
Scontata, per qualche rimasuglio di catechismo (“Mi hanno sempre insegnato che questi sono i cattivi della favola…”), è la risposta a quest’ultima domanda.
Sembra tutto un po’ contraddittorio.
Cerchiamo, quindi, di argomentare, procedendo come ci è d’uopo. E ad aiutarci sarà proprio la parola che oggi ci guida (VEGLIATE).
Il “vegliate” che nostro Signore Gesù sollecita nella pericope odierna (“gregorèo”, che in sostanza è “egèiro”), concerne una veglia che ci fa attendere il Risorto e la Risurrezione già da risorti, poiché questa è la poderosa “novità” nell’Alleanza: fin da oggi, fin da ora, fin da adesso, siamo già risorti in Cristo.
Ma questa nostra “veglia_già_viva che attende la Vita” viene sollecitata da Gesù affinché si apra (ecco il nostro dovere, la nostra urgenza, la nostra accortezza) “alle cose di lassù, non a quelle della terra” (cfr. Col 3, 1-2); affinché spalanchi le porte al Signore nostro Gesù Cristo, Egli che è il “Ladro” che viene a derubarci definitivamente della morte e dalla morte: la nostra veglia deve essere pronta e desta ad aprirsi al Cristo Risorto, e lasciare che Egli giunga a scassinare (cfr. “diorukhthènai” del v. 43 che viene tradotto con “scassinare”, ma propriamente vale “”scavare_nel_profondo) completamente la nostra esistenza, “rubandoci” a sé per la Vita Eterna.
Ma al contempo questa stessa veglia deve prestare accortezza a sbarrare le porte della nostra “casa” al demonio, egli che è il “ladro”che viene a derubarci completamente della vita e dalla Vita; questa stessa veglia deve prestare accortezza al demonio che scimmiotta il Cristo, poiché il Signore è il “Ladro”, mentre il demonio, che ci inganna facendoci credere che Gesù sia il “predone della nostra felicità”, è il signore del “latrocinio”, che altro non è se non un “furto consumato sotto l’apparenza della legalità”.
(Interessante, a sostegno del nostro discorso, come l’aspetto del “ladro” sia di rimando ad un ulteriore momento del periodo pasquale, proprio a certificare gli inganni scimmiottanti del demonio: non è stato crocifisso Gesù proprio tra “due ladroni” [cfr. Mt 27, 38; 44], palesandolo “Ladro” tra i ladri? Eppure sopra il capo del Crocifisso, facendolo passare per burla, era scritto chiaramente chi Egli fosse veramente: “ò basilèus” [il Re: cfr. Mt 27, 11; 29; 37]! Tuttavia, come se il Vangelo secondo Luca volesse darci congedo col suo ultimo saluto, eccolo a richiamarci a quell’immenso “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” [Lc 23, 42], dinanzi al quale il Signore ha derubato definitivamente il malfattore della morte; eccolo a richiamarci a quello strabordante “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” [Lc 23, 43], con il quale il “Ladro” ha definitivamente rubato il ladrone al “ladro”)
Ed eccoci, allora, alla “vigilanza” di Pilato, dei capi dei sacerdoti e dei farisei: essa non è “Risurrezione”.
Se analizziamo puntualmente, nel brano citato (Mt 27, 62-66) gli atti di sorveglianza di costoro non sono espressi con “gregorèo” (quindi con “egèiro”, tanto è vero che “vigilanza” e “Risurrezione” sono scorporati e sono infatti evidenziati con due colori diversi), ma i verbi adoperati sono “asfalìzo” (v. 64 [“venga_vigilata”]; v. 65 [“assicurate_la_sorveglianza”]; v. 66 [“rendere_sicura”]), che vuol dire propriamente “serro/chiudo/imprigiono” e “sfragìzo” (“sigillarono” v. 66). La veglia di Pilato, dei capi dei sacerdoti e dei farisei, quindi, è una veglia di morte, non di vita; è una veglia che “mette_in_guardia” (“asfalìzo” esprime anche questo) la propria vita dal Cristo, “sigillando” il Risorto nella tomba. Ma stiamo bene attenti anche qui al demonio che scimmiotta nostro Signore Gesù: sigillando (“chiudendo”) il Risorto nella tomba, ovvero fuori dalla nostra “casa”, altro non è che sigillare (“approvare”: “sfragìzo” vale anche questo) quale nostro signore il demonio.
Ecco, dunque, il pieno senso del “vegliate” a cui ci sollecita quest’oggi nostro Signore Gesù Cristo: siate accorti a distinguere “il Ladro” dal “latrocinio”; siate vigili a non sigillare il demonio, sigillando il Risorto!
Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.
Letture della
I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.Dal libro del profeta Isaìa
Is 2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
Seconda Lettura
La nostra salvezza è più vicina.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 13,11-14a
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio
Vangelo
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore