ESORTAZIONE APOSTOLICA
EVANGELII GAUDIUM
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
AI VESCOVI
AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE
E AI FEDELI LAICI
SULL’ ANNUNCIO DEL VANGELO
NEL MONDO ATTUALE
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INDICE
I. Gioia che si rinnova e si comunica [2-8]
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II. La dolce e confortante gioia di evangelizzare [9-13]
Unโeterna novitร [11-13]
III. La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede [14-18]
Proposta e limiti di questa Esortazione [16-18]
CAPITOLO PRIMO
LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
I. Una Chiesa in uscita [20-24]
Prendere lโiniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare [24]
II. Pastorale in conversione [25-33]
Un improrogabile rinnovamento ecclesiale [27-33]
III. Dal cuore del Vangelo [34-39]
IV. La missione che si incarna nei limiti umani [40-45]
V. Una madre dal cuore aperto [46-49]
CAPITOLO SECONDO
NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO
I. Alcune sfide del mondo attuale [52-75]
No a unโeconomia dellโesclusione [53-54]
No alla nuova idolatria del denaro [55-56]
No a un denaro che governa invece di servire [57-58]
No allโinequitร che genera violenza [59-60]
Alcune sfide culturali [61-67]
Sfide dellโinculturazione della fede [68-70]
Sfide delle culture urbane [71-75]
II. Tentazioni degli operatori pastorali [76-109]
Sรฌ alla sfida di una spiritualitร missionaria [78-80]
No allโaccidia egoista [81-83]
No al pessimismo sterile [84-86]
Sรฌ alle relazioni nuove generate da Gesรน Cristo [87-92]
No alla mondanitร spirituale [93-97]
No alla guerra tra di noi [98-101]
Altre sfide ecclesiali [102-109]
CAPITOLO TERZO
LโANNUNCIO DEL VANGELO
I. Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo [111-134]
Un popolo per tutti [112-114]
Un popolo dai molti volti [115-118]
Tutti siamo discepoli missionari [119-121]
La forza evangelizzatrice della pietร popolare [122-126]
Da persona a persona [127-129]
Carismi al servizio della comunione evangelizzatrice [130-131]
Cultura, pensiero ed educazione [132-134]
II. Lโomelia [135-144]
Il contesto liturgico [137-138]
La conversazione di una madre [139-141]
Parole che fanno ardere i cuori [142-144]
III. La preparazione della predicazione [145-159]
Il culto della veritร [146-148]
La personalizzazione della Parola [149-151]
La lettura spirituale [152-153]
In ascolto del popolo [154-155]
Strumenti pedagogici [156-159]
IV. Unโevangelizzazione per lโapprofondimento del kerygma [160-175]
Una catechesi kerygmatica e mistagogica [163-168]
Lโaccompagnamento personale dei processi di crescita [169-173]
Circa la Parola di Dio [174-175]
CAPITOLO QUARTO
LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’EVANGELIZZAZIONE
I. Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygma [177-185]
Confessione della fede e impegno sociale [178-179]
Il Regno che ci chiama [180-181]
L’insegnamento della Chiesa sulle questioni sociali [182-185]
II. Lโinclusione sociale dei poveri [186-216]
Uniti a Dio ascoltiamo un grido [187-192]
Fedeltร al Vangelo per non correre invano [193-196]
Il posto privilegiato dei poveri nel Popolo di Dio [197-201]
Economia e distribuzione delle entrate [202-208]
Avere cura della fragilitร [209-216]
III. Il bene comune e la pace sociale [217-237]
Il tempo รจ superiore allo spazio [222-225]
Lโunitร prevale sul conflitto [226-230]
La realtร รจ piรน importante dellโidea [231-233]
Il tutto รจ superiore alla parte [234-237]
IV. Il dialogo sociale come contributo per la pace [238-258]
Il dialogo tra la fede, la ragione e le scienze [242-243]
Il dialogo ecumenico [244-246]
Le relazioni con lโEbraismo [247-249]
Il dialogo interreligioso [250-254]
Il dialogo sociale in un contesto di libertร religiosa [255-258]
CAPITOLO QUINTO
EVANGELIZZATORI CON SPIRITO
I. Motivazioni per un rinnovato impulso missionario [262-283]
Lโincontro personale con lโamore di Gesรน che ci salva [264-267]
Il piacere spirituale di essere popolo [268-274]
Lโazione misteriosa del Risorto e del suo Spirito [275-280]
La forza missionaria dellโintercessione [281-283]
II. Maria, la Madre dellโevangelizzazione [284-288]
Il dono di Gesรน al suo popolo [285-286]
La Stella della nuova evangelizzazione [287-288]
1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesรน. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dallโisolamento. Con Gesรน Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.
I.โGioia che si rinnova e si comunica
2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, รจ una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi รจ piรน spazio per gli altri, non entrano piรน i poveri, non si ascolta piรน la voce di Dio, non si gode piรน della dolce gioia del suo amore, non palpita lโentusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non รจ la scelta di una vita degna e piena, questo non รจ il desiderio di Dio per noi, questa non รจ la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
3. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesรน Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non cโรจ motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non รจ per lui, perchรฉ ยซnessuno รจ escluso dalla gioia portata dal Signoreยป.[1] Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesรน, scopre che Lui giร aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo รจ il momento per dire a Gesรน Cristo: ยซSignore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, perรฒ sono qui unโaltra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentriciยป. Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare ยซsettanta volte setteยป (Mt 18,22) ci dร lโesempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo lโaltra. Nessuno potrร toglierci la dignitร che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre puรฒ restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesรน, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa piรน della sua vita che ci spinge in avanti!
4. I libri dellโAntico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: ยซHai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letiziaยป (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad accoglierlo con canti: ยซCanta ed esulta!ยป (12,6). Chi giร lo ha visto allโorizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per gli altri: ยซSali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemmeยป (40,9). La creazione intera partecipa di questa gioia della salvezza: ยซGiubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perchรฉ il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveriยป (49,13).
Zaccaria, vedendo il giorno del Signore, invita ad acclamare il Re che viene umile e cavalcando un asino: ยซEsulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli รจ giusto e vittorioso!ยป (Zc 9,9). Ma forse lโinvito piรน contagioso รจ quello del profeta Sofonia, che ci mostra lo stesso Dio come un centro luminoso di festa e di gioia che vuole comunicare al suo popolo questo grido salvifico. Mi riempie di vita rileggere questo testo: ยซIl Signore, tuo Dio, in mezzo a te รจ un salvatore potente. Gioirร per te, ti rinnoverร con il suo amore, esulterร per te con grida di gioiaยป (Sof 3,17).
ร la gioia che si vive tra le piccole cose della vita quotidiana, come risposta allโinvito affettuoso di Dio nostro Padre: ยซFiglio, per quanto ti รจ possibile, trร ttati bene โฆ Non privarti di un giorno feliceยป (Sir 14,11.14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole!
5. Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: ยซRallegratiยป รจ il saluto dellโangelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sรฌ che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: ยซIl mio spirito esulta in Dio, mio salvatoreยป (Lc 1,47). Quando Gesรน inizia il suo ministero, Giovanni esclama: ยซOra questa mia gioia รจ pienaยป (Gv 3,29). Gesรน stesso ยซesultรฒ di gioia nello Spirito Santoยป (Lc 10,21). Il suo messaggio รจ fonte di gioia: ยซVi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pienaยป (Gv 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: ยซVoi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierร in gioiaยป (Gv 16,20). E insiste: ยซVi vedrรฒ di nuovo e il vostro cuore si rallegrerร e nessuno potrร togliervi la vostra gioiaยป (Gv 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, ยซgioironoยป (Gv 20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunitร ยซprendevano cibo con letiziaยป (2,46). Dove i discepoli passavano ยซvi fu grande gioiaยป (8,8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, ยซerano pieni di gioiaยป (13,52). Un eunuco, appena battezzato, ยซpieno di gioia seguiva la sua stradaยป (8,39), e il carceriere ยซfu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dioยป (16,34). Perchรฉ non entrare anche noi in questo fiume di gioia?
6. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Perรฒ riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di lร di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltร che devono patire, perรฒ poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: ยซSono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere โฆ Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande รจ la sua fedeltร โฆ ร bene aspettare in silenzio la salvezza del Signoreยป (Lam 3,17.21-23.26).
7. La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovessero esserci innumerevoli condizioni perchรฉ sia possibile la gioia. Questo accade perchรฉ ยซla societร tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioiaยป.[2] Posso dire che le gioie piรน belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dellโamore sempre piรน grande di Dio che si รจ manifestato in Gesรน Cristo. Non mi stancherรฒ di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: ยซAllโinizio dellโessere cristiano non cโรจ una decisione etica o una grande idea, bensรฌ lโincontro con un avvenimento, con una Persona, che dร alla vita un nuovo orizzonte e, con ciรฒ, la direzione decisivaยป.[3]
8. Solo grazie a questโincontro โ o reincontro โ con lโamore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dallโautoreferenzialitร . Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo piรน che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di lร di noi stessi perchรฉ raggiungiamo il nostro essere piรน vero. Lรฌ sta la sorgente dellโazione evangelizzatrice. Perchรฉ, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come puรฒ contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?
II.โLa dolce e confortante gioia di evangelizzare
9. Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di veritร e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilitร davanti alle necessitร degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignitร e pienezza non ha altra strada che riconoscere lโaltro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: ยซLโamore del Cristo ci possiedeยป (2 Cor 5,14); ยซGuai a me se non annuncio il Vangelo!ยป (1 Cor 9,16).
10. La proposta รจ vivere ad un livello superiore, perรฒ non con minore intensitร : ยซLa vita si rafforza donandola e sโindebolisce nellโisolamento e nellโagio. Di fatto, coloro che sfruttano di piรน le possibilitร della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altriยป.[4] Quando la Chiesa chiama allโimpegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: ยซQui scopriamo unโaltra legge profonda della realtร : la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, รจ questoยป.[5] Di conseguenza, un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore, ยซla dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime [โฆ] Possa il mondo del nostro tempo โche cerca ora nellโangoscia, ora nella speranza โ ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristoยป.[6]
11. Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una feconditร evangelizzatrice. In realtร , il suo centro e la sua essenza รจ sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsiยป (Is 40,31). Cristo รจ il ยซVangelo eternoยป (Ap 14,6), ed รจ ยซlo stesso ieri e oggi e per sempreยป (Eb 13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili. Egli รจ sempre giovane e fonte costante di novitร . La Chiesa non cessa di stupirsi per ยซla profonditร della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dioยป (Rm 11,33). Diceva san Giovanni della Croce: ยซquesto spessore di sapienza e scienza di Dio รจ tanto profondo e immenso, che, benchรฉ lโanima sappia di esso, sempre puรฒ entrare piรน addentroยป.[7] O anche, come affermava santโIreneo: ยซ[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sรฉ ogni novitร ยป.[8] Egli sempre puรฒ, con la sua novitร , rinnovare la nostra vita e la nostra comunitร , e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesรน Cristo puรฒ anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creativitร divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni piรน eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtร , ogni autentica azione evangelizzatrice รจ sempre โnuovaโ.
12. Sebbene questa missione ci richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, giacchรฉ lโopera รจ prima di tutto sua, al di lร di quanto possiamo scoprire e intendere. Gesรน รจ ยซil primo e il piรน grande evangelizzatoreยป.[9] In qualunque forma di evangelizzazione il primato รจ sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. La vera novitร รจ quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi. In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che lโiniziativa รจ di Dio, che ยซรจ lui che ha amato noiยป per primo (1 Gv 4,10) e che ยซรจ Dio solo che fa crescereยป (1 Cor 3,7). Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto.
13. Neppure dovremmo intendere la novitร di questa missione come uno sradicamento, come un oblio della storia viva che ci accoglie e ci spinge in avanti. La memoria รจ una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare โdeuteronomicaโ, in analogia con la memoria di Israele. Gesรน ci lascia lโEucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre piรน nella Pasqua (cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: รจ una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. Gli Apostoli mai dimenticarono il momento in cui Gesรน toccรฒ loro il cuore: ยซErano circa le quattro del pomeriggioยป (Gv 1,39). Insieme a Gesรน, la memoria ci fa presente una vera ยซmoltitudine di testimoniยป (Eb 12,1). Tra loro, si distinguono alcune persone che hanno inciso in modo speciale per far germogliare la nostra gioia credente: ยซRicordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dioยป (Eb 13,7). A volte si tratta di persone semplici e vicine che ci hanno iniziato alla vita della fede: ยซMi ricordo della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lรฒide e tua madre Eunรฌceยป (2 Tm 1,5). Il credente รจ fondamentalmente โuno che fa memoriaโ.
III.โLa nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
14. In ascolto dello Spirito, che ci aiuta a riconoscere comunitariamente i segni dei tempi, dal 7 al 28 ottobre 2012 si รจ celebrata la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Lรฌ si รจ ricordato che la nuova evangelizzazione chiama tutti e si realizza fondamentalmente in tre ambiti.[10] In primo luogo, menzioniamo lโambito della pastorale ordinaria, ยซanimata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la Comunitร e che si riuniscono nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eternaยป.[11] Vanno inclusi in questโambito anche i fedeli che conservano una fede cattolica intensa e sincera, esprimendola in diversi modi, benchรฉ non partecipino frequentemente al culto. Questa pastorale si orienta alla crescita dei credenti, in modo che rispondano sempre meglio e con tutta la loro vita allโamore di Dio.
In secondo luogo, ricordiamo lโambito delle ยซpersone battezzate che perรฒ non vivono le esigenze del Battesimoยป,[12] non hanno unโappartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano piรน la consolazione della fede. La Chiesa, come madre sempre attenta, si impegna perchรฉ essi vivano una conversione che restituisca loro la gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo.
Infine, rimarchiamo che lโevangelizzazione รจ essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesรน Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensรฌ come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma ยซper attrazioneยป.[13]
15. Giovanni Paolo II ci ha invitato a riconoscere che ยซbisogna, tuttavia, non perdere la tensione per lโannunzioยป a coloro che stanno lontani da Cristo, ยซperchรฉ questo รจ il compito primo della Chiesaยป.[14] Lโattivitร missionaria ยซrappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesaยป[15] e ยซla causa missionaria deve essere la primaยป.[16] Che cosa succederebbe se prendessimo realmente sul serio queste parole? Semplicemente riconosceremmo che lโazione missionaria รจ il paradigma di ogni opera della Chiesa. In questa linea, i Vescovi latinoamericani hanno affermato che ยซnon possiamo piรน rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre chieseยป[17] e che รจ necessario passare ยซda una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionariaยป.[18] Questo compito continua ad essere la fonte delle maggiori gioie per la Chiesa: ยซVi sarร gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, piรน che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversioneยป (Lc 15,7).
Proposta e limiti di questa Esortazione
16. Ho accettato con piacere lโinvito dei Padri sinodali di redigere questa Esortazione.[19] Nel farlo, raccolgo la ricchezza dei lavori del Sinodo. Ho consultato anche diverse persone, e intendo inoltre esprimere le preoccupazioni che mi muovono in questo momento concreto dellโopera evangelizzatrice della Chiesa. Sono innumerevoli i temi connessi allโevangelizzazione nel mondo attuale che qui si potrebbero sviluppare. Ma ho rinunciato a trattare in modo particolareggiato queste molteplici questioni che devono essere oggetto di studio e di attento approfondimento. Non credo neppure che si debba attendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo. Non รจ opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessitร di procedere in una salutare โdecentralizzazioneโ.
17. Qui ho scelto di proporre alcune linee che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo. In questo quadro, e in base alla dottrina della Costituzione dogmatica Lumen gentium, ho deciso, tra gli altri temi, di soffermarmi ampiamente sulle seguenti questioni:
a) La riforma della Chiesa in uscita missionaria.
b) Le tentazioni degli operatori pastorali.
c) La Chiesa intesa come la totalitร del Popolo di Dio che evangelizza.
d) Lโomelia e la sua preparazione.
e) Lโinclusione sociale dei poveri.
f) La pace e il dialogo sociale.
g) Le motivazioni spirituali per lโimpegno missionario.
18. Mi sono dilungato in questi temi con uno sviluppo che forse potrร sembrare eccessivo. Ma non lโho fatto con lโintenzione di offrire un trattato, ma solo per mostrare lโimportante incidenza pratica di questi argomenti nel compito attuale della Chiesa. Tutti essi infatti aiutano a delineare un determinato stile evangelizzatore che invito ad assumere in ogni attivitร che si realizzi. E cosรฌ, in questo modo, possiamo accogliere, in mezzo al nostro lavoro quotidiano, lโesortazione della Parola di Dio: ยซSiate sempre lieti nel Signore. Ve lo ripeto, siate lieti!ยป (Fil 4,4).
CAPITOLO PRIMO
LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
19. Lโevangelizzazione obbedisce al mandato missionario di Gesรน: ยซAndate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciรฒ che vi ho comandatoยป (Mt 28,19-20). In questi versetti si presenta il momento in cui il Risorto invia i suoi a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in Lui si diffonda in ogni angolo della terra.
20. Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di โuscitaโ che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettรฒ la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosรจ ascoltรฒ la chiamata di Dio: ยซVaโ, io ti mandoยป (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: ยซAndrai da tutti coloro a cui ti manderรฒยป (Ger 1,7). Oggi, in questo โandateโ di Gesรน, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova โuscitaโ missionaria. Ogni cristiano e ogni comunitร discernerร quale sia il cammino che il Signore chiede, perรฒ tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comoditร e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo.
21. La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunitร dei discepoli รจ una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesรน, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perchรฉ la sua rivelazione raggiunge i poveri e i piรน piccoli (cfr Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si convertono nellโascoltare la predicazione degli Apostoli ยซciascuno nella propria linguaยป (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia รจ un segno che il Vangelo รจ stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dellโesodo e del dono, dellโuscire da sรฉ, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: ยซAndiamocene altrove, nei villaggi vicini, perchรฉ io predichi anche lร ; per questo infatti sono venuto!ยป (Mc 1,38). Quando la semente รจ stata seminata in un luogo, non si trattiene piรน lร per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensรฌ lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi.
22. La Parola ha in sรฉ una potenzialitร che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sรฉ anche quando lโagricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertร inafferrabile della Parola, che รจ efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi.
23. Lโintimitร della Chiesa con Gesรน รจ unโintimitร itinerante, e la comunione ยซsi configura essenzialmente come comunione missionariaยป.[20] Fedele al modello del Maestro, รจ vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo รจ per tutto il popolo, non puรฒ escludere nessuno. Cosรฌ lโannuncia lโangelo ai pastori di Betlemme: ยซNon temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarร di tutto il popoloยป (Lc 2,10). LโApocalisse parla di ยซun vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribรน, lingua e popoloยป (Ap 14,6).
Prendere lโiniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare
24. La Chiesa โin uscitaโ รจ la comunitร di discepoli missionari che prendono lโiniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. โPrimerear โ prendere lโiniziativaโ: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunitร evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso lโiniziativa, lโha preceduta nellโamore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere lโiniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dellโaver sperimentato lโinfinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un poโ di piรน di prendere lโiniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa โcoinvolgersiโ. Gesรน ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: ยซSarete beati se farete questoยป (Gv 13,17). La comunitร evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino allโumiliazione se รจ necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno cosรฌ โodore di pecoreโ e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunitร evangelizzatrice si dispone ad โaccompagnareโ. Accompagna lโumanitร in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. Lโevangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche โfruttificareโ. La comunitร evangelizzatrice รจ sempre attenta ai frutti, perchรฉ il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose nรฉ allarmiste. Trova il modo per far sรฌ che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benchรฉ apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesรน Cristo, perรฒ il suo sogno non รจ riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunitร evangelizzatrice gioiosa sa sempre โfesteggiareโ. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nellโevangelizzazione. Lโevangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo allโesigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale รจ anche celebrazione dellโattivitร evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.
25. Non ignoro che oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati. Ciononostante, sottolineo che ciรฒ che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunitร facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non puรฒ lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una ยซsemplice amministrazioneยป.[21] Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un ยซstato permanente di missioneยป.[22]
26. Paolo VI invitรฒ ad ampliare lโappello al rinnovamento, per esprimere con forza che non si rivolgeva solo ai singoli individui, ma alla Chiesa intera. Ricordiamo questo testo memorabile che non ha perso la sua forza interpellante: ยซLa Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, meditare sul mistero che le รจ proprio [โฆ] Deriva da questa illuminata ed operante coscienza uno spontaneo desiderio di confrontare lโimmagine ideale della Chiesa, quale Cristo vide, volle ed amรฒ, come sua Sposa santa ed immacolata (Ef 5,27), e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta [โฆ] Deriva perciรฒ un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento, di emendamento cioรจ dei difetti, che quella coscienza, quasi un esame interiore allo specchio del modello che Cristo di sรฉ ci lasciรฒ, denuncia e rigettaยป.[23] Il Concilio Vaticano II ha presentato la conversione ecclesiale come lโapertura a una permanente riforma di sรฉ per fedeltร a Gesรน Cristo: ยซOgni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in unโaccresciuta fedeltร alla sua vocazione [โฆ] La Chiesa peregrinante verso la meta รจ chiamata da Cristo a questa continua riforma, di cui essa, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisognoยป.[24] Ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore; ugualmente, le buone strutture servono quando cโรจ una vita che le anima, le sostiene e le giudica. Senza vita nuova e autentico spirito evangelico, senza โfedeltร della Chiesa alla propria vocazioneโ, qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo.
Un improrogabile rinnovamento ecclesiale
27. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perchรฉ le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per lโevangelizzazione del mondo attuale, piรน che per lโautopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si puรฒ intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte piรน missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia piรน espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di โuscitaโ e favorisca cosรฌ la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesรน offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dellโOceania, ยซogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie dโintroversione ecclesialeยป.[25]
28. La parrocchia non รจ una struttura caduca; proprio perchรฉ ha una grande plasticitร , puรฒ assumere forme molto diverse che richiedono la docilitร e la creativitร missionaria del pastore e della comunitร . Sebbene certamente non sia lโunica istituzione evangelizzatrice, se รจ capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerร ad essere ยซla Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlieยป.[26] Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia รจ presenza ecclesiale nel territorio, ambito dellโascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dellโannuncio, della caritร generosa, dellโadorazione e della celebrazione.[27] Attraverso tutte le sue attivitร , la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perchรฉ siano agenti dellโevangelizzazione.[28] ร comunitร di comunitร , santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Perรฒ dobbiamo riconoscere che lโappello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perchรฉ siano ancora piรน vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.
29. Le altre istituzioni ecclesiali, comunitร di base e piccole comunitร , movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacitร di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma รจ molto salutare che non perdano il contatto con questa realtร tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare.[29] Questa integrazione eviterร che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici.
30. Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescovo, รจ anchโessa chiamata alla conversione missionaria. Essa รจ il soggetto dellโevangelizzazione,[30] in quanto รจ la manifestazione concreta dellโunica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa ยซรจ veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolicaยป.[31] ร la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, perรฒ con un volto locale. La sua gioia di comunicare Gesรน Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi piรน bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali.[32] Si impegna a stare sempre lรฌ dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto.[33] Affinchรฉ questo impulso missionario sia sempre piรน intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma.
31. Il Vescovo deve sempre favorire la comunione missionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendo lโideale delle prime comunitร cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e unโanima sola (cfr At 4,32). Perciรฒ, a volte si porrร davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starร semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrร camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e โ soprattutto โ perchรฉ il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade. Nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrร stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico[34] e di altre forme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti. Ma lโobiettivo di questi processi partecipativi non sarร principalmente lโorganizzazione ecclesiale, bensรฌ il sogno missionario di arrivare a tutti.
32. Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato. A me spetta, come Vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda piรน fedele al significato che Gesรน Cristo intese dargli e alle necessitร attuali dellโevangelizzazione. Il Papa Giovanni Paolo II chiese di essere aiutato a trovare ยซuna forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo allโessenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuovaยป.[35] Siamo avanzati poco in questo senso. Anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare lโappello ad una conversione pastorale. Il Concilio Vaticano II ha affermato che, in modo analogo alle antiche Chiese patriarcali, le Conferenze episcopali possono ยซportare un molteplice e fecondo contributo, acciocchรฉ il senso di collegialitร si realizzi concretamenteยป.[36] Ma questo auspicio non si รจ pienamente realizzato, perchรฉ ancora non si รจ esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autoritร dottrinale.[37] Unโeccessiva centralizzazione, anzichรฉ aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria.
33. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del โsi รจ fatto sempre cosรฌโ. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunitร . Una individuazione dei fini senza unโadeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli รจ condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generositร e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti nรฉ paure. Lโimportante รจ non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale.
34. Se intendiamo porre tutto in chiave missionaria, questo vale anche per il modo di comunicare il messaggio. Nel mondo di oggi, con la velocitร delle comunicazioni e la selezione interessata dei contenuti operata dai media, il messaggio che annunciamo corre piรน che mai il rischio di apparire mutilato e ridotto ad alcuni suoi aspetti secondari. Ne deriva che alcune questioni che fanno parte dellโinsegnamento morale della Chiesa rimangono fuori del contesto che dร loro senso. Il problema maggiore si verifica quando il messaggio che annunciamo sembra allora identificato con tali aspetti secondari che, pur essendo rilevanti, per sรฉ soli non manifestano il cuore del messaggio di Gesรน Cristo. Dunque, conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciรฒ che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva.
35. Una pastorale in chiave missionaria non รจ ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni nรฉ esclusioni, lโannuncio si concentra sullโessenziale, su ciรฒ che รจ piรน bello, piรน grande, piรน attraente e allo stesso tempo piรน necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profonditร e veritร , e cosรฌ diventa piรน convincente e radiosa.
36. Tutte le veritร rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono piรน importanti per esprimere piรน direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciรฒ che risplende รจ la bellezza dellโamore salvifico di Dio manifestato in Gesรน Cristo morto e risorto. In questo senso, il Concilio Vaticano II ha affermato che ยซesiste un ordine o piuttosto una โgerarchiaโ delle veritร nella dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristianaยป.[38] Questo vale tanto per i dogmi di fede quanto per lโinsieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso lโinsegnamento morale.
37. San Tommaso dโAquino insegnava che anche nel messaggio morale della Chiesa cโรจ una gerarchia, nelle virtรน e negli atti che da esse procedono.[39] Qui ciรฒ che conta รจ anzitutto ยซla fede che si rende operosa per mezzo della caritร ยป (Gal 5,6). Le opere di amore al prossimo sono la manifestazione esterna piรน perfetta della grazia interiore dello Spirito: ยซLโelemento principale della nuova legge รจ la grazia dello Spirito Santo, che si manifesta nella fede che agisce per mezzo dellโamoreยป.[40] Per questo afferma che, in quanto allโagire esteriore, la misericordia รจ la piรน grande di tutte le virtรน: ยซLa misericordia รจ in se stessa la piรน grande delle virtรน, infatti spetta ad essa donare ad altri e, quello che piรน conta, sollevare le miserie altrui. Ora questo รจ compito specialmente di chi รจ superiore, ecco perchรฉ si dice che รจ proprio di Dio usare misericordia, e in questo specialmente si manifesta la sua onnipotenzaยป.[41]
38. ร importante trarre le conseguenze pastorali dallโinsegnamento conciliare, che raccoglie unโantica convinzione della Chiesa. Anzitutto bisogna dire che nellโannuncio del Vangelo รจ necessario che vi sia una adeguata proporzione. Questa si riconosce nella frequenza con la quale si menzionano alcuni temi e negli accenti che si pongono nella predicazione. Per esempio, se un parroco durante un anno liturgico parla dieci volte sulla temperanza e solo due o tre volte sulla caritร o sulla giustizia, si produce una sproporzione, per cui quelle che vengono oscurate sono precisamente quelle virtรน che dovrebbero essere piรน presenti nella predicazione e nella catechesi. Lo stesso succede quando si parla piรน della legge che della grazia, piรน della Chiesa che di Gesรน Cristo, piรน del Papa che della Parola di Dio.
39. Cosรฌ come lโorganicitร tra le virtรน impedisce di escludere qualcuna di esse dallโideale cristiano, nessuna veritร รจ negata. Non bisogna mutilare lโintegralitร del messaggio del Vangelo. Inoltre, ogni veritร si comprende meglio se la si mette in relazione con lโarmoniosa totalitร del messaggio cristiano, e in questo contesto tutte le veritร hanno la loro importanza e si illuminano reciprocamente. Quando la predicazione รจ fedele al Vangelo, si manifesta con chiarezza la centralitร di alcune veritร e risulta chiaro che la predicazione morale cristiana non รจ unโetica stoica, รจ piรน che unโascesi, non รจ una mera filosofia pratica nรฉ un catalogo di peccati ed errori. Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da sรฉ stessi per cercare il bene di tutti. Questโinvito non va oscurato in nessuna circostanza! Tutte le virtรน sono al servizio di questa risposta di amore. Se tale invito non risplende con forza e attrattiva, lโedificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo รจ il nostro peggior pericolo. Poichรฉ allora non sarร propriamente il Vangelo ciรฒ che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrร il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere piรน โil profumo del Vangeloโ.
IV.โLa missione che si incarna nei limiti umani
40. La Chiesa, che รจ discepola missionaria, ha bisogno di crescere nella sua interpretazione della Parola rivelata e nella sua comprensione della veritร . Il compito degli esegeti e dei teologi aiuta a maturare ยซil giudizio della Chiesaยป.[42] In altro modo lo fanno anche le altre scienze. Riferendosi alle scienze sociali, per esempio, Giovanni Paolo II ha detto che la Chiesa presta attenzione ai suoi contributi ยซper ricavare indicazioni concrete che la aiutino a svolgere la sua missione di Magisteroยป.[43] Inoltre, in seno alla Chiesa vi sono innumerevoli questioni intorno alle quali si ricerca e si riflette con grande libertร . Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nellโamore, possono far crescere la Chiesa, in quanto aiutano ad esplicitare meglio il ricchissimo tesoro della Parola. A quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciรฒ puรฒ sembrare unโimperfetta dispersione. Ma la realtร รจ che tale varietร aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dellโinesauribile ricchezza del Vangelo.[44]
41. Allo stesso tempo, gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono che prestiamo una costante attenzione per cercare di esprimere le veritร di sempre in un linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novitร . Poichรฉ, nel deposito della dottrina cristiana ยซuna cosa รจ la sostanza [โฆ] e unโaltra la maniera di formulare la sua espressioneยป.[45] A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, รจ qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesรน Cristo. Con la santa intenzione di comunicare loro la veritร su Dio e sullโessere umano, in alcune occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non รจ veramente cristiano. In tal modo, siamo fedeli a una formulazione ma non trasmettiamo la sostanza. Questo รจ il rischio piรน grave. Ricordiamo che ยซlโespressione della veritร puรฒ essere multiforme, e il rinnovamento delle forme di espressione si rende necessario per trasmettere allโuomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significatoยป.[46]
42. Questo ha una grande rilevanza nellโannuncio del Vangelo, se veramente abbiamo a cuore di far percepire meglio la sua bellezza e di farla accogliere da tutti. Ad ogni modo, non potremo mai rendere gli insegnamenti della Chiesa qualcosa di facilmente comprensibile e felicemente apprezzato da tutti. La fede conserva sempre un aspetto di croce, qualche oscuritร che non toglie fermezza alla sua adesione. Vi sono cose che si comprendono e si apprezzano solo a partire da questa adesione che รจ sorella dellโamore, al di lร della chiarezza con cui se ne possano cogliere le ragioni e gli argomenti. Per questo occorre ricordare che ogni insegnamento della dottrina deve situarsi nellโatteggiamento evangelizzatore che risvegli lโadesione del cuore con la vicinanza, lโamore e la testimonianza.
43. Nel suo costante discernimento, la Chiesa puรฒ anche giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono piรน interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non รจ di solito percepito adeguatamente. Possono essere belle, perรฒ ora non rendono lo stesso servizio in ordine alla trasmissione del Vangelo. Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma che non hanno piรน la stessa forza educativa come canali di vita. San Tommaso dโAquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio ยซsono pochissimiยป.[47] Citando santโAgostino, notava che i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione ยซper non appesantire la vita ai fedeliยป e trasformare la nostra religione in una schiavitรน, quando ยซla misericordia di Dio ha voluto che fosse liberaยป.[48] Questo avvertimento, fatto diversi secoli fa, ha una tremenda attualitร . Dovrebbe essere uno dei criteri da considerare al momento di pensare una riforma della Chiesa e della sua predicazione che permetta realmente di giungere a tutti.
44. Dโaltra parte, tanto i Pastori come tutti i fedeli che accompagnano i loro fratelli nella fede o in un cammino di apertura a Dio, non possono dimenticare ciรฒ che con tanta chiarezza insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: ยซLโimputabilitร e la responsabilitร di unโazione possono essere sminuite o annullate dallโignoranza, dallโinavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure socialiยป.[49]
Pertanto, senza sminuire il valore dellโideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno.[50] Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non devโessere una sala di tortura bensรฌ il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, puรฒ essere piรน gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltร . A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dellโamore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di lร dei suoi difetti e delle sue cadute.
45. Vediamo cosรฌ che lโimpegno evangelizzatore si muove tra i limiti del linguaggio e delle circostanze. Esso cerca sempre di comunicare meglio la veritร del Vangelo in un contesto determinato, senza rinunciare alla veritร , al bene e alla luce che puรฒ apportare quando la perfezione non รจ possibile. Un cuore missionario รจ consapevole di questi limiti e si fa ยซdebole con i deboli [โฆ] tutto per tuttiยป (1 Cor 9,22). Mai si chiude, mai si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per la rigiditร autodifensiva. Sa che egli stesso deve crescere nella comprensione del Vangelo e nel discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora non rinuncia al bene possibile, benchรฉ corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada.
46. La Chiesa โin uscitaโ รจ una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte รจ meglio rallentare il passo, mettere da parte lโansietร per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi รจ rimasto al bordo della strada. A volte รจ come il padre del figlio prodigo, che rimane con le porte aperte perchรฉ quando ritornerร possa entrare senza difficoltร .
47. La Chiesa รจ chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura รจ avere dappertutto chiese con le porte aperte. Cosรฌ che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerร con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunitร , e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che รจ โla portaโ, il Battesimo. LโEucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non รจ un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.[51] Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non รจ una dogana, รจ la casa paterna dove cโรจ posto per ciascuno con la sua vita faticosa.
48. Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Perรฒ chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensรฌ soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, ยซcoloro che non hanno da ricambiartiยป (Lc 14,14). Non devono restare dubbi nรฉ sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, ยซi poveri sono i destinatari privilegiati del Vangeloยป,[52] e lโevangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi รจ segno del Regno che Gesรน รจ venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
49. Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesรน Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciรฒ che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comoditร di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza รจ che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dellโamicizia con Gesรน Cristo, senza una comunitร di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Piรน della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori cโรจ una moltitudine affamata e Gesรน ci ripete senza sosta: ยซVoi stessi date loro da mangiareยป (Mc 6,37).
CAPITOLO SECONDO
NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO
50. Prima di parlare di alcune questioni fondamentali relative allโazione evangelizzatrice, conviene ricordare brevemente qual รจ il contesto nel quale ci tocca vivere ed operare. Oggi si suole parlare di un โeccesso diagnosticoโ, che non sempre รจ accompagnato da proposte risolutive e realmente applicabili. Dโaltra parte, neppure ci servirebbe uno sguardo puramente sociologico, che abbia la pretesa di abbracciare tutta la realtร con la sua metodologia in una maniera solo ipoteticamente neutra ed asettica. Ciรฒ che intendo offrire va piuttosto nella linea di un discernimento evangelico. ร lo sguardo del discepolo missionario che ยซsi nutre della luce e della forza dello Spirito Santoยป.[53]
51. Non รจ compito del Papa offrire unโanalisi dettagliata e completa sulla realtร contemporanea, ma esorto tutte le comunitร ad avere una ยซsempre vigile capacitร di studiare i segni dei tempiยป.[54] Si tratta di una responsabilitร grave, giacchรฉ alcune realtร del presente, se non trovano buone soluzioni, possono innescare processi di disumanizzazione da cui รจ poi difficile tornare indietro. ร opportuno chiarire ciรฒ che puรฒ essere un frutto del Regno e anche ciรฒ che nuoce al progetto di Dio. Questo implica non solo riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, ma โ e qui sta la cosa decisiva โ scegliere quelle dello spirito buono e respingere quelle dello spirito cattivo. Do per presupposte le diverse analisi che hanno offerto gli altri documenti del Magistero universale, cosรฌ come quelle proposte dagli Episcopati regionali e nazionali. In questa Esortazione intendo solo soffermarmi brevemente, con uno sguardo pastorale, su alcuni aspetti della realtร che possono arrestare o indebolire le dinamiche del rinnovamento missionario della Chiesa, sia perchรฉ riguardano la vita e la dignitร del popolo di Dio, sia perchรฉ incidono anche sui soggetti che in modo piรน diretto fanno parte delle istituzioni ecclesiali e svolgono compiti di evangelizzazione.
I. Alcune sfide del mondo attuale
52. Lโumanitร vive in questo momento una svolta storica che possiamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone, per esempio nellโambito della salute, dellโeducazione e della comunicazione. Non possiamo tuttavia dimenticare che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietร , con conseguenze funeste. Aumentano alcune patologie. Il timore e la disperazione si impadroniscono del cuore di numerose persone, persino nei cosiddetti paesi ricchi. La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, lโinequitร diventa sempre piรน evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignitร . Questo cambiamento epocale รจ stato causato dai balzi enormi che, per qualitร , quantitร , velocitร e accumulazione, si verificano nel progresso scientifico, nelle innovazioni tecnologiche e nelle loro rapide applicazioni in diversi ambiti della natura e della vita. Siamo nellโera della conoscenza e dellโinformazione, fonte di nuove forme di un potere molto spesso anonimo.
No a unโeconomia dellโesclusione
53. Cosรฌ come il comandamento โnon uccidereโ pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire โno a unโeconomia dellโesclusione e della inequitร โ. Questa economia uccide. Non รจ possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo รจ esclusione. Non si puรฒ piรน tollerare il fatto che si getti il cibo, quando cโรจ gente che soffre la fame. Questo รจ inequitร . Oggi tutto entra nel gioco della competitivitร e della legge del piรน forte, dove il potente mangia il piรน debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera lโessere umano in se stesso come un bene di consumo, che si puรฒ usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello โscartoโ che, addirittura, viene promossa. Non si tratta piรน semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dellโoppressione, ma di qualcosa di nuovo: con lโesclusione resta colpita, nella sua stessa radice, lโappartenenza alla societร in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensรฌ si sta fuori. Gli esclusi non sono โsfruttatiโ ma rifiuti, โavanziโ.
54. In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della โricaduta favorevoleโ, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sรฉ una maggiore equitร e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non รจ mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontร di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si รจ sviluppata una globalizzazione dellโindifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo piรน davanti al dramma degli altri nรฉ ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilitร a noi estranea che non ci compete. La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilitร ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.
No alla nuova idolatria del denaro
55. Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poichรฉ accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre societร . La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi รจ una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dellโessere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. Lโadorazione dellโantico vitello dโoro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e lโeconomia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce lโessere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.
56. Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre piรน distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono lโautonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciรฒ negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilitร praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere dโacquisto. A tutto ciรฒ si aggiunge una corruzione ramificata e unโevasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dellโavere non conosce limiti. In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come lโambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta.
No a un denaro che governa invece di servire
57. Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dellโetica e il rifiuto di Dio. Allโetica si guarda di solito con un certo disprezzo beffardo. La si considera controproducente, troppo umana, perchรฉ relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poichรฉ condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In definitiva, lโetica rimanda a un Dio che attende una risposta impegnativa, che si pone al di fuori delle categorie del mercato. Per queste, se assolutizzate, Dio รจ incontrollabile, non manipolabile, persino pericoloso, in quanto chiama lโessere umano alla sua piena realizzazione e allโindipendenza da qualunque tipo di schiavitรน. Lโetica โ unโetica non ideologizzata โ consente di creare un equilibrio e un ordine sociale piรน umano. In tal senso, esorto gli esperti finanziari e i governanti dei vari Paesi a considerare le parole di un saggio dellโantichitร : ยซโ Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loroโ ยป.[55]
58. Una riforma finanziaria che non ignori lโetica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificitร di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha lโobbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietร disinteressata e ad un ritorno dellโeconomia e della finanza ad unโetica in favore dellโessere umano.
No allโinequitร che genera violenza
59. Oggi da molte parti si reclama maggiore sicurezza. Ma fino a quando non si eliminano lโesclusione e lโinequitร nella societร e tra i diversi popoli sarร impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni piรน povere, ma, senza uguaglianza di opportunitร , le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherร lโesplosione. Quando la societร โ locale, nazionale o mondiale โ abbandona nella periferia una parte di sรฉ, non vi saranno programmi politici, nรฉ forze dellโordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillitร . Ciรฒ non accade soltanto perchรฉ lโinequitร provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensรฌ perchรฉ il sistema sociale ed economico รจ ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, cosรฌ il male a cui si acconsente, cioรจ lโingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire. Se ogni azione ha delle conseguenze, un male annidato nelle strutture di una societร contiene sempre un potenziale di dissoluzione e di morte. ร il male cristallizzato nelle strutture sociali ingiuste, a partire dal quale non ci si puรฒ attendere un futuro migliore. Siamo lontani dalla cosiddetta โfine della storiaโ, giacchรฉ le condizioni di uno sviluppo sostenibile e pacifico non sono ancora adeguatamente impiantate e realizzate.
60. I meccanismi dellโeconomia attuale promuovono unโesasperazione del consumo, ma risulta che il consumismo sfrenato, unito allโinequitร , danneggia doppiamente il tessuto sociale. In tal modo la disparitร sociale genera prima o poi una violenza che la corsa agli armamenti non risolve nรฉ risolverร mai. Essa serve solo a cercare di ingannare coloro che reclamano maggiore sicurezza, come se oggi non sapessimo che le armi e la repressione violenta, invece di apportare soluzioni, creano nuovi e peggiori conflitti. Alcuni semplicemente si compiacciono incolpando i poveri e i paesi poveri dei propri mali, con indebite generalizzazioni, e pretendono di trovare la soluzione in una โeducazioneโ che li tranquillizzi e li trasformi in esseri addomesticati e inoffensivi. Questo diventa ancora piรน irritante se gli esclusi vedono crescere questo cancro sociale che รจ la corruzione profondamente radicata in molti Paesi โ nei governi, nellโimprenditoria e nelle istituzioni โ qualunque sia lโideologia politica dei governanti.
61. Evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi.[56] A volte queste si manifestano in autentici attacchi alla libertร religiosa o in nuove situazioni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza. In molti luoghi si tratta piuttosto di una diffusa indifferenza relativista, connessa con la disillusione e la crisi delle ideologie verificatasi come reazione a tutto ciรฒ che appare totalitario. Ciรฒ non danneggia solo la Chiesa, ma la vita sociale in genere. Riconosciamo che una cultura, in cui ciascuno vuole essere portatore di una propria veritร soggettiva, rende difficile che i cittadini desiderino partecipare ad un progetto comune che vada oltre gli interessi e i desideri personali.
62. Nella cultura dominante, il primo posto รจ occupato da ciรฒ che รจ esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio. Il reale cede il posto allโapparenza. In molti Paesi, la globalizzazione ha comportato un accelerato deterioramento delle radici culturali con lโinvasione di tendenze appartenenti ad altre culture, economicamente sviluppate ma eticamente indebolite. Cosรฌ si sono espressi in diversi Sinodi i Vescovi di vari continenti. I Vescovi africani, ad esempio, riprendendo lโEnciclica Sollicitudo rei socialis, alcuni anni fa hanno segnalato che molte volte si vuole trasformare i Paesi dellโAfrica in semplici ยซpezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco. Ciรฒ si verifica spesso anche nel campo dei mezzi di comunicazione sociale, i quali, essendo per lo piรน gestiti da centri del Nord del mondo, non sempre tengono in debita considerazione le prioritร e i problemi propri di questi paesi nรฉ rispettano la loro fisionomia culturaleยป.[57] Allo stesso modo, i Vescovi dellโAsia hanno sottolineato ยซle influenze che dallโesterno vengono esercitate sulle culture asiatiche. Stanno emergendo nuove forme di comportamento che sono il risultato di una eccessiva esposizione ai mezzi di comunicazione […] Conseguenza di ciรฒ รจ che gli aspetti negativi delle industrie dei media e dellโintrattenimento minacciano i valori tradizionaliยป.[58]
63. La fede cattolica di molti popoli si trova oggi di fronte alla sfida della proliferazione di nuovi movimenti religiosi, alcuni tendenti al fondamentalismo ed altri che sembrano proporre una spiritualitร senza Dio. Questo รจ, da un lato, il risultato di una reazione umana di fronte alla societร materialista, consumista e individualista e, dallโaltro, un approfittare delle carenze della popolazione che vive nelle periferie e nelle zone impoverite, che sopravvive in mezzo a grandi dolori umani e cerca soluzioni immediate per le proprie necessitร . Questi movimenti religiosi, che si caratterizzano per la loro sottile penetrazione, vengono a colmare, allโinterno dellโindividualismo imperante, un vuoto lasciato dal razionalismo secolarista. Inoltre, รจ necessario che riconosciamo che, se parte della nostra gente battezzata non sperimenta la propria appartenenza alla Chiesa, ciรฒ si deve anche ad alcune strutture e ad un clima poco accoglienti in alcune delle nostre parrocchie e comunitร , o a un atteggiamento burocratico per rispondere ai problemi, semplici o complessi, della vita dei nostri popoli. In molte parti cโรจ un predominio dellโaspetto amministrativo su quello pastorale, come pure una sacramentalizzazione senza altre forme di evangelizzazione.
64. Il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa allโambito privato e intimo. Inoltre, con la negazione di ogni trascendenza, ha prodotto una crescente deformazione etica, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo, che danno luogo ad un disorientamento generalizzato, specialmente nella fase dellโadolescenza e della giovinezza, tanto vulnerabile dai cambiamenti. Come bene osservano i Vescovi degli Stati Uniti dโAmerica, mentre la Chiesa insiste sullโesistenza di norme morali oggettive, valide per tutti, ยซci sono coloro che presentano questo insegnamento, come ingiusto, ossia opposto ai diritti umani basilari. Tali argomentazioni scaturiscono solitamente da una forma di relativismo morale, che si unisce, non senza inconsistenza, a una fiducia nei diritti assoluti degli individui. In questโottica, si percepisce la Chiesa come se promuovesse un pregiudizio particolare e come se interferisse con la libertร individualeยป.[59] Viviamo in una societร dellโinformazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci ad una tremenda superficialitร al momento di impostare le questioni morali. Di conseguenza, si rende necessaria unโeducazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori.
65. Nonostante tutta la corrente secolarista che invade le societร , in molti Paesi โ anche dove il cristianesimo รจ in minoranza โ la Chiesa Cattolica รจ unโistituzione credibile davanti allโopinione pubblica, affidabile per quanto concerne lโambito della solidarietร e della preoccupazione per i piรน indigenti. In ripetute occasioni, essa ha servito come mediatrice per favorire la soluzione di problemi che riguardano la pace, la concordia, lโambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili, ecc. E quanto grande รจ il contributo delle scuole e delle universitร cattoliche nel mondo intero! ร molto positivo che sia cosรฌ. Perรฒ ci costa mostrare che, quando poniamo sul tappeto altre questioni che suscitano minore accoglienza pubblica, lo facciamo per fedeltร alle medesime convinzioni sulla dignitร della persona umana e il bene comune.
66. La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunitร e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilitร dei legami diventa particolarmente grave perchรฉ si tratta della cellula fondamentale della societร , del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che puรฒ costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilitร di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla societร supera il livello dellโemotivitร e delle necessitร contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce ยซdal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profonditร dellโimpegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totaleยป.[60]
67. Lโindividualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilitร dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. Lโazione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali. Mentre nel mondo, specialmente in alcuni Paesi, riappaiono diverse forme di guerre e scontri, noi cristiani insistiamo nella proposta di riconoscere lโaltro, di sanare le ferite, di costruire ponti, stringere relazioni e aiutarci ยซa portare i pesi gli uni degli altriยป (Gal 6,2). Dโaltra parte, oggi nascono molte forme di associazione per la difesa di diritti e per il raggiungimento di nobili obiettivi. In tal modo si manifesta una sete di partecipazione di numerosi cittadini che vogliono essere costruttori del progresso sociale e culturale.
Sfide dellโinculturazione della fede
68. Il sostrato cristiano di alcuni popoli โ soprattutto occidentali โ รจ una realtร viva. Qui troviamo, specialmente tra i piรน bisognosi, una riserva morale che custodisce valori di autentico umanesimo cristiano. Uno sguardo di fede sulla realtร non puรฒ dimenticare di riconoscere ciรฒ che semina lo Spirito Santo. Significherebbe non avere fiducia nella sua azione libera e generosa pensare che non ci sono autentici valori cristiani lร dove una gran parte della popolazione ha ricevuto il Battesimo ed esprime la sua fede e la sua solidarietร fraterna in molteplici modi. Qui bisogna riconoscere molto piรน che dei โsemi del Verboโ, poichรฉ si tratta di unโautentica fede cattolica con modalitร proprie di espressione e di appartenenza alla Chiesa. Non รจ bene ignorare la decisiva importanza che riveste una cultura segnata dalla fede, perchรฉ questa cultura evangelizzata, al di lร dei suoi limiti, ha molte piรน risorse di una semplice somma di credenti posti dinanzi agli attacchi del secolarismo attuale. Una cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e di solidarietร che possono provocare lo sviluppo di una societร piรน giusta e credente, e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine.
69. ร imperioso il bisogno di evangelizzare le culture per inculturare il Vangelo. Nei Paesi di tradizione cattolica si tratterร di accompagnare, curare e rafforzare la ricchezza che giร esiste, e nei Paesi di altre tradizioni religiose o profondamente secolarizzati si tratterร di favorire nuovi processi di evangelizzazione della cultura, benchรฉ presuppongano progetti a lunghissimo termine. Non possiamo, tuttavia, ignorare che sempre cโรจ un appello alla crescita. Ogni cultura e ogni gruppo sociale necessita di purificazione e maturazione. Nel caso di culture popolari di popolazioni cattoliche, possiamo riconoscere alcune debolezze che devono ancora essere sanate dal Vangelo: il maschilismo, lโalcolismo, la violenza domestica, una scarsa partecipazione allโEucaristia, credenze fataliste o superstiziose che fanno ricorrere alla stregoneria, eccetera. Ma รจ proprio la pietร popolare il miglior punto di partenza per sanarle e liberarle.
70. ร anche vero che a volte lโaccento, piรน che sullโimpulso della pietร cristiana, si pone su forme esteriori di tradizioni di alcuni gruppi, o in ipotetiche rivelazioni private che si assolutizzano. Esiste un certo cristianesimo fatto di devozioni, proprio di un modo individuale e sentimentale di vivere la fede, che in realtร non corrisponde
ad unโautentica โpietร popolareโ. Alcuni promuovono queste espressioni senza preoccuparsi della promozione sociale e della formazione dei fedeli, e in certi casi lo fanno per ottenere benefici economici o qualche potere sugli altri. Nemmeno possiamo ignorare che, negli ultimi decenni, si รจ prodotta una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico. ร innegabile che molti si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione cattolica, che aumentano i genitori che non battezzano i figli e non insegnano loro a pregare, e che cโรจ un certo esodo verso altre comunitร di fede. Alcune cause di questa rottura sono: la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, lโinflusso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato, la mancanza di accompagnamento pastorale dei piรน poveri, lโassenza di unโaccoglienza cordiale nelle nostre istituzioni e la nostra difficoltร di ricreare lโadesione mistica della fede in uno scenario religioso plurale.
71. La nuova Gerusalemme, la Cittร santa (cfr Ap 21,2-4), รจ la meta verso cui รจ incamminata lโintera umanitร . ร interessante che la rivelazione ci dica che la pienezza dellโumanitร e della storia si realizza in una cittร . Abbiamo bisogno di riconoscere la cittร a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietร , la fraternitร , il desiderio di bene, di veritร , di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso.
72. Nella cittร , lโaspetto religioso รจ mediato da diversi stili di vita, da costumi associati a un senso del tempo, del territorio e delle relazioni che differisce dallo stile delle popolazioni rurali. Nella vita di ogni giorno i cittadini molte volte lottano per sopravvivere e, in questa lotta, si cela un senso profondo dellโesistenza che di solito implica anche un profondo senso religioso. Dobbiamo contemplarlo per ottenere un dialogo come quello che il Signore realizzรฒ con la Samaritana, presso il pozzo, dove lei cercava di saziare la sua sete (cfr Gv 4,7-26).
73. Nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane dove il cristiano non suole piรน essere promotore o generatore di senso, ma che riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesรน. Una cultura inedita palpita e si progetta nella cittร . Il Sinodo ha constatato che oggi le trasformazioni di queste grandi aree e la cultura che esprimono sono un luogo privilegiato della nuova evangelizzazione.[61] Ciรฒ richiede di immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, piรน attraenti e significative per le popolazioni urbane. Gli ambienti rurali, a causa dellโinflusso dei mezzi di comunicazione di massa, non sono estranei a queste trasformazioni culturali che operano anche mutamenti significativi nei loro modi di vivere.
74. Si rende necessaria unโevangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con lโambiente, e che susciti i valori fondamentali. ร necessario arrivare lร dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesรน i nuclei piรน profondi dellโanima delle cittร . Non bisogna dimenticare che la cittร รจ un ambito multiculturale. Nelle grandi cittร si puรฒ osservare un tessuto connettivo in cui gruppi di persone condividono le medesime modalitร di sognare la vita e immaginari simili e si costituiscono in nuovi settori umani, in territori culturali, in cittร invisibili. Svariate forme culturali convivono di fatto, ma esercitano molte volte pratiche di segregazione e di violenza. La Chiesa รจ chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile. Dโaltra parte, vi sono cittadini che ottengono i mezzi adeguati per lo sviluppo della vita personale e familiare, perรฒ sono moltissimi i โnon cittadiniโ, i โcittadini a metร โ o gli โavanzi urbaniโ. La cittร produce una sorta di permanente ambivalenza, perchรฉ, mentre offre ai suoi cittadini infinite possibilitร , appaiono anche numerose difficoltร per il pieno sviluppo della vita di molti. Questa contraddizione provoca sofferenze laceranti. In molte parti del mondo, le cittร sono scenari di proteste di massa dove migliaia di abitanti reclamano libertร , partecipazione, giustizia e varie rivendicazioni che, se non vengono adeguatamente interpretate, non si potranno mettere a tacere con la forza.
75. Non possiamo ignorare che nelle cittร facilmente si incrementano il traffico di droga e di persone, lโabuso e lo sfruttamento di minori, lโabbandono di anziani e malati, varie forme di corruzione e di criminalitร . Al tempo stesso, quello che potrebbe essere un prezioso spazio di incontro e di solidarietร , spesso si trasforma nel luogo della fuga e della sfiducia reciproca. Le case e i quartieri si costruiscono piรน per isolare e proteggere che per collegare e integrare. La proclamazione del Vangelo sarร una base per ristabilire la dignitร della vita umana in questi contesti, perchรฉ Gesรน vuole spargere nelle cittร vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Il senso unitario e completo della vita umana che il Vangelo propone รจ il miglior rimedio ai mali della cittร , sebbene dobbiamo considerare che un programma e uno stile uniforme e rigido di evangelizzazione non sono adatti per questa realtร . Ma vivere fino in fondo ciรฒ che รจ umano e introdursi nel cuore delle sfide come fermento di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi cittร , migliora il cristiano e feconda la cittร .
II. Tentazioni degli operatori pastorali
76. Sento una gratitudine immensa per lโimpegno di tutti coloro che lavorano nella Chiesa. Non voglio soffermarmi ora ad esporre le attivitร dei diversi operatori pastorali, dai vescovi fino al piรน umile e nascosto dei servizi ecclesiali. Mi piacerebbe piuttosto riflettere sulle sfide che tutti loro devono affrontare nel contesto dellโattuale cultura globalizzata. Perรฒ, devo dire in primo luogo e come dovere di giustizia, che lโapporto della Chiesa nel mondo attuale รจ enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi piรน poveri della Terra, o si prodigano nellโeducazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano lโimmenso amore per lโumanitร ispiratoci dal Dio fatto uomo. Ringrazio per il bellโesempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare lโegoismo per spendermi di piรน.
77. Ciononostante, come figli di questa epoca, tutti siamo in qualche modo sotto lโinflusso della cultura attuale globalizzata, che, pur presentandoci valori e nuove possibilitร , puรฒ anche limitarci, condizionarci e persino farci ammalare. Riconosco che abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali, ยซluoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesรน crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande piรน profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profonditร con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e socialiยป.[62] Al tempo stesso, desidero richiamare lโattenzione su alcune tentazioni che specialmente oggi colpiscono gli operatori pastorali.
Sรฌ alla sfida di una spiritualitร missionaria
78. Oggi si puรฒ riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identitร . Nel medesimo tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano lโincontro con gli altri, lโimpegno nel mondo, la passione per lโevangelizzazione. Cosรฌ, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione, sebbene preghino, unโaccentuazione dellโindividualismo, una crisi dโidentitร e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano lโuno con lโaltro.
79. La cultura mediatica e qualche ambiente intellettuale a volte trasmettono una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa, e un certo disincanto. Come conseguenza, molti operatori pastorali, benchรฉ preghino, sviluppano una sorta di complesso di inferioritร , che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identitร cristiana e le loro convinzioni. Si produce allora un circolo vizioso, perchรฉ cosรฌ non sono felici di quello che sono e di quello che fanno, non si sentono identificati con la missione evangelizzatrice, e questo indebolisce lโimpegno. Finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri e per avere quello che gli altri possiedono. In questo modo il compito dellโevangelizzazione diventa forzato e si dedicano ad esso pochi sforzi e un tempo molto limitato.
80. Si sviluppa negli operatori pastorali, al di lร dello stile spirituale o della peculiare linea di pensiero che possono avere, un relativismo ancora piรน pericoloso di quello dottrinale. Ha a che fare con le scelte piรน profonde e sincere che determinano una forma di vita. Questo relativismo pratico consiste nellโagire come se Dio non esistesse, decidere come se i poveri non esistessero, sognare come gli altri non esistessero, lavorare come se quanti non hanno ricevuto lโannuncio non esistessero. ร degno di nota il fatto che, persino chi apparentemente dispone di solide convinzioni dottrinali e spirituali, spesso cade in uno stile di vita che porta ad attaccarsi a sicurezze economiche, o a spazi di potere e di gloria umana che ci si procura in qualsiasi modo, invece di dare la vita per gli altri nella missione. Non lasciamoci rubare lโentusiasmo missionario!
81. Quando abbiamo piรน bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, รจ diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Ma qualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta allโamore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi. Alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e rimangono avvolti in unโaccidia paralizzante.
82. Il problema non sempre รจ lโeccesso di attivitร , ma soprattutto sono le attivitร vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualitร che permei lโazione e la renda desiderabile. Da qui deriva che i doveri stanchino piรน di quanto sia ragionevole, e a volte facciano ammalare. Non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta e, in definitiva, non accettata. Questa accidia pastorale puรฒ avere diverse origini. Alcuni vi cadono perchรฉ portano avanti progetti irrealizzabili e non vivono volentieri quello che con tranquillitร potrebbero fare. Altri, perchรฉ non accettano la difficile evoluzione dei processi e vogliono che tutto cada dal cielo. Altri, perchรฉ si attaccano ad alcuni progetti o a sogni di successo coltivati dalla loro vanitร . Altri, per aver perso il contatto reale con la gente, in una spersonalizzazione della pastorale che porta a prestare maggiore attenzione allโorganizzazione che alle persone, cosรฌ che li entusiasma piรน la โtabella di marciaโ che la marcia stessa. Altri cadono nellโaccidia perchรฉ non sanno aspettare, vogliono dominare il ritmo della vita. Lโansia odierna di arrivare a risultati immediati fa sรฌ che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una croce.
83. Cosรฌ prende forma la piรน grande minaccia, che ยซรจ il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalitร , mentre in realtร la fede si va logorando e degenerando nella meschinitร ยป.[63] Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtร , dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come ยซil piรน prezioso degli elisir del demonioยป.[64] Chiamati ad illuminare e a comunicare vita, alla fine si lasciano affascinare da cose che generano solamente oscuritร e stanchezza interiore, e che debilitano il dinamismo apostolico. Per tutto ciรฒ mi permetto di insistere: non lasciamoci rubare la gioia dellโevangelizzazione!
84. La gioia del Vangelo รจ quella che niente e nessuno ci potrร mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo โ e quelli della Chiesa โ non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. Inoltre, lo sguardo di fede รจ capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo allโoscuritร , senza dimenticare che ยซdove abbondรฒ il peccato, sovrabbondรฒ la graziaยป (Rm 5,20). La nostra fede รจ sfidata a intravedere il vino in cui lโacqua puรฒ essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania. A cinquantโanni dal Concilio Vaticano II, anche se proviamo dolore per le miserie della nostra epoca e siamo lontani da ingenui ottimismi, il maggiore realismo non deve significare minore fiducia nello Spirito nรฉ minore generositร . In questo senso, possiamo tornare ad ascoltare le parole del beato Giovanni XXIII in quella memorabile giornata dellโ11 ottobre 1962: ยซNon senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengono riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano perรฒ i fatti senza sufficiente obiettivitร nรฉ prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della societร umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai […] A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale lโumanitร sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso lโopera degli uomini, e spesso al di lร delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesaยป.[65]
85. Una delle tentazioni piรน serie che soffocano il fervore e lโaudacia รจ il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno puรฒ intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metร della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilitร , bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: ยซTi basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezzaยป (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano รจ sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso รจ vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta รจ fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica.
86. ร evidente che in alcuni luoghi si รจ prodotta una โdesertificazioneโ spirituale, frutto del progetto di societร che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Lรฌ ยซil mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra supersfruttata che si trasforma in sabbiaยป.[66] In altri Paesi, la resistenza violenta al cristianesimo obbliga i cristiani a vivere la loro fede quasi di nascosto nel Paese che amano. Questa รจ unโaltra forma molto dolorosa di deserto. Anche la propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quellโambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma ยซรจ proprio a partire dallโesperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciรฒ che รจ essenziale per vivere; cosรฌ nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto cโรจ bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e cosรฌ tengono viva la speranzaยป.[67] In ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri. A volte lโanfora si trasforma in una pesante croce, ma รจ proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si รจ consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza!
Sรฌ alle relazioni nuove generate da Gesรน Cristo
87. Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la โmisticaโ di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un poโ caotica che puรฒ trasformarsi in una vera esperienza di fraternitร , in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilitร di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilitร di incontro e di solidarietร tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sรฉ stessi significa assaggiare lโamaro veleno dellโimmanenza, e lโumanitร avrร la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo.
88. Lโideale cristiano inviterร sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei piรน intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perchรฉ, cosรฌ come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dellโincontro con il volto dellโaltro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. Lโautentica fede nel Figlio di Dio fatto carne รจ inseparabile dal dono di sรฉ, dallโappartenenza alla comunitร , dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza.
89. Lโisolamento, che รจ una versione dellโimmanentismo, si puรฒ esprimere in una falsa autonomia che esclude Dio e che perรฒ puรฒ anche trovare nel religioso una forma di consumismo spirituale alla portata del suo morboso individualismo. Il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui. Ma piรน dellโateismo, oggi abbiamo di fronte la sfida di rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perchรฉ non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesรน Cristo senza carne e senza impegno con lโaltro. Se non trovano nella Chiesa una spiritualitร che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla feconditร missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano nรฉ danno gloria a Dio.
90. Le forme proprie della religiositร popolare sono incarnate, perchรฉ sono sgorgate dallโincarnazione della fede cristiana in una cultura popolare. Per ciรฒ stesso esse includono una relazione personale, non con energie armonizzanti ma con Dio, con Gesรน Cristo, con Maria, con un santo. Hanno carne, hanno volti. Sono adatte per alimentare potenzialitร relazionali e non tanto fughe individualiste. In altri settori delle nostre societร cresce la stima per diverse forme di โspiritualitร del benessereโ senza comunitร , per una โteologia della prosperitร โ senza impegni fraterni, o per esperienze soggettive senza volto, che si riducono a una ricerca interiore immanentista.
91. Una sfida importante รจ mostrare che la soluzione non consisterร mai nel fuggire da una relazione personale e impegnata con Dio, che al tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo รจ ciรฒ che accade oggi quando i credenti fanno in modo di nascondersi e togliersi dalla vista degli altri, e quando sottilmente scappano da un luogo allโaltro o da un compito allโaltro, senza creare vincoli profondi e stabili: ยซImaginatio locorum et mutatio multos fefellitยป.[68] ร un falso rimedio che fa ammalare il cuore e a volte il corpo. ร necessario aiutare a riconoscere che lโunica via consiste nellโimparare a incontrarsi con gli altri con lโatteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesรน nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. ร anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesรน crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternitร .[69]
92. Lรฌ sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, รจ una fraternitร mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi allโamore di Dio, che sa aprire il cuore allโamore divino per cercare la felicitร degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche lร dove sono un ยซpiccolo greggeยป (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunitร che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova.[70] Non lasciamoci rubare la comunitร !
93. La mondanitร spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiositร e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. ร quello che il Signore rimproverava ai Farisei: ยซE come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dallโunico Dio?ยป (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare ยซi propri interessi, non quelli di Gesรน Cristoยป (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che รจ legata alla ricerca dellโapparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e allโesterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, ยซsarebbe infinitamente piรน disastrosa di qualunque altra mondanitร semplicemente moraleยป.[71]
94. Questa mondanitร puรฒ alimentarsi specialmente in due modi profondamente connessi tra loro. Uno รจ il fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nellโimmanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti. Lโaltro รจ il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perchรฉ osservano determinate norme o perchรฉ sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. ร una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dร luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare lโaccesso alla grazia si consumano le energie nel controllare. In entrambi i casi, nรฉ Gesรน Cristo nรฉ gli altri interessano veramente. Sono manifestazioni di un immanentismo antropocentrico. Non รจ possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore.
95. Questa oscura mondanitร si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di โdominare lo spazio della Chiesaโ. In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. In altri, la medesima mondanitร spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o in una vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, o in unโattrazione per le dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale. Si puรฒ anche tradurre in diversi modi di mostrarsi a se stessi coinvolti in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene, ricevimenti. Oppure si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non รจ il Popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione. In tutti i casi, รจ priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di รฉlite, non va realmente in cerca dei lontani nรฉ delle immense moltitudini assetate di Cristo. Non cโรจ piรน fervore evangelico, ma il godimento spurio di un autocompiacimento egocentrico.
96. In questo contesto, si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere. Quante volte sogniamo piani apostolici espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti! Cosรฌ neghiamo la nostra storia di Chiesa, che รจ gloriosa in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso, perchรฉ ogni lavoro รจ โsudore della nostra fronteโ. Invece ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di โquello che si dovrebbe fareโ โ il peccato del โsi dovrebbe fareโ โ come maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo allโesterno. Coltiviamo la nostra immaginazione senza limiti e perdiamo il contatto con la realtร sofferta del nostro popolo fedele.
97. Chi รจ caduto in questa mondanitร guarda dallโalto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed รจ ossessionato dallโapparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore allโorizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciรฒ, non impara dai propri peccati nรฉ รจ autenticamente aperto al perdono. ร una tremenda corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sรฉ, di missione centrata in Gesรน Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanitร asfissiante si sana assaporando lโaria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in unโapparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!
98. Allโinterno del Popolo di Dio e nelle diverse comunitร , quante guerre! Nel quartiere, nel posto di lavoro, quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! La mondanitร spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica. Inoltre, alcuni smettono di vivere unโappartenenza cordiale alla Chiesa per alimentare uno spirito di contesa. Piรน che appartenere alla Chiesa intera, con la sua ricca varietร , appartengono a questo o quel gruppo che si sente differente o speciale.
99. Il mondo รจ lacerato dalle guerre e dalla violenza, o ferito da un diffuso individualismo che divide gli esseri umani e li pone lโuno contro lโaltro ad inseguire il proprio benessere. In vari Paesi risorgono conflitti e vecchie divisioni che si credevano in parte superate. Ai cristiani di tutte le comunitร del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: ยซDa questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altriยป (Gv 13,35). ร quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesรน al Padre: ยซSiano una sola cosa โฆ in noi โฆ perchรฉ il mondo credaยป (Gv 17,21). Attenzione alla tentazione dellโinvidia! Siamo sulla stessa barca e andiamo verso lo stesso porto! Chiediamo la grazia di rallegrarci dei frutti degli altri, che sono di tutti.
100. A coloro che sono feriti da antiche divisioni risulta difficile accettare che li esortiamo al perdono e alla riconciliazione, perchรฉ pensano che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di far perdere loro memoria e ideali. Ma se vedono la testimonianza di comunitร autenticamente fraterne e riconciliate, questa รจ sempre una luce che attrae. Perciรฒ mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunitร cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?
101. Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dellโamore. Che buona cosa รจ avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di lร di tutto! Sรฌ, al di lร di tutto! A ciascuno di noi รจ diretta lโesortazione paolina: ยซNon lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il beneยป (Rm 12,21). E ancora: ยซNon stanchiamoci di fare il beneยป (Gal 6,9). Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: โSignore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per leiโ. Pregare per la persona con cui siamo irritati รจ un bel passo verso lโamore, ed รจ un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare lโideale dellโamore fraterno!
102. I laici sono semplicemente lโimmensa maggioranza del popolo di Dio. Al loro servizio cโรจ una minoranza: i ministri ordinati. ร cresciuta la coscienza dellโidentitร e della missione del laico nella Chiesa. Disponiamo di un numeroso laicato, benchรฉ non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltร allโimpegno della caritร , della catechesi, della celebrazione della fede. Ma la presa di coscienza di questa responsabilitร laicale che nasce dal Battesimo e dalla Confermazione non si manifesta nello stesso modo da tutte le parti. In alcuni casi perchรฉ non si sono formati per assumere responsabilitร importanti, in altri casi per non aver trovato spazio nelle loro Chiese particolari per poter esprimersi ed agire, a causa di un eccessivo clericalismo che li mantiene al margine delle decisioni. Anche se si nota una maggiore partecipazione di molti ai ministeri laicali, questo impegno non si riflette nella penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico. Si limita molte volte a compiti intraecclesiali senza un reale impegno per lโapplicazione del Vangelo alla trasformazione della societร . La formazione dei laici e lโevangelizzazione delle categorie professionali e intellettuali rappresentano unโimportante sfida pastorale.
103. La Chiesa riconosce lโindispensabile apporto della donna nella societร , con una sensibilitร , unโintuizione e certe capacitร peculiari che sono solitamente piรน proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzione femminile verso gli altri, che si esprime in modo particolare, anche se non esclusivo, nella maternitร . Vedo con piacere come molte donne condividono responsabilitร pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro contributo per lโaccompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma cโรจ ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile piรน incisiva nella Chiesa. Perchรฉ ยซil genio femminile รจ necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nellโambito lavorativoยป[72] e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali.
104. Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne, a partire dalla ferma convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignitร , pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono superficialmente eludere. Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nellโEucaristia, รจ una questione che non si pone in discussione, ma puรฒ diventare motivo di particolare conflitto se si identifica troppo la potestร sacramentale con il potere. Non bisogna dimenticare che quando parliamo di potestร sacerdotale ยซci troviamo nellโambito della funzione, non della dignitร e della santitร ยป.[73] Il sacerdozio ministeriale รจ uno dei mezzi che Gesรน utilizza al servizio del suo popolo, ma la grande dignitร viene dal Battesimo, che รจ accessibile a tutti. La configurazione del sacerdote con Cristo Capo โ vale a dire, come fonte principale della grazia โ non implica unโesaltazione che lo collochi in cima a tutto il resto. Nella Chiesa le funzioni ยซnon danno luogo alla superioritร degli uni sugli altriยป.[74] Di fatto, una donna, Maria, รจ piรน importante dei vescovi. Anche quando la funzione del sacerdozio ministeriale si considera โgerarchicaโ, occorre tenere ben presente che ยซรจ ordinata totalmente alla santitร delle membra di Cristoยป.[75] Sua chiave e suo fulcro non รจ il potere inteso come dominio, ma la potestร di amministrare il sacramento dellโEucaristia; da qui deriva la sua autoritร , che รจ sempre un servizio al popolo. Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciรฒ che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lรฌ dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa.
105. La pastorale giovanile, cosรฌ come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto lโurto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessitร , problematiche e ferite. A noi adulti costa ascoltarli con pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste, e imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono. Per questa stessa ragione le proposte educative non producono i frutti sperati. La proliferazione e la crescita di associazioni e movimenti prevalentemente giovanili si possono interpretare come unโazione dello Spirito che apre strade nuove in sintonia con le loro aspettative e con la ricerca di spiritualitร profonda e di un senso di appartenenza piรน concreto. ร necessario, tuttavia, rendere piรน stabile la partecipazione di queste aggregazioni allโinterno della pastorale dโinsieme della Chiesa.[76]
106. Anche se non sempre รจ facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunitร li evangelizza e li educa, e lโurgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo. Si deve riconoscere che, nellโattuale contesto di crisi dellโimpegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano โviandanti della fedeโ, felici di portare Gesรน in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!
107. In molti luoghi scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo รจ dovuto allโassenza nelle comunitร di un fervore apostolico contagioso, per cui esse non entusiasmano e non suscitano attrattiva. Dove cโรจ vita, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Persino in parrocchie dove i sacerdoti non sono molto impegnati e gioiosi, รจ la vita fraterna e fervorosa della comunitร che risveglia il desiderio di consacrarsi interamente a Dio e allโevangelizzazione, soprattutto se tale vivace comunitร prega insistentemente per le vocazioni e ha il coraggio di proporre ai suoi giovani un cammino di speciale consacrazione. Dโaltra parte, nonostante la scarsitร di vocazioni, oggi abbiamo una piรน chiara coscienza della necessitร di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio. Non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, tanto meno se queste sono legate ad insicurezza affettiva, a ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico.
108. Come ho giร detto, non ho voluto offrire unโanalisi completa, ma invito le comunitร a completare ed arricchire queste prospettive a partire dalla consapevolezza delle sfide che le riguardano direttamente o da vicino. Spero che quando lo faranno tengano conto che, ogni volta che cerchiamo di leggere nella realtร attuale i segni dei tempi, รจ opportuno ascoltare i giovani e gli anziani. Entrambi sono la speranza dei popoli. Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dellโesperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato. I giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perchรฉ portano in sรฉ le nuove tendenze dellโumanitร e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono piรน portatrici di vita nel mondo attuale.
109. Le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere lโallegria, lโaudacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!
CAPITOLO TERZO
L’ANNUNCIO DEL VANGELO
110. Dopo aver preso in considerazione alcune sfide della realtร attuale, desidero ora ricordare il compito che ci preme in qualunque epoca e luogo, perchรฉ ยซnon vi puรฒ essere vera evangelizzazione senza lโesplicita proclamazione che Gesรน รจ il Signoreยป, e senza che vi sia un ยซprimato della proclamazione di Gesรน Cristo in ogni attivitร di evangelizzazioneยป.[77] Raccogliendo le preoccupazioni dei Vescovi asiatici, Giovanni Paolo II affermรฒ che, se la Chiesa ยซdeve compiere il suo destino provvidenziale, lโevangelizzazione, come gioiosa, paziente e progressiva predicazione della morte salvifica e della Risurrezione di Gesรน Cristo, devโessere la vostra prioritร assolutaยป.[78] Questo vale per tutti.
I. Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo
111. Lโevangelizzazione รจ compito della Chiesa. Ma questo soggetto dellโevangelizzazione รจ ben piรน di una istituzione organica e gerarchica, poichรฉ anzitutto รจ un popolo in cammino verso Dio. Si tratta certamente di un mistero che affonda le sue radici nella Trinitร , ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessaria espressione istituzionale. Propongo di soffermarci un poco su questo modo dโintendere la Chiesa, che trova il suo ultimo fondamento nella libera e gratuita iniziativa di Dio.
112. La salvezza che Dio ci offre รจ opera della sua misericordia. Non esiste azione umana, per buona che possa essere, che ci faccia meritare un dono cosรฌ grande. Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sรฉ.[79] Egli invia il suo Spirito nei nostri cuori per farci suoi figli, per trasformarci e per renderci capaci di rispondere con la nostra vita al suo amore. La Chiesa รจ inviata da Gesรน Cristo come sacramento della salvezza offerta da Dio.[80] Essa, mediante la sua azione evangelizzatrice, collabora come strumento della grazia divina che opera incessantemente al di lร di ogni possibile supervisione. Lo esprimeva bene Benedetto XVI aprendo le riflessioni del Sinodo: ยซร importante sempre sapere che la prima parola, lโiniziativa vera, lโattivitร vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire โ con Lui e in Lui โ evangelizzatoriยป.[81] Il principio del primato della grazia devโessere un faro che illumina costantemente le nostre riflessioni sullโevangelizzazione.
113. Questa salvezza, che Dio realizza e che la Chiesa gioiosamente annuncia, รจ per tutti,[82] e Dio ha dato origine a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati.[83] Nessuno si salva da solo, cioรจ nรฉ come individuo isolato nรฉ con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunitร umana. Questo popolo che Dio si รจ scelto e convocato รจ la Chiesa. Gesรน non dice agli Apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di รฉlite. Gesรน dice: ยซAndate e fate discepoli tutti i popoliยป (Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa ยซnon cโรจ Giudeo nรฉ Greco… perchรฉ tutti voi siete uno in Cristo Gesรนยป (Gal 3,28). Mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, a quelli che sono timorosi e agli indifferenti: il Signore chiama anche te ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore!
114. Essere Chiesa significa essere Popolo di Dio, in accordo con il grande progetto dโamore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo allโumanitร . Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa devโessere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.
115. Questo Popolo di Dio si incarna nei popoli della Terra, ciascuno dei quali ha la propria cultura. La nozione di cultura รจ uno strumento prezioso per comprendere le diverse espressioni della vita cristiana presenti nel Popolo di Dio. Si tratta dello stile di vita di una determinata societร , del modo peculiare che hanno i suoi membri di relazionarsi tra loro, con le altre creature e con Dio. Intesa cosรฌ, la cultura comprende la totalitร della vita di un popolo.[84] Ogni popolo, nel suo divenire storico, sviluppa la propria cultura con legittima autonomia.[85] Ciรฒ si deve al fatto che la persona umana, ยซdi natura sua ha assolutamente bisogno dโuna vita socialeยป[86] ed รจ sempre riferita alla societร , dove vive un modo concreto di rapportarsi alla realtร . Lโessere umano รจ sempre culturalmente situato: ยซnatura e cultura sono quanto mai strettamente connesseยป.[87] La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve.
116. In questi due millenni di cristianesimo, innumerevoli popoli hanno ricevuto la grazia della fede, lโhanno fatta fiorire nella loro vita quotidiana e lโhanno trasmessa secondo le modalitร culturali loro proprie. Quando una comunitร accoglie lโannuncio della salvezza, lo Spirito Santo ne feconda la cultura con la forza trasformante del Vangelo. In modo che, come possiamo vedere nella storia della Chiesa, il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale, bensรฌ, ยซrestando pienamente se stesso, nella totale fedeltร allโannuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, esso porterร anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui รจ accolto e radicatoยป.[88] Nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la sua autentica cattolicitร e mostra ยซla bellezza di questo volto pluriformeยป.[89] Nelle espressioni cristiane di un popolo evangelizzato, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della Rivelazione e regalandole un nuovo volto. Nellโinculturazione, la Chiesa ยซintroduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunitร ยป,[90] perchรฉ ยซi valori e le forme positiviยป che ogni cultura propone ยซarricchiscono la maniera in cui il Vangelo รจ annunciato, compreso e vissutoยป.[91] In tal modo ยซla Chiesa, assumendo i valori delle differenti culture, diventa โsponsa ornata monilibus suisโ, โla sposa che si adorna con i suoi gioielliโ
(Is 61,10)ยป .[92]
117. Se ben intesa, la diversitร culturale non minaccia lโunitร della Chiesa. ร lo Spirito Santo, inviato dal Padre e dal Figlio, che trasforma i nostri cuori e ci rende capaci di entrare nella comunione perfetta della Santissima Trinitร , dove ogni cosa trova la sua unitร . Egli costruisce la comunione e lโarmonia del Popolo di Dio. Lo stesso Spirito Santo รจ lโarmonia, cosรฌ come รจ il vincolo dโamore tra il Padre e il Figlio.[93] Egli รจ Colui che suscita una molteplice e varia ricchezza di doni e al tempo stesso costruisce unโunitร che non รจ mai uniformitร ma multiforme armonia che attrae. Lโevangelizzazione riconosce gioiosamente queste molteplici ricchezze che lo Spirito genera nella Chiesa. Non farebbe giustizia alla logica dellโincarnazione pensare ad un cristianesimo monoculturale e monocorde. Sebbene sia vero che alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, il messaggio rivelato non si identifica con nessuna di esse e possiede un contenuto transculturale. Perciรฒ, nellโevangelizzazione di nuove culture o di culture che non hanno accolto la predicazione cristiana, non รจ indispensabile imporre una determinata forma culturale, per quanto bella e antica, insieme con la proposta evangelica. Il messaggio che annunciamo presenta sempre un qualche rivestimento culturale, perรฒ a volte nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura, e con ciรฒ possiamo mostrare piรน fanatismo che autentico fervore evangelizzatore.
118. I Vescovi dellโOceania hanno chiesto che lรฌ la Chiesa ยซsviluppi una comprensione e una presentazione della veritร di Cristo partendo dalle tradizioni e dalle culture della regioneยป, e hanno sollecitato ยซtutti i missionari a operare in armonia con i cristiani indigeni per assicurare che la fede e la vita della Chiesa siano espresse in forme legittime appropriate a ciascuna culturaยป.[94] Non possiamo pretendere che tutti i popoli di tutti i continenti, nellโesprimere la fede cristiana, imitino le modalitร adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia, perchรฉ la fede non puรฒ chiudersi dentro i confini della comprensione e dellโespressione di una cultura particolare.[95] ร indiscutibile che una sola cultura non esaurisce il mistero della redenzione di Cristo.
Tutti siamo discepoli missionari
119. In tutti i battezzati, dal primo allโultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare. Il Popolo di Dio รจ santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile โin credendoโ. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Lo Spirito lo guida nella veritร e lo conduce alla salvezza.[96] Come parte del suo mistero dโamore verso lโumanitร , Dio dota la totalitร dei fedeli di un istinto della fede โ il sensus fidei โ che li aiuta a discernere ciรฒ che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalitร con le realtร divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benchรฉ non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione.
120. In virtรน del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio รจ diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, รจ un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perchรฉ nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dellโamore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non puรฒ attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano รจ missionario nella misura in cui si รจ incontrato con lโamore di Dio in Cristo Gesรน; non diciamo piรน che siamo โdiscepoliโ e โmissionariโ, ma che siamo sempre โdiscepoli-missionariโ. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesรน, andavano a proclamarlo pieni di gioia: ยซAbbiamo incontrato il Messiaยป (Gv 1,41). La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesรน, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesรน ยซper la parola della donnaยป (Gv 4,39). Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesรน Cristo, ยซsubito annunciava che Gesรน รจ il figlio di Dioยป (At 9,20). E noi che cosa aspettiamo?
121. Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori. Al tempo stesso ci adoperiamo per una migliore formazione, un approfondimento del nostro amore e una piรน chiara testimonianza del Vangelo. In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci evangelizzino costantemente; questo perรฒ non significa che dobbiamo rinunciare alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto trovare il modo di comunicare Gesรน che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo. In ogni caso, tutti siamo chiamati ad offrire agli altri la testimonianza esplicita dellโamore salvifico del Signore, che al di lร delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dร senso alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la vita non รจ la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dร speranza, quello รจ ciรฒ che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non devโessere una scusa; al contrario, la missione รจ uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocritร e per continuare a crescere. La testimonianza di fede che ogni cristiano รจ chiamato ad offrire, implica affermare come san Paolo: ยซNon ho certo raggiunto la mรจta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla … corro verso la mรจtaยป (Fil 3,12-13).
La forza evangelizzatrice della pietร popolare
122. Allo stesso modo, possiamo pensare che i diversi popoli nei quali รจ stato inculturato il Vangelo sono soggetti collettivi attivi, operatori dellโevangelizzazione. Questo si verifica perchรฉ ogni popolo รจ il creatore della propria cultura ed il protagonista della propria storia. La cultura รจ qualcosa di dinamico, che un popolo ricrea costantemente, ed ogni generazione trasmette alla seguente un complesso di atteggiamenti relativi alle diverse situazioni esistenziali, che questa deve rielaborare di fronte alle proprie sfide. Lโessere umano ยซรจ insieme figlio e padre della cultura in cui รจ immersoยป.[97] Quando in un popolo si รจ inculturato il Vangelo, nel suo processo di trasmissione culturale trasmette anche la fede in modi sempre nuovi; da qui lโimportanza dellโevangelizzazione intesa come inculturazione. Ciascuna porzione del Popolo di Dio, traducendo nella propria vita il dono di Dio secondo il proprio genio, offre testimonianza alla fede ricevuta e la arricchisce con nuove espressioni che sono eloquenti. Si puรฒ dire che ยซil popolo evangelizza continuamente sรฉ stessoยป.[98] Qui riveste importanza la pietร popolare, autentica espressione dellโazione missionaria spontanea del Popolo di Dio. Si tratta di una realtร in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo รจ il protagonista.[99]
123. Nella pietร popolare si puรฒ cogliere la modalitร in cui la fede ricevuta si รจ incarnata in una cultura e continua a trasmettersi. In alcuni momenti guardata con sfiducia, รจ stata oggetto di rivalutazione nei decenni posteriori al Concilio. ร stato Paolo VI nella sua Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi a dare un impulso decisivo in tal senso. Egli vi spiega che la pietร popolare ยซmanifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscereยป[100] e che ยซrende capaci di generositร e di sacrificio fino allโeroismo, quando si tratta di manifestare la fedeยป.[101] Piรน vicino ai nostri giorni, Benedetto XVI, in America Latina, ha segnalato che si tratta di un ยซprezioso tesoro della Chiesa cattolicaยป e che in essa ยซappare lโanima dei popoli latinoamericaniยป.[102]
124. Nel Documento di Aparecida si descrivono le ricchezze che lo Spirito Santo dispiega nella pietร popolare con la sua iniziativa gratuita. In quellโamato continente, dove tanti cristiani esprimono la loro fede attraverso la pietร popolare, i Vescovi la chiamano anche ยซspiritualitร popolareยป o ยซmistica popolareยป.[103] Si tratta di una vera ยซspiritualitร incarnata nella cultura dei sempliciยป.[104] Non รจ vuota di contenuti, bensรฌ li scopre e li esprime piรน mediante la via simbolica che con lโuso della ragione strumentale, e nellโatto di fede accentua maggiormente il credere in Deum che il credere Deum.[105] ร ยซun modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionariยป;[106] porta con sรฉ la grazia della missionarietร , dellโuscire da sรฉ stessi e dellโessere pellegrini: ยซIl camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietร popolare, portando con sรฉ anche i figli o invitando altre persone, รจ in sรฉ stesso un atto di evangelizzazioneยป.[107] Non coartiamo nรฉ pretendiamo di controllare questa forza missionaria!
125. Per capire questa realtร cโรจ bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare. Solamente a partire dalla connaturalitร affettiva che lโamore dร possiamo apprezzare la vita teologale presente nella pietร dei popoli cristiani, specialmente nei poveri. Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in unโumile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso. Chi ama il santo Popolo fedele di Dio non puรฒ vedere queste azioni unicamente come una ricerca naturale della divinitร . Sono la manifestazione di una vita teologale animata dallโazione dello Spirito Santo che รจ stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm 5,5).
126. Nella pietร popolare, poichรฉ รจ frutto del Vangelo inculturato, รจ sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere lโopera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che รจ una realtร mai terminata. Le espressioni della pietร popolare hanno molto da insegnarci e, per chi รจ in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione.
127. Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, cโรจ una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai piรน vicini quanto agli sconosciuti. ร la predicazione informale che si puรฒ realizzare durante una conversazione ed รจ anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri lโamore di Gesรน e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada.
128. In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo momento consiste in un dialogo personale, in cui lโaltra persona si esprime e condivide le sue gioie, le sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il suo cuore. Solo dopo tale conversazione รจ possibile presentare la Parola, sia con la lettura di qualche passo della Scrittura o in modo narrativo, ma sempre ricordando lโannuncio fondamentale: lโamore personale di Dio che si รจ fatto uomo, ha dato sรฉ stesso per noi e, vivente, offre la sua salvezza e la sua amicizia. ร lโannuncio che si condivide con un atteggiamento umile e testimoniale di chi sa sempre imparare, con la consapevolezza che il messaggio รจ tanto ricco e tanto profondo che ci supera sempre. A volte si esprime in maniera piรน diretta, altre volte attraverso una testimonianza personale, un racconto, un gesto, o la forma che lo stesso Spirito Santo puรฒ suscitare in una circostanza concreta. Se sembra prudente e se vi sono le condizioni, รจ bene che questo incontro fraterno e missionario si concluda con una breve preghiera, che si colleghi alle preoccupazioni che la persona ha manifestato. Cosรฌ, essa sentirร piรน chiaramente di essere stata ascoltata e interpretata, che la sua situazione รจ stata posta nelle mani di Dio, e riconoscerร che la Parola di Dio parla realmente alla sua esistenza.
129. Non si deve pensare che lโannuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimano un contenuto assolutamente invariabile. Si trasmette in forme cosรฌ diverse che sarebbe impossibile descriverle o catalogarle, e nelle quali il Popolo di Dio, con i suoi innumerevoli gesti e segni, รจ soggetto collettivo. Di conseguenza, se il Vangelo si รจ incarnato in una cultura, non si comunica piรน solamente attraverso lโannuncio da persona a persona. Questo deve farci pensare che, in quei Paesi dove il cristianesimo รจ minoranza, oltre ad incoraggiare ciascun battezzato ad annunciare il Vangelo, le Chiese particolari devono promuovere attivamente forme, almeno iniziali, di inculturazione. Ciรฒ a cui si deve tendere, in definitiva, รจ che la predicazione del Vangelo, espressa con categorie proprie della cultura in cui รจ annunciato, provochi una nuova sintesi con tale cultura. Benchรฉ questi processi siano sempre lenti, a volte la paura ci paralizza troppo. Se consentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, puรฒ accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi restiamo comodi senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa.
Carismi al servizio della comunione evangelizzatrice
130. Lo Spirito Santo arricchisce tutta la Chiesa che evangelizza anche con diversi carismi. Essi sono doni per rinnovare ed edificare la Chiesa.[108] Non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad un gruppo perchรฉ lo custodisca; piuttosto si tratta di regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, attratti verso il centro che รจ Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice. Un chiaro segno dellโautenticitร di un carisma รจ la sua ecclesialitร , la sua capacitร di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti. Unโautentica novitร suscitata dallo Spirito non ha bisogno di gettare ombre sopra altre spiritualitร e doni per affermare se stessa. Quanto piรน un carisma volgerร il suo sguardo al cuore del Vangelo, tanto piรน il suo esercizio sarร ecclesiale. ร nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo. Se vive questa sfida, la Chiesa puรฒ essere un modello per la pace nel mondo.
131. Le differenze tra le persone e le comunitร a volte sono fastidiose, ma lo Spirito Santo, che suscita questa diversitร , puรฒ trarre da tutto qualcosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione. La diversitร devโessere sempre riconciliata con lโaiuto dello Spirito Santo; solo Lui puรฒ suscitare la diversitร , la pluralitร , la molteplicitร e, al tempo stesso, realizzare lโunitร . Invece, quando siamo noi che pretendiamo la diversitร e ci rinchiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, provochiamo la divisione e, dโaltra parte, quando siamo noi che vogliamo costruire lโunitร con i nostri piani umani, finiamo per imporre lโuniformitร , lโomologazione. Questo non aiuta la missione della Chiesa.
Cultura, pensiero ed educazione
132. Lโannuncio alla cultura implica anche un annuncio alle culture professionali, scientifiche e accademiche. Si tratta dellโincontro tra la fede, la ragione e le scienze, che mira a sviluppare un nuovo discorso sulla credibilitร , unโapologetica originale[109] che aiuti a creare le disposizioni perchรฉ il Vangelo sia ascoltato da tutti. Quando alcune categorie della ragione e delle scienze vengono accolte nellโannuncio del messaggio, quelle stesse categorie diventano strumenti di evangelizzazione; รจ lโacqua trasformata in vino. ร ciรฒ che, una volta assunto, non solo viene redento, ma diventa strumento dello Spirito per illuminare e rinnovare il mondo.
133. Dal momento che non รจ sufficiente la preoccupazione dellโevangelizzatore di giungere ad ogni persona, e il Vangelo si annuncia anche alle culture nel loro insieme, la teologia โ non solo la teologia pastorale โ in dialogo con altre scienze ed esperienze umane, riveste una notevole importanza per pensare come far giungere la proposta del Vangelo alla varietร dei contesti culturali e dei destinatari.[110] La Chiesa, impegnata nellโevangelizzazione, apprezza e incoraggia il carisma dei teologi e il loro sforzo nellโinvestigazione teologica, che promuove il dialogo con il mondo della cultura e della scienza. Faccio appello ai teologi affinchรฉ compiano questo servizio come parte della missione salvifica della Chiesa. Ma รจ necessario che, per tale scopo, abbiano a cuore la finalitร evangelizzatrice della Chiesa e della stessa teologia e non si accontentino di una teologia da tavolino.
134. Le Universitร sono un ambito privilegiato per pensare e sviluppare questo impegno di evangelizzazione in modo interdisciplinare e integrato. Le scuole cattoliche, che cercano sempre di coniugare il compito educativo con lโannuncio esplicito del Vangelo, costituiscono un contributo molto valido allโevangelizzazione della cultura, anche nei Paesi e nelle cittร dove una situazione avversa ci stimola ad usare la creativitร per trovare i percorsi adeguati.[111]
135. Consideriamo ora la predicazione allโinterno della liturgia, che richiede una seria valutazione da parte dei Pastori. Mi soffermerรฒ particolarmente, e persino con una certa meticolositร , sullโomelia e la sua preparazione, perchรฉ molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie. Lโomelia รจ la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacitร dโincontro di un Pastore con il suo popolo. Di fatto, sappiamo che i fedeli le danno molta importanza; ed essi, come gli stessi ministri ordinati, molte volte soffrono, gli uni ad ascoltare e gli altri a predicare. ร triste che sia cosรฌ. Lโomelia puรฒ essere realmente unโintensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita.
136. Rinnoviamo la nostra fiducia nella predicazione, che si fonda sulla convinzione che รจ Dio che desidera raggiungere gli altri attraverso il predicatore e che Egli dispiega il suo potere mediante la parola umana. San Paolo parla con forza della necessitร di predicare, perchรฉ il Signore ha voluto raggiungere gli altri anche con la nostra parola (cfr Rm 10,14-17). Con la parola nostro Signore ha conquistato il cuore della gente. Venivano ad ascoltarlo da ogni parte (cfr Mc 1,45). Restavano meravigliati โbevendoโ i suoi insegnamenti (cfr Mc 6,2). Sentivano che parlava loro come chi ha autoritร (cfr Mc 1,27). Con la parola gli Apostoli, che aveva istituito ยซperchรฉ stessero con lui e per mandarli a predicareยป (Mc 3,14), attrassero in seno alla Chiesa tutti i popoli (cfr Mc 16,15.20).
137. Occorre ora ricordare che ยซla proclamazione liturgica della Parola di Dio, soprattutto nel contesto dellโassemblea eucaristica, non รจ tanto un momento di meditazione e di catechesi, maรจ il dialogo di Dio col suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dellโAlleanzaยป.[112] Vi รจ una speciale valorizzazione dellโomelia, che deriva dal suo contesto eucaristico e fa sรฌ che essa superi qualsiasi catechesi, essendo il momento piรน alto del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale. Lโomelia รจ un riprendere quel dialogo che รจ giร aperto tra il Signore e il suo popolo. Chi predica deve riconoscere il cuore della sua comunitร per cercare dovโรจ vivo e ardente il desiderio di Dio, e anche dove tale dialogo, che era amoroso, sia stato soffocato o non abbia potuto dare frutto.
138. Lโomelia non puรฒ essere uno spettacolo di intrattenimento, non risponde alla logica delle risorse mediatiche, ma deve dare fervore e significato alla celebrazione. ร un genere peculiare, dal momento che si tratta di una predicazione dentro la cornice di una celebrazione liturgica; di conseguenza deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione. Il predicatore puรฒ essere capace di tenere vivo lโinteresse della gente per unโora, ma cosรฌ la sua parola diventa piรน importante della celebrazione della fede. Se lโomelia si prolunga troppo, danneggia due caratteristiche della celebrazione liturgica: lโarmonia tra le sue parti e il suo ritmo. Quando la predicazione si realizza nel contesto della liturgia, viene incorporata come parte dellโofferta che si consegna al Padre e come mediazione della grazia che Cristo effonde nella celebrazione. Questo stesso contesto esige che la predicazione orienti lโassemblea, ed anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nellโEucaristia che trasformi la vita. Ciรฒ richiede che la parola del predicatore non occupi uno spazio eccessivo, in modo che il Signore brilli piรน del ministro.
139. Abbiamo detto che il Popolo di Dio, per la costante azione dello Spirito in esso, evangelizza continuamente sรฉ stesso. Cosa implica questa convinzione per il predicatore? Ci ricorda che la Chiesa รจ madre e predica al popolo come una madre che parla a suo figlio, sapendo che il figlio ha fiducia che tutto quanto gli viene insegnato sarร per il suo bene perchรฉ sa di essere amato. Inoltre, la buona madre sa riconoscere tutto ciรฒ che Dio ha seminato in suo figlio, ascolta le sue preoccupazioni e apprende da lui. Lo spirito dโamore che regna in una famiglia guida tanto la madre come il figlio nei loro dialoghi, dove si insegna e si apprende, si corregge e si apprezzano le cose buone; cosรฌ accade anche nellโomelia. Lo Spirito, che ha ispirato i Vangeli e che agisce nel Popolo di Dio, ispira anche come si deve ascoltare la fede del popolo e come si deve predicare in ogni Eucaristia. La predica cristiana, pertanto, trova nel cuore della cultura del popolo una fonte dโacqua viva, sia per saper che cosa deve dire, sia per trovare il modo appropriato di dirlo. Come a tutti noi piace che ci si parli nella nostra lingua materna, cosรฌ anche nella fede, ci piace che ci si parli in chiave di โcultura maternaโ, in chiave di dialetto materno (cfr 2 Mac 7,21.27), e il cuore si dispone ad ascoltare meglio. Questa lingua รจ una tonalitร che trasmette coraggio, respiro, forza, impulso.
140. Questo ambito materno-ecclesiale in cui si sviluppa il dialogo del Signore con il suo popolo si deve favorire e coltivare mediante la vicinanza cordiale del predicatore, il calore del suo tono di voce, la mansuetudine dello stile delle sue frasi, la gioia dei suoi gesti. Anche nei casi in cui lโomelia risulti un poโ noiosa, se si percepisce questo spirito materno-ecclesiale, sarร sempre feconda, come i noiosi consigli di una madre danno frutto col tempo nel cuore dei figli.
141. Si rimane ammirati dalle risorse impiegate dal Signore per dialogare con il suo popolo, per rivelare il suo mistero a tutti, per affascinare gente comune con insegnamenti cosรฌ elevati e cosรฌ esigenti. Credo che il segreto si nasconda in quello sguardo di Gesรน verso il popolo, al di lร delle sue debolezze e cadute: ยซNon temere, piccolo gregge, perchรฉ al Padre vostro รจ piaciuto dare a voi il Regnoยป (Lc 12,32); Gesรน predica con quello spirito. Benedice ricolmo di gioia nello Spirito il Padre che attrae i piccoli: ยซTi rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoliยป (Lc 10,21). Il Signore si compiace veramente nel dialogare con il suo popolo e il predicatore deve far percepire questo piacere del Signore alla sua gente.
Parole che fanno ardere i cuori
142. Un dialogo รจ molto di piรน che la comunicazione di una veritร . Si realizza per il piacere di parlare e per il bene concreto che si comunica tra coloro che si vogliono bene per mezzo delle parole. ร un bene che non consiste in cose, ma nelle stesse persone che scambievolmente si donano nel dialogo. La predicazione puramente moralista o indottrinante, ed anche quella che si trasforma in una lezione di esegesi, riducono questa comunicazione tra i cuori che si dร nellโomelia e che deve avere un carattere quasi sacramentale: ยซLa fede viene dallโascolto e lโascolto riguarda la parola di Cristoยป (Rm 10,17). Nellโomelia, la veritร si accompagna alla bellezza e al bene. Non si tratta di veritร astratte o di freddi sillogismi, perchรฉ si comunica anche la bellezza delle immagini che il Signore utilizzava per stimolare la pratica del bene. La memoria del popolo fedele, come quella di Maria, deve rimanere traboccante delle meraviglie di Dio. Il suo cuore, aperto alla speranza di una pratica gioiosa e possibile dellโamore che gli รจ stato annunciato, sente che ogni parola nella Scrittura รจ anzitutto dono, prima che esigenza.
143. La sfida di una predica inculturata consiste nel trasmettere la sintesi del messaggio evangelico, e non idee o valori slegati. Dove sta la tua sintesi, lรฌ sta il tuo cuore. La differenza tra far luce sulla sintesi e far luce su idee slegate tra loro รจ la stessa che cโรจ tra la noia e lโardore del cuore. Il predicatore ha la bellissima e difficile missione di unire i cuori che si amano: quello del Signore e quelli del suo popolo. Il dialogo tra Dio e il suo popolo rafforza ulteriormente lโalleanza tra di loro e rinsalda il vincolo della caritร . Durante il tempo dellโomelia, i cuori dei credenti fanno silenzio e lasciano che parli Lui. Il Signore e il suo popolo si parlano in mille modi direttamente, senza intermediari. Tuttavia, nellโomelia, vogliono che qualcuno faccia da strumento ed esprima i sentimenti, in modo tale che in seguito ciascuno possa scegliere come continuare la conversazione. La parola รจ essenzialmente mediatrice e richiede non solo i due dialoganti ma anche un predicatore che la rappresenti come tale, convinto che ยซโ noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesรน Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesรนโ ยป (2 Cor 4,5).
144. Parlare con il cuore implica mantenerlo non solo ardente, ma illuminato dallโintegritร della Rivelazione e dal cammino che la Parola di Dio ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro popolo fedele lungo il corso della storia. Lโidentitร cristiana, che รจ quellโabbraccio battesimale che ci ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi โ e prediletti in Maria โ, allโaltro abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci attende nella gloria. Far sรฌ che il nostro popolo si senta come in mezzo tra questi due abbracci, รจ il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo.
III. La preparazione della predicazione
145. La preparazione della predicazione รจ un compito cosรฌ importante che conviene dedicarle un tempo prolungato di studio, preghiera, riflessione e creativitร pastorale. Con molto affetto desidero soffermarmi a proporre un itinerario di preparazione per lโomelia. Sono indicazioni che per alcuni potranno apparire ovvie, ma ritengo opportuno suggerirle per ricordare la necessitร di dedicare un tempo privilegiato a questo prezioso ministero. Alcuni parroci sovente sostengono che questo non รจ possibile a causa delle tante incombenze che devono svolgere; tuttavia, mi azzardo a chiedere che tutte le settimane si dedichi a questo compito un tempo personale e comunitario sufficientemente prolungato, anche se si dovesse dare meno tempo ad altri impegni, pur importanti. La fiducia nello Spirito Santo che agisce nella predicazione non รจ meramente passiva, ma attiva e creativa. Implica offrirsi come strumento (cfr Rm 12,1), con tutte le proprie capacitร , perchรฉ possano essere utilizzate da Dio. Un predicatore che non si prepara non รจ โspiritualeโ, รจ disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto.
146. Il primo passo, dopo aver invocato lo Spirito Santo, รจ prestare tutta lโattenzione al testo biblico, che devโessere il fondamento della predicazione. Quando uno si sofferma a cercare di comprendere qual รจ il messaggio di un testo, esercita il ยซculto della veritร ยป.[113] ร lโumiltร del cuore che riconosce che la Parola ci trascende sempre, che non siamo ยซnรฉ padroni, nรฉ arbitri, ma i depositari, gli araldi, i servitoriยป.[114] Tale disposizione di umile e stupita venerazione della Parola si esprime nel soffermarsi a studiarla con la massima attenzione e con un santo timore di manipolarla. Per poter interpretare un testo biblico occorre pazienza, abbandonare ogni ansietร e dare tempo, interesse e dedizione gratuita. Bisogna mettere da parte qualsiasi preoccupazione che ci assilla per entrare in un altro ambito di serena attenzione. Non vale la pena dedicarsi a leggere un testo biblico se si vogliono ottenere risultati rapidi, facili o immediati. Perciรฒ, la preparazione della predicazione richiede amore. Si dedica un tempo gratuito e senza fretta unicamente alle cose o alle persone che si amano; e qui si tratta di amare Dio che ha voluto parlare. A partire da tale amore, ci si puรฒ trattenere per tutto il tempo necessario, con lโatteggiamento del discepolo: ยซParla, Signore, perchรฉ il tuo servo ti ascoltaยป (1 Sam 3,9).
147. Prima di tutto conviene essere sicuri di comprendere adeguatamente il significato delle parole che leggiamo. Desidero insistere su qualcosa che sembra evidente ma che non sempre รจ tenuto presente: il testo biblico che studiamo ha duemila o tremila anni, il suo linguaggio รจ molto diverso da quello che utilizziamo oggi. Per quanto ci sembri di comprendere le parole, che sono tradotte nella nostra lingua, ciรฒ non significa che comprendiamo correttamente quanto intendeva esprimere lo scrittore sacro. Sono note le varie risorse che offre lโanalisi letteraria: prestare attenzione alle parole che si ripetono o che si distinguono, riconoscere la struttura e il dinamismo proprio di un testo, considerare il posto che occupano i personaggi, ecc. Ma lโobiettivo non รจ quello di capire tutti i piccoli dettagli di un testo, la cosa piรน importante รจ scoprire qual รจ il messaggio principale, quello che conferisce struttura e unitร al testo. Se il predicatore non compie questo sforzo, รจ possibile che neppure la sua predicazione abbia unitร e ordine; il suo discorso sarร solo una somma di varie idee disarticolate che non riusciranno a mobilitare gli altri. Il messaggio centrale รจ quello che lโautore in primo luogo ha voluto trasmettere, il che implica non solamente riconoscere unโidea, ma anche lโeffetto che quellโautore ha voluto produrre. Se un testo รจ stato scritto per consolare, non dovrebbe essere utilizzato per correggere errori; se รจ stato scritto per esortare, non dovrebbe essere utilizzato per istruire; se รจ stato scritto per insegnare qualcosa su Dio, non dovrebbe essere utilizzato per spiegare diverse idee teologiche; se รจ stato scritto per motivare la lode o il compito missionario, non utilizziamolo per informare circa le ultime notizie.
148. Certamente, per intendere adeguatamente il senso del messaggio centrale di un testo, รจ necessario porlo in connessione con lโinsegnamento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa. Questo รจ un principio importante dellโinterpretazione biblica, che tiene conto del fatto che lo Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma lโintera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo รจ cresciuto nella sua comprensione della volontร di Dio a partire dallโesperienza vissuta. In tal modo si evitano interpretazioni sbagliate o parziali, che contraddicono altri insegnamenti della stessa Scrittura. Ma questo non significa indebolire lโaccento proprio e specifico del testo che si deve predicare. Uno dei difetti di una predicazione tediosa e inefficace รจ proprio quello di non essere in grado di trasmettere la forza propria del testo proclamato.
La personalizzazione della Parola
149. Il predicatore ยซper primo deve sviluppare una grande familiaritร personale con la Parola di Dio: non gli basta conoscere lโaspetto linguistico o esegetico, che pure รจ necessario; gli occorre accostare la Parola con cuore docile e orante, perchรฉ essa penetri a fondo nei suoi pensieri e sentimenti e generi in lui una mentalitร nuovaยป.[115] Ci fa bene rinnovare ogni giorno, ogni domenica, il nostro fervore nel preparare lโomelia, e verificare se dentro di noi cresce lโamore per la Parola che predichiamo. Non รจ bene dimenticare che ยซin particolare, la maggiore o minore santitร del ministro influisce realmente sullโannuncio della Parolaยป.[116] Come afferma san Paolo, ยซannunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuoriยป (1 Ts 2,4). Se รจ vivo questo desiderio di ascoltare noi per primi la Parola che dobbiamo predicare, questa si trasmetterร in un modo o nellโaltro al Popolo di Dio: ยซla bocca esprime ciรฒ che dal cuore sovrabbondaยป (Mt 12,34). Le letture della domenica risuoneranno in tutto il loro splendore nel cuore del popolo, se in primo luogo hanno risuonato cosรฌ nel cuore del Pastore.
150. Gesรน si irritava di fronte a questi presunti maestri, molto esigenti con gli altri, che insegnavano la Parola di Dio, ma non si lasciavano illuminare da essa: ยซLegano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un ditoยป (Mt 23,4). LโApostolo Giacomo esortava: ยซFratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio piรน severoยป (Gc 3,1). Chiunque voglia predicare, prima devโessere disposto a lasciarsi commuovere dalla Parola e a farla diventare carne nella sua esistenza concreta. In questo modo, la predicazione consisterร in quellโattivitร tanto intensa e feconda che รจ ยซcomunicare agli altri ciรฒ che uno ha contemplatoยป.[117] Per tutto questo, prima di preparare concretamente quello che uno dirร nella predicazione, deve accettare di essere ferito per primo da quella Parola che ferirร gli altri, perchรฉ รจ una Parola viva ed efficace, che come una spada ยซpenetra fino al punto di divisione dellโanima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuoreยป (Eb 4,12). Questo riveste unโimportanza pastorale. Anche in questa epoca la gente preferisce ascoltare i testimoni: ยซha sete di autenticitร [โฆ] reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero lโInvisibileยป.[118]
151. Non ci viene chiesto di essere immacolati, ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che viviamo il desiderio profondo di progredire nella via del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le braccia. La cosa indispensabile รจ che il predicatore abbia la certezza che Dio lo ama, che Gesรน Cristo lo ha salvato, che il suo amore ha sempre lโultima parola. Davanti a tanta bellezza, tante volte sentirร che la sua vita non le dร gloria pienamente e desidererร sinceramente rispondere meglio ad un amore cosรฌ grande. Ma se non si sofferma ad ascoltare la Parola con sincera apertura, se non lascia che tocchi la sua vita, che lo metta in discussione, che lo esorti, che lo smuova, se non dedica un tempo per pregare con la Parola, allora sรฌ sarร un falso profeta, un truffatore o un vuoto ciarlatano. In ogni caso, a partire dal riconoscimento della sua povertร e con il desiderio di impegnarsi maggiormente, potrร sempre donare Gesรน Cristo, dicendo come Pietro: ยซNon possiedo nรฉ argento nรฉ oro, ma quello che ho te lo doยป (At 3,6). Il Signore vuole utilizzarci come esseri vivi, liberi e creativi, che si lasciano penetrare dalla sua Parola prima di trasmetterla; il suo messaggio deve passare realmente attraverso il predicatore, ma non solo attraverso la ragione, ma prendendo possesso di tutto il suo essere. Lo Spirito Santo, che ha ispirato la Parola, รจ Colui che ยซoggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovareยป.[119]
152. Esiste una modalitร concreta per ascoltare quello che il Signore vuole dirci nella sua Parola e per lasciarci trasformare dal suo Spirito. ร ciรฒ che chiamiamo โlectio divinaโ. Consiste nella lettura della Parola di Dio allโinterno di un momento di preghiera per permetterle di illuminarci e rinnovarci. Questa lettura orante della Bibbia non รจ separata dallo studio che il predicatore compie per individuare il messaggio centrale del testo; al contrario, deve partire da lรฌ, per cercare di scoprire che cosa dice quello stesso messaggio alla sua vita. La lettura spirituale di un testo deve partire dal suo significato letterale. Altrimenti si farร facilmente dire al testo quello che conviene, quello che serve per confermare le proprie decisioni, quello che si adatta ai propri schemi mentali. Questo, in definitiva, sarebbe utilizzare qualcosa di sacro a proprio vantaggio e trasferire tale confusione al Popolo di Dio. Non bisogna mai dimenticare che a volte ยซanche Satana si maschera da angelo di luceยป (2 Cor 11,14).
153. Alla presenza di Dio, in una lettura calma del testo, รจ bene domandare, per esempio: ยซSignore, che cosa dice a me questo testo? Che cosa vuoi cambiare della mia vita con questo messaggio? Che cosa mi dร fastidio in questo testo? Perchรฉ questo non mi interessa?ยป, oppure: ยซChe cosa mi piace, che cosa mi stimola in questa Parola? Che cosa mi attrae? Perchรฉ mi attrae?ยป. Quando si cerca di ascoltare il Signore รจ normale avere tentazioni. Una di esse รจ semplicemente sentirsi infastidito o oppresso, e chiudersi; altra tentazione molto comune รจ iniziare a pensare quello che il testo dice agli altri, per evitare di applicarlo alla propria vita. Accade anche che uno inizia a cercare scuse che gli permettano di annacquare il messaggio specifico di un testo. Altre volte riteniamo che Dio esiga da noi una decisione troppo grande, che non siamo ancora in condizione di prendere. Questo porta molte persone a perdere la gioia dellโincontro con la Parola, ma questo vorrebbe dire dimenticare che nessuno รจ piรน paziente di Dio Padre, che nessuno comprende e sa aspettare come Lui. Egli invita sempre a fare un passo in piรน, ma non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sinceritร alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciรฒ che ancora non riusciamo ad ottenere.
154. Il predicatore deve anche porsi in ascolto del popolo, per scoprire quello che i fedeli hanno bisogno di sentirsi dire. Un predicatore รจ un contemplativo della Parola ed anche un contemplativo del popolo. In questo modo, egli scopre ยซle aspirazioni, le ricchezze e i limiti, i modi di pregare, di amare, di considerare la vita e il mondo, che contrassegnano un determinato ambito umanoยป, prestando attenzione al ยซpopolo concreto al quale si rivolge, se non utilizza la sua lingua, i suoi segni e simboli, se non risponde ai problemi da esso postiยป.[120] Si tratta di collegare il messaggio del testo biblico con una situazione umana, con qualcosa che essi vivono, con unโesperienza che ha bisogno della luce della Parola. Questa preoccupazione non risponde a un atteggiamento opportunista o diplomatico, ma รจ profondamente religiosa e pastorale. In fondo รจ ยซuna vera sensibilitร spirituale per saper leggere negli avvenimenti il messaggio di Dioยป[121] e questo รจ molto di piรน che trovare qualcosa di interessante da dire. Ciรฒ che si cerca di scoprire รจ ยซciรฒ che il Signore ha da dire in questa circostanzaยป.[122] Dunque, la preparazione della predicazione si trasforma in un esercizio di discernimento evangelico, nel quale si cerca di riconoscere โ alla luce dello Spirito โ quellโ ยซโappelloโ, che Dio fa risuonare nella stessa situazione storica: anche in essa e attraverso di essa Dio chiama il credenteยป.[123]
155. In questa ricerca รจ possibile ricorrere semplicemente a qualche esperienza umana frequente, come la gioia di un nuovo incontro, le delusioni, la paura della solitudine, la compassione per il dolore altrui, lโinsicurezza davanti al futuro, la preoccupazione per una persona cara, ecc.; perรฒ occorre accrescere la sensibilitร per riconoscere ciรฒ che realmente ha a che fare con la loro vita. Ricordiamo che non bisogna mai rispondere a domande che nessuno si pone; neppure รจ opportuno offrire cronache dellโattualitร per suscitare interesse: per questo ci sono giร i programmi televisivi. ร comunque possibile prendere le mosse da qualche fatto affinchรฉ la Parola possa risuonare con forza nel suo invito alla conversione, allโadorazione, ad atteggiamenti concreti di fraternitร e di servizio, ecc., poichรฉ talvolta certe persone hanno piacere di ascoltare nella predica dei commenti sulla realtร , ma non per questo si lasciano interpellare personalmente.
156. Alcuni credono di poter essere buoni predicatori perchรฉ sanno quello che devono dire, perรฒ trascurano il come, il modo concreto di sviluppare una predicazione. Si arrabbiano quando gli altri non li ascoltano o non li apprezzano, ma forse non si sono impegnati a cercare il modo adeguato di presentare il messaggio. Ricordiamo che ยซlโimportanza evidente del contenuto dellโevangelizzazione non deve nasconderne lโimportanza delle vie e dei mezziยป.[124] La preoccupazione per la modalitร della predicazione รจ anchโessa un atteggiamento profondamente spirituale. Significa rispondere allโamore di Dio, dedicandoci con tutte le nostre capacitร e la nostra creativitร alla missione che Egli ci affida; ma รจ anche un esercizio squisito di amore al prossimo, perchรฉ non vogliamo offrire agli altri qualcosa di scarsa qualitร . Nella Bibbia, per esempio, troviamo la raccomandazione di preparare la predicazione per assicurare ad essa una misura adeguata: ยซCompendia il tuo discorso. Molte cose in poche paroleยป (Sir 32,8).
157. Solo per esemplificare, ricordiamo alcuni strumenti pratici, che possono arricchire una predicazione e renderla piรน attraente. Uno degli sforzi piรน necessari รจ imparare ad usare immagini nella predicazione, vale a dire a parlare con immagini. A volte si utilizzano esempi per rendere piรน comprensibile qualcosa che si intende spiegare, perรฒ quegli esempi spesso si rivolgono solo al ragionamento; le immagini, invece, aiutano ad apprezzare ed accettare il messaggio che si vuole trasmettere. Unโimmagine attraente fa sรฌ che il messaggio venga sentito come qualcosa di familiare, vicino, possibile, legato alla propria vita. Unโimmagine ben riuscita puรฒ portare a gustare il messaggio che si desidera trasmettere, risveglia un desiderio e motiva la volontร nella direzione del Vangelo. Una buona omelia, come mi diceva un vecchio maestro, deve contenere โunโidea, un sentimento, unโimmagineโ.
158. Diceva giร Paolo VI che i fedeli ยซsi attendono molto da questa predicazione, e ne ricavano frutto purchรฉ essa sia semplice, chiara, diretta, adattaยป.[125] La semplicitร ha a che vedere con il linguaggio utilizzato. Devโessere il linguaggio che i destinatari comprendono per non correre il rischio di parlare a vuoto. Frequentemente accade che i predicatori si servono di parole che hanno appreso durante i loro studi e in determinati ambienti, ma che non fanno parte del linguaggio comune delle persone che li ascoltano. Ci sono parole proprie della teologia o della catechesi, il cui significato non รจ comprensibile per la maggioranza dei cristiani. Il rischio maggiore per un predicatore รจ abituarsi al proprio linguaggio e pensare che tutti gli altri lo usino e lo comprendano spontaneamente. Se si vuole adattarsi al linguaggio degli altri per poter arrivare ad essi con la Parola, si deve ascoltare molto, bisogna condividere la vita della gente e prestarvi volentieri attenzione. La semplicitร e la chiarezza sono due cose diverse. Il linguaggio puรฒ essere molto semplice, ma la predica puรฒ essere poco chiara. Puรฒ risultare incomprensibile per il suo disordine, per mancanza di logica, o perchรฉ tratta contemporaneamente diversi temi. Pertanto un altro compito necessario รจ fare in modo che la predicazione abbia unitร tematica, un ordine chiaro e connessione tra le frasi, in modo che le persone possano seguire facilmente il predicatore e cogliere la logica di quello che dice.
159. Altra caratteristica รจ il linguaggio positivo. Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negativitร . Che buona cosa che sacerdoti, diaconi e laici si riuniscano periodicamente per trovare insieme gli strumenti che rendono piรน attraente la predicazione!
IV.โUnโevangelizzazione per lโapprofondimento del kerygma
160. Il mandato missionario del Signore comprende lโappello alla crescita della fede quando indica: ยซinsegnando loro a osservare tutto ciรฒ che vi ho comandatoยป (Mt 28,20). Cosรฌ appare chiaro che il primo annuncio deve dar luogo anche ad un cammino di formazione e di maturazione. Lโevangelizzazione cerca anche la crescita, il che implica prendere molto sul serio ogni persona e il progetto che il Signore ha su di essa. Ciascun essere umano ha sempre di piรน bisogno di Cristo, e lโevangelizzazione non dovrebbe consentire che qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire pienamente: ยซNon vivo piรน io, ma Cristo vive in meยป (Gal 2,20).
161. Non sarebbe corretto interpretare questo appello alla crescita esclusivamente o prioritariamente come formazione dottrinale. Si tratta di ยซosservareยป quello che il Signore ci ha indicato, come risposta al suo amore, dove risalta, insieme a tutte le virtรน, quel comandamento nuovo che รจ il primo, il piรน grande, quello che meglio ci identifica come discepoli: ยซQuesto รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voiยป (Gv 15,12). ร evidente che quando gli autori del Nuovo Testamento vogliono ridurre ad unโultima sintesi, al piรน essenziale, il messaggio morale cristiano, ci presentano lโineludibile esigenza dellโamore del prossimo: ยซChi ama lโaltro ha adempiuto la legge … pienezza della Legge รจ la caritร ยป (Rm 13,8.10). ยซSe adempite quella che, secondo la Scrittura, รจ la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate beneยป (Gc 2,8). ยซTutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stessoยป (Gal 5,14). Paolo proponeva alle sue comunitร un cammino di crescita nellโamore: ยซIl Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nellโamore fra voi e verso tuttiยป (1 Ts 3,12).
162. Dโaltro canto, questo cammino di risposta e di crescita รจ sempre preceduto dal dono, perchรฉ lo precede quellโaltra richiesta del Signore: ยซbattezzandole nel nome…ยป (Mt 28,19). Lโadozione a figli che il Padre regala gratuitamente e lโiniziativa del dono della sua grazia (cfr Ef 2,8-9; 1 Cor 4,7) sono la condizione di possibilitร di questa santificazione permanente che piace a Dio e gli dร gloria. Si tratta di lasciarsi trasformare in Cristo per una progressiva vita ยซsecondo lo Spiritoยป (Rm 8,5).
Una catechesi kerygmatica e mistagogica
163. Lโeducazione e la catechesi sono al servizio di questa crescita. Abbiamo a disposizione giร diversi testi magisteriali e sussidi sulla catechesi offerti dalla Santa Sede e da diversi Episcopati. Ricordo lโEsortazione apostolica Catechesi tradendae (1979), il Direttorio generale per la catechesi (1997) e altri documenti il cui contenuto attuale non รจ necessario ripetere qui. Vorrei soffermarmi solamente su alcune considerazioni che mi sembra opportuno rilevare.
164. Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o โkerygmaโ, che deve occupare il centro dellโattivitร evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. Il kerygma รจ trinitario. ร il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesรน Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica lโinfinita misericordia del Padre. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: โGesรน Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso รจ vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberartiโ. Quando diciamo che questo annuncio รจ โil primoโ, ciรฒ non significa che sta allโinizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. ร il primo in senso qualitativo, perchรฉ รจ lโannuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nellโaltra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti.[126] Per questo anche ยซil sacerdote, come la Chiesa, deve crescere nella coscienza del suo permanente bisogno di essere evangelizzatoยป.[127]
165. Non si deve pensare che nella catechesi il kerygma venga abbandonato a favore di una formazione che si presupporrebbe essere piรน โsolidaโ. Non cโรจ nulla di piรน solido, di piรน profondo, di piรน sicuro, di piรน consistente e di piรน saggio di tale annuncio. Tutta la formazione cristiana รจ prima di tutto lโapprofondimento del kerygma che va facendosi carne sempre piรน e sempre meglio, che mai smette di illuminare lโimpegno catechistico, e che permette di comprendere adeguatamente il significato di qualunque tema che si sviluppa nella catechesi. ร lโannuncio che risponde allโanelito dโinfinito che cโรจ in ogni cuore umano. La centralitร del kerygma richiede alcune caratteristiche dellโannuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima lโamore salvifico di Dio previo allโobbligazione morale e religiosa, che non imponga la veritร e che faccia appello alla libertร , che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalitร , ed unโarmoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte piรน filosofiche che evangeliche. Questo esige dallโevangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio lโannuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna.
166. Unโaltra caratteristica della catechesi, che si รจ sviluppata negli ultimi decenni, รจ quella dellโiniziazione mistagogica,[128] che significa essenzialmente due cose: la necessaria progressivitร dellโesperienza formativa in cui interviene tutta la comunitร ed una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dellโiniziazione cristiana. Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati interpellare dalla necessitร di un rinnovamento mistagogico, che potrebbe assumere forme molto diverse in accordo con il discernimento di ogni comunitร educativa. Lโincontro catechistico รจ un annuncio della Parola ed รจ centrato su di essa, ma ha sempre bisogno di unโadeguata ambientazione e di una motivazione attraente, dellโuso di simboli eloquenti, dellโinserimento in un ampio processo di crescita e dellโintegrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino comunitario di ascolto e di risposta.
167. ร bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla โvia della bellezzaโ (via pulchritudinis).[129] Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non รจ solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesรน. Non si tratta di fomentare un relativismo estetico,[130] che possa oscurare il legame inseparabile tra veritร , bontร e bellezza, ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la veritร e la bontร del Risorto. Se, come afferma santโAgostino, noi non amiamo se non ciรฒ che รจ bello,[131] il Figlio fatto uomo, rivelazione della infinita bellezza, รจ sommamente amabile, e ci attrae a sรฉ con legami dโamore. Dunque si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede. ร auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova lโuso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuitร con la ricchezza del passato, ma anche nella vastitร delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo โlinguaggio parabolicoโ.[132] Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, e comprese quelle modalitร non convenzionali di bellezza, che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri.
168. Per quanto riguarda la proposta morale della catechesi, che invita a crescere nella fedeltร allo stile di vita del Vangelo, รจ opportuno indicare sempre il bene desiderabile, la proposta di vita, di maturitร , di realizzazione, di feconditร , alla cui luce si puรฒ comprendere la nostra denuncia dei mali che possono oscurarla. Piรน che come esperti in diagnosi apocalittiche o giudici oscuri che si compiacciono di individuare ogni pericolo o deviazione, รจ bene che possano vederci come gioiosi messaggeri di proposte alte, custodi del bene e della bellezza che risplendono in una vita fedele al Vangelo.
Lโaccompagnamento personale dei processi di crescita
169. In una civiltร paradossalmente ferita dallโanonimato e, al tempo stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente malata di curiositร morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti allโaltro tutte le volte che sia necessario. In questo mondo i ministri ordinati e gli altri operatori pastorali possono rendere presente la fragranza della presenza vicina di Gesรน ed il suo sguardo personale. La Chiesa dovrร iniziare i suoi membri โ sacerdoti, religiosi e laici โ a questa โarte dellโaccompagnamentoโ, perchรฉ tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dellโaltro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimitร , con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana.
170. Benchรฉ suoni ovvio, lโaccompagnamento spirituale deve condurre sempre piรน verso Dio, in cui possiamo raggiungere la vera libertร . Alcuni si credono liberi quando camminano in disparte dal Signore, senza accorgersi che rimangono esistenzialmente orfani, senza un riparo, senza una dimora dove fare sempre ritorno. Cessano di essere pellegrini e si trasformano in erranti, che ruotano sempre intorno a sรฉ stessi senza arrivare da nessuna parte. Lโaccompagnamento sarebbe controproducente se diventasse una specie di terapia che rafforzi questa chiusura delle persone nella loro immanenza e cessi di essere un pellegrinaggio con Cristo verso il Padre.
171. Piรน che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacitร di comprensione, lโarte di aspettare, la docilitร allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. Abbiamo bisogno di esercitarci nellโarte di ascoltare, che รจ piรน che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con lโaltro, รจ la capacitร del cuore che rende possibile la prossimitร , senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. Lโascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per unโautentica crescita, si puรฒ risvegliare il desiderio dellโideale cristiano, lโansia di rispondere pienamente allโamore di Dio e lโanelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita. Sempre perรฒ con la pazienza di chi conosce quanto insegnava san Tommaso: che qualcuno puรฒ avere la grazia e la caritร , ma non esercitare bene nessuna delle virtรน ยซa causa di alcune inclinazioni contrarieยป[133] che persistono. In altri termini, lโorganicitร delle virtรน si dร sempre e necessariamente โin habituโ, benchรฉ i condizionamenti possano rendere difficili le attuazioni di quegli abiti virtuosi. Da qui la necessitร di ยซuna pedagogia che introduca le persone, passo dopo passo, alla piena appropriazione del misteroยป.[134] Per giungere ad un punto di maturitร , cioรจ perchรฉ le persone siano capaci di decisioni veramente libere e responsabili, รจ indispensabile dare tempo, con una immensa pazienza. Come diceva il beato Pietro Fabro: ยซIl tempo รจ il messaggero di Dioยป.
172. Chi accompagna sa riconoscere che la situazione di ogni soggetto davanti a Dio e alla sua vita di grazia รจ un mistero che nessuno puรฒ conoscere pienamente dallโesterno. Il Vangelo ci propone di correggere e aiutare a crescere una persona a partire dal riconoscimento della malvagitร oggettiva delle sue azioni (cfr Mt 18,15), ma senza emettere giudizi sulla sua responsabilitร e colpevolezza (cfr Mt 7,1; Lc 6,37). In ogni caso un valido accompagnatore non accondiscende ai fatalismi o alla pusillanimitร . Invita sempre a volersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il Vangelo. La personale esperienza di lasciarci accompagnare e curare, riuscendo ad esprimere con piena sinceritร la nostra vita davanti a chi ci accompagna, ci insegna ad essere pazienti e comprensivi con gli altri e ci mette in grado di trovare i modi per risvegliarne in loro la fiducia, lโapertura e la disposizione a crescere.
173. Lโautentico accompagnamento spirituale si inizia sempre e si porta avanti nellโambito del servizio alla missione evangelizzatrice. La relazione di Paolo con Timoteo e Tito รจ esempio di questo accompagnamento e di questa formazione durante lโazione apostolica. Nellโaffidare loro la missione di fermarsi in ogni cittร per โmettere ordine in quello che rimane da fareโ (cfr Tt 1,5; cfr 1 Tm 1,3-5), dร loro dei criteri per la vita personale e per lโazione pastorale. Tutto questo si differenzia chiaramente da qualsiasi tipo di accompagnamento intimista, di autorealizzazione isolata. I discepoli missionari accompagnano i discepoli missionari.
174. Non solamente lโomelia deve alimentarsi della Parola di Dio. Tutta lโevangelizzazione รจ fondata su di essa, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura รจ fonte dellโevangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente allโascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. ร indispensabile che la Parola di Dio ยซdiventi sempre piรน il cuore di ogni attivitร ecclesialeยป.[135] La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nellโEucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di unโautentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana. Abbiamo ormai superato quella vecchia contrapposizione tra Parola e Sacramento. La Parola proclamata, viva ed efficace, prepara la recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia.
175. Lo studio della Sacra Scrittura devโessere una porta aperta a tutti i credenti.[136] ร fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede.[137] Lโevangelizzazione richiede la familiaritร con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria.[138] Noi non cerchiamo brancolando nel buio, nรฉ dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perchรฉ realmente ยซDio ha parlato, non รจ piรน il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stessoยป.[139] Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata.
CAPITOLO QUARTO
LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’EVANGELIZZAZIONE
176. Evangelizzare รจ rendere presente nel mondo il Regno di Dio. Ma ยซnessuna definizione parziale e frammentaria puรฒ dare ragione della realtร ricca, complessa e dinamica, quale รจ quella dellโevangelizzazione, senza correre il rischio di impoverirla e perfino di mutilarlaยป.[140] Ora vorrei condividere le mie preoccupazioni a proposito della dimensione sociale dellโevangelizzazione precisamente perchรฉ, se questa dimensione non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice.
I. Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygma
177. Il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e lโimpegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha unโimmediata ripercussione morale il cui centro รจ la caritร .
Confessione della fede e impegno sociale
178. Confessare un Padre che ama infinitamente ciascun essere umano implica scoprire che ยซcon ciรฒ stesso gli conferisce una dignitร infinitaยป.[141] Confessare che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana significa che ogni persona umana รจ stata elevata al cuore stesso di Dio. Confessare che Gesรน ha dato il suo sangue per noi ci impedisce di conservare il minimo dubbio circa lโamore senza limiti che nobilita ogni essere umano. La sua redenzione ha un significato sociale perchรฉ ยซDio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uominiยป.[142] Confessare che lo Spirito Santo agisce in tutti implica riconoscere che Egli cerca di penetrare in ogni situazione umana e in tutti i vincoli sociali: ยซLo Spirito Santo possiede unโinventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere e sciogliere i nodi delle vicende umane anche piรน complesse e impenetrabiliยป.[143] Lโevangelizzazione cerca di cooperare anche con tale azione liberatrice dello Spirito. Lo stesso mistero della Trinitร ci ricorda che siamo stati creati a immagine della comunione divina, per cui non possiamo realizzarci nรฉ salvarci da soli. Dal cuore del Vangelo riconosciamo lโintima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che deve necessariamente esprimersi e svilupparsi in tutta lโazione evangelizzatrice. Lโaccettazione del primo annuncio, che invita a lasciarsi amare da Dio e ad amarlo con lโamore che Egli stesso ci comunica, provoca nella vita della persona e nelle sue azioni una prima e fondamentale reazione: desiderare, cercare e avere a cuore il bene degli altri.
179. Questo indissolubile legame tra lโaccoglienza dellโannuncio salvifico e un effettivo amore fraterno รจ espressa in alcuni testi della Scrittura che รจ bene considerare e meditare attentamente per ricavarne tutte le conseguenze. Si tratta di un messaggio al quale frequentemente ci abituiamo, lo ripetiamo quasi meccanicamente, senza perรฒ assicurarci che abbia una reale incidenza nella nostra vita e nelle nostre comunitร . Comโรจ pericolosa e dannosa questa assuefazione che ci porta a perdere la meraviglia, il fascino, lโentusiasmo di vivere il Vangelo della fraternitร e della giustizia! La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dellโIncarnazione per ognuno di noi: ยซTutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, lโavete fatto a meยป (Mt 25,40). Quanto facciamo per gli altri ha una dimensione trascendente: ยซCon la misura con la quale misurate sarร misurato a voiยป (Mt 7,2); e risponde alla misericordia divina verso di noi: ยซSiate misericordiosi, come il Padre vostro รจ misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarร dato [โฆ] Con la misura con la quale misurate, sarร misurato a voi in cambioยป (Lc 6,36-38). Ciรฒ che esprimono questi testi รจ lโassoluta prioritร dellโ ยซuscita da sรฉ verso il fratelloยป come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno piรน chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio. Per ciรฒ stesso ยซanche il servizio della caritร รจ una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed รจ espressione irrinunciabile della sua stessa essenzaยป.[144] Come la Chiesa รจ missionaria per natura, cosรฌ sgorga inevitabilmente da tale natura la caritร effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove.
180. Leggendo le Scritture risulta peraltro chiaro che la proposta del Vangelo non consiste solo in una relazione personale con Dio. E neppure la nostra risposta di amore dovrebbe intendersi come una mera somma di piccoli gesti personali nei confronti di qualche individuo bisognoso, il che potrebbe costituire una sorta di โcaritร ร la carteโ, una serie di azioni tendenti solo a tranquillizzare la propria coscienza. La proposta รจ il Regno di Dio (Lc 4,43); si tratta di amare Dio che regna nel mondo. Nella misura in cui Egli riuscirร a regnare tra di noi, la vita sociale sarร uno spazio di fraternitร , di giustizia, di pace, di dignitร per tutti. Dunque, tanto lโannuncio quanto lโesperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali. Cerchiamo il suo Regno: ยซCercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiuntaยป (Mt 6,33). Il progetto di Gesรน รจ instaurare il Regno del Padre suo; Egli chiede ai suoi discepoli: ยซPredicate, dicendo che il Regno dei cieli รจ vicinoยป (Mt 10,7).
181. Il Regno che viene anticipato e cresce tra di noi riguarda tutto e ci ricorda quel principio del discernimento che Paolo VI proponeva in relazione al vero sviluppo: ยซogni uomo e tutto lโuomoยป.[145] Sappiamo che ยซlโevangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dellโuomoยป.[146] Si tratta del criterio di universalitร , proprio della dinamica del Vangelo, dal momento che il Padre desidera che tutti gli uomini si salvino e il suo disegno di salvezza consiste nel ricapitolare tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, sotto un solo Signore, che รจ Cristo (cfr Ef 1,10). Il mandato รจ: ยซAndate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creaturaยป (Mc 16,15), perchรฉ ยซlโardente aspettativa della creazione รจ protesa verso la rivelazione dei figli di Dioยป (Rm 8,19). Tutta la creazione vuol dire anche tutti gli aspetti della natura umana, in modo che ยซla missione dellโannuncio della Buona Novella di Gesรน Cristo possiede una destinazione universale. Il suo mandato della caritร abbraccia tutte le dimensioni dellโesistenza, tutte le persone, tutti gli ambienti della convivenza e tutti i popoli. Nulla di quanto รจ umano puรฒ risultargli estraneoยป.[147] La vera speranza cristiana, che cerca il Regno escatologico, genera sempre storia.
L’insegnamento della Chiesa sulle questioni sociali
182. Gli insegnamenti della Chiesa sulle situazioni contingenti sono soggetti a maggiori o nuovi sviluppi e possono essere oggetto di discussione, perรฒ non possiamo evitare di essere concreti โ senza pretendere di entrare in dettagli โ perchรฉ i grandi principi sociali non rimangano mere indicazioni generali che non interpellano nessuno. Bisogna ricavarne le conseguenze pratiche perchรฉ ยซpossano con efficacia incidere anche nelle complesse situazioni odierneยป.[148] I Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciรฒ che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dellโevangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si puรฒ piรน affermare che la religione deve limitarsi allโambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. Sappiamo che Dio desidera la felicitร dei suoi figli anche su questa terra, benchรฉ siano chiamati alla pienezza eterna, perchรฉ Egli ha creato tutte le cose ยซperchรฉ possiamo goderneยป (1 Tm 6,17), perchรฉ tutti possano goderne. Ne deriva che la conversione cristiana esige di riconsiderare ยซspecialmente tutto ciรฒ che concerne lโordine sociale ed il conseguimento del bene comuneยป.[149]
183. Di conseguenza, nessuno puรฒ esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimitร delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della societร civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica โ che non รจ mai comoda e individualista โ implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo lโumanitร che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilitร . La terra รจ la nostra casa comune e tutti siamo fratelli. Sebbene ยซil giusto ordine della societร e dello Stato sia il compito principale della politicaยป, la Chiesa ยซnon puรฒ nรฉ deve rimanere ai margini della lotta per la giustiziaยป.[150] Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore. Di questo si tratta, perchรฉ il pensiero sociale della Chiesa รจ in primo luogo positivo e propositivo, orienta unโazione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno dโamore di Gesรน Cristo. Al tempo stesso, unisce ยซil proprio impegno a quello profuso nel campo sociale dalle altre Chiese e Comunitร Ecclesiali, sia a livello di riflessione dottrinale sia a livello praticoยป.[151]
184. Non รจ il momento qui per sviluppare tutte le gravi questioni sociali che segnano il mondo attuale, alcune delle quali ho commentato nel secondo capitolo. Questo non รจ un documento sociale, e per riflettere su quelle varie tematiche disponiamo di uno strumento molto adeguato nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, il cui uso e studio raccomando vivamente. Inoltre, nรฉ il Papa nรฉ la Chiesa posseggono il monopolio dellโinterpretazione della realtร sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei. Posso ripetere qui ciรฒ che lucidamente indicava Paolo VI: ยซDi fronte a situazioni tanto diverse, ci รจ difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale. Del resto non รจ questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione. Spetta alle comunitร cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paeseยป.[152]
185. Nel seguito cercherรฒ di concentrarmi su due grandi questioni che mi sembrano fondamentali in questo momento della storia. Le svilupperรฒ con una certa ampiezza perchรฉ considero che determineranno il futuro dellโumanitร . Si tratta, in primo luogo, della inclusione sociale dei poveri e, inoltre, della pace e del dialogo sociale.
II.โLโinclusione sociale dei poveri
186. Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei piรน abbandonati della societร .
Uniti a Dio ascoltiamo un grido
187. Ogni cristiano e ogni comunitร sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella societร ; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo. ร sufficiente scorrere le Scritture per scoprire come il Padre buono desidera ascoltare il grido dei poveri: ยซHo osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo โฆ Perciรฒ vaโ! Io ti mandoยป (Es 3,7-8.10), e si mostra sollecito verso le sue necessitร : ยซPoi [gli israeliti] gridarono al Signore ed egli fece sorgere per loro un salvatoreยป (Gdc 3,15). Rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero, ci pone fuori dalla volontร del Padre e dal suo progetto, perchรฉ quel povero ยซgriderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di teยป (Dt 15,9). E la mancanza di solidarietร verso le sue necessitร influisce direttamente sul nostro rapporto con Dio: ยซSe egli ti maledice nellโamarezza del cuore, il suo creatore ne esaudirร la preghieraยป (Sir 4,6). Ritorna sempre la vecchia domanda: ยซSe uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessitร , gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui lโamore di Dio?ยป (1 Gv 3,17). Ricordiamo anche con quanta convinzione lโApostolo Giacomo riprendeva lโimmagine del grido degli oppressi: ยซIl salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotenteยป (5,4).
188. La Chiesa ha riconosciuto che lโesigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni: ยซLa Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dallโamore allโessere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forzeยป.[153] In questo quadro si comprende la richiesta di Gesรน ai suoi discepoli: ยซVoi stessi date loro da mangiareยป (Mc 6,37), e ciรฒ implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertร e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti piรน semplici e quotidiani di solidarietร di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola โsolidarietร โ si รจ un poโ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di piรน di qualche atto sporadico di generositร . Richiede di creare una nuova mentalitร che pensi in termini di comunitร , di prioritร della vita di tutti rispetto allโappropriazione dei beni da parte di alcuni.
189. La solidarietร รจ una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietร e la destinazione universale dei beni come realtร anteriori alla proprietร privata. Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietร si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde. Queste convinzioni e pratiche di solidarietร , quando si fanno carne, aprono la strada ad altre trasformazioni strutturali e le rendono possibili. Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farร sรฌ che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci.
190. A volte si tratta di ascoltare il grido di interi popoli, dei popoli piรน poveri della terra, perchรฉ ยซla pace si fonda non solo sul rispetto dei diritti dellโuomo, ma anche su quello dei diritti dei popoliยป.[154] Deplorevolmente, persino i diritti umani possono essere utilizzati come giustificazione di una difesa esacerbata dei diritti individuali o dei diritti dei popoli piรน ricchi. Rispettando lโindipendenza e la cultura di ciascuna Nazione, bisogna ricordare sempre che il pianeta รจ di tutta lโumanitร e per tutta lโumanitร , e che il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con minore dignitร . Bisogna ripetere che ยซi piรน favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalitร i loro beni al servizio degli altriยป.[155] Per parlare in modo appropriato dei nostri diritti dobbiamo ampliare maggiormente lo sguardo e aprire le orecchie al grido di altri popoli o di altre regioni del nostro Paese. Abbiamo bisogno di crescere in una solidarietร che ยซdeve permettere a tutti i popoli di giungere con le loro forze ad essere artefici del loro destinoยป,[156] cosรฌ come ยซciascun essere umano รจ chiamato a svilupparsiยป.[157]
191. In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri, come hanno affermato cosรฌ bene i Vescovi del Brasile: ยซDesideriamo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze del popolo brasiliano, specialmente delle popolazioni delle periferie urbane e delle zone rurali โ senza terra, senza tetto, senza pane, senza salute โ violate nei loro diritti. Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello sprecoยป.[158]
192. Desideriamo perรฒ ancora di piรน, il nostro sogno vola piรน alto. Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un ยซdecoroso sostentamentoยป, ma che possano avere ยซprosperitร nei suoi molteplici aspettiยป.[159] Questo implica educazione, accesso allโassistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perchรฉ nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, lโessere umano esprime e accresce la dignitร della propria vita. Il giusto salario permette lโaccesso adeguato agli altri beni che sono destinati allโuso comune.
Fedeltร al Vangelo per non correre invano
193. Lโimperativo di ascoltare il grido dei poveri si fa carne in noi quando ci commuoviamo nel piรน intimo di fronte allโaltrui dolore. Rileggiamo alcuni insegnamenti della Parola di Dio sulla misericordia, perchรฉ risuonino con forza nella vita della Chiesa. Il Vangelo proclama: ยซBeati i misericordiosi, perchรฉ troveranno misericordiaยป (Mt 5,7). LโApostolo Giacomo insegna che la misericordia verso gli altri ci permette di uscire trionfanti nel giudizio divino: ยซParlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertร , perchรฉ il giudizio sarร senza misericordia contro chi non avrร usato misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizioโ (2,12-13). In questo testo, Giacomo si mostra erede della maggiore ricchezza della spiritualitร ebraica del post-esilio, che attribuiva alla misericordia uno speciale valore salvifico: ยซSconta i tuoi peccati con lโelemosina e le tue iniquitร con atti di misericordia verso gli afflitti, perchรฉ tu possa godere lunga prosperitร ยป (Dn 4,24). In questa stessa prospettiva, la letteratura sapienziale parla dellโelemosina come esercizio concreto della misericordia verso i bisognosi: ยซLโelemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccatoยป (Tb 12,9). In modo piรน plastico lo esprime anche il Siracide: ยซLโacqua spegne il fuoco che divampa, lโelemosina espia i peccatiยป (3,30). La medesima sintesi appare contenuta nel Nuovo Testamento: ยซSoprattutto conservate tra voi una caritร fervente, perchรฉ la caritร copre una moltitudine di peccatiยป (1 Pt 4,8). Questa veritร penetrรฒ profondamente la mentalitร dei Padri della Chiesa ed esercitรฒ una resistenza profetica, come alternativa culturale, di fronte allโindividualismo edonista pagano. Ricordiamo solo un esempio: ยซCome, in pericolo dโincendio, corriamo a cercare acqua per spegnerlo, [โฆ] allo stesso modo, se dalla nostra paglia sorgesse la fiamma del peccato e per tale motivo ne fossimo turbati, una volta che ci venga data lโoccasione di unโopera di misericordia, rallegriamoci di tale opera come se fosse una fonte che ci viene offerta perchรฉ possiamo soffocare lโincendioยป.[160]
194. ร un messaggio cosรฌ chiaro, cosรฌ diretto, cosรฌ semplice ed eloquente, che nessuna ermeneutica ecclesiale ha il diritto di relativizzarlo. La riflessione della Chiesa su questi testi non dovrebbe oscurare o indebolire il loro significato esortativo, ma piuttosto aiutare a farli propri con coraggio e fervore. Perchรฉ complicare ciรฒ che รจ cosรฌ semplice? Gli apparati concettuali esistono per favorire il contatto con la realtร che si vuole spiegare e non per allontanarci da essa. Questo vale soprattutto per le esortazioni bibliche che invitano con tanta determinazione allโamore fraterno, al servizio umile e generoso, alla giustizia, alla misericordia verso il povero. Gesรน ci ha indicato questo cammino di riconoscimento dellโaltro con le sue parole e con i suoi gesti. Perchรฉ oscurare ciรฒ che รจ cosรฌ chiaro? Non preoccupiamoci solo di non cadere in errori dottrinali, ma anche di essere fedeli a questo cammino luminoso di vita e di sapienza. Perchรฉ ยซโ ai difensori โdellโortodossiaโ si rivolge a volte il rimprovero di passivitร , dโindulgenza o di colpevoli complicitร rispetto a situazioni di ingiustizia intollerabili e verso i regimi politici che le mantengonoโ ยป.[161]
195. Quando san Paolo si recรฒ dagli Apostoli a Gerusalemme per discernere se stava correndo o aveva corso invano (cfr Gal 2,2), il criterio-chiave di autenticitร che gli indicarono fu che non si dimenticasse dei poveri (cfr Gal 2,10). Questo grande criterio, affinchรฉ le comunitร paoline non si lasciassero trascinare dallo stile di vita individualista dei pagani, ha una notevole attualitร nel contesto presente, dove tende a svilupparsi un nuovo paganesimo individualista. La bellezza stessa del Vangelo non sempre puรฒ essere adeguatamente manifestata da noi, ma cโรจ un segno che non deve mai mancare: lโopzione per gli ultimi, per quelli che la societร scarta e getta via.
196. A volte siamo duri di cuore e di mente, ci dimentichiamo, ci divertiamo, ci estasiamo con le immense possibilitร di consumo e di distrazione che offre questa societร . Cosรฌ si produce una specie di alienazione che ci colpisce tutti, poichรฉ ยซรจ alienata una societร che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende piรน difficile la realizzazione di questa donazione e la formazione di quella solidarietร interumanaยป.[162]
Il posto privilegiato dei poveri nel Popolo di Dio
197. Nel cuore di Dio cโรจ un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso ยซsi fece poveroยป (2 Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione รจ segnato dai poveri. Questa salvezza รจ giunta a noi attraverso il โsรฌโ di una umile ragazza di un piccolo paese sperduto nella periferia di un grande impero. Il Salvatore รจ nato in un presepe, tra gli animali, come accadeva per i figli dei piรน poveri; รจ stato presentato al Tempio con due piccioni, lโofferta di coloro che non potevano permettersi di pagare un agnello (cfr Lc 2,24; Lv 5,7); รจ cresciuto in una casa di semplici lavoratori e ha lavorato con le sue mani per guadagnarsi il pane. Quando iniziรฒ ad annunciare il Regno, lo seguivano folle di diseredati, e cosรฌ manifestรฒ quello che Egli stesso aveva detto: ยซLo Spirito del Signore รจ sopra di me; perchรฉ mi ha consacrato con lโunzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncioยป (Lc 4,18). A quelli che erano gravati dal dolore, oppressi dalla povertร , assicurรฒ che Dio li portava al centro del suo cuore: ยซBeati voi, poveri, perchรฉ vostro รจ il Regno di Dioยป (Lc 6,20); e con essi si identificรฒ: ยซHo avuto fame e mi avete dato da mangiareยป, insegnando che la misericordia verso di loro รจ la chiave del cielo (cfr Mt 25,35s).
198. Per la Chiesa lโopzione per i poveri รจ una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro ยซla sua prima misericordiaยป.[163] Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere ยซgli stessi sentimenti di Gesรนยป (Fil 2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri intesa come una ยซforma speciale di primazia nellโesercizio della caritร cristiana, della quale dร testimonianza tutta la tradizione della Chiesaยป.[164] Questa opzione โ insegnava Benedetto XVI โ ยซรจ implicita nella fede cristologica in quel Dio che si รจ fatto povero per noi, per arricchirci mediante la sua povertร ยป.[165] Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. ร necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione รจ un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro.
199. Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non รจ un eccesso di attivismo, ma prima di tutto unโattenzione rivolta allโaltro ยซconsiderandolo come unโunica cosa con se stessoยป.[166] Questa attenzione dโamore รจ lโinizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene. Questo implica apprezzare il povero nella sua bontร propria, col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede. Lโamore autentico รจ sempre contemplativo, ci permette di servire lโaltro non per necessitร o vanitร , ma perchรฉ รจ bello, al di lร delle apparenze. ยซDallโamore per cui a uno รจ gradita lโaltra persona dipende il fatto che le dia qualcosa gratuitamenteยป.[167] Il povero, quando รจ amato, ยซรจ considerato di grande valoreยป,[168] e questo differenzia lโautentica opzione per i poveri da qualsiasi ideologia, da qualunque intento di utilizzare i poveri al servizio di interessi personali o politici. Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione. Soltanto questo renderร possibile che ยซi poveri si sentano, in ogni comunitร cristiana, come โa casa loroโ. Non sarebbe, questo stile, la piรน grande ed efficace presentazione della buona novella del Regno?ยป.[169] Senza lโopzione preferenziale per i piรน poveri, ยซlโannuncio del Vangelo, che pur รจ la prima caritร , rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui lโodierna societร della comunicazione quotidianamente ci esponeยป.[170]
200. Dal momento che questa Esortazione รจ rivolta ai membri della Chiesa Cattolica, desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri รจ la mancanza di attenzione spirituale. Lโimmensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. Lโopzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in unโattenzione religiosa privilegiata e prioritaria.
201. Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perchรฉ le sue scelte di vita comportano di prestare piรน attenzione ad altre incombenze. Questa รจ una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali. Sebbene si possa dire in generale che la vocazione e la missione propria dei fedeli laici รจ la trasformazione delle varie realtร terrene affinchรฉ ogni attivitร umana sia trasformata dal Vangelo,[171] nessuno puรฒ sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale: ยซLa conversione spirituale, lโintensitร dellโamore a Dio e al prossimo, lo zelo per la giustizia e la pace, il significato evangelico dei poveri e della povertร sono richiesti a tuttiยป.[172] Temo che anche queste parole siano solamente oggetto di qualche commento senza una vera incidenza pratica. Nonostante ciรฒ, confido nellโapertura e nelle buone disposizioni dei cristiani, e vi chiedo di cercare comunitariamente nuove strade per accogliere questa rinnovata proposta.
Economia e distribuzione delle entrate
202. La necessitร di risolvere le cause strutturali della povertร non puรฒ attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la societร , ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrร solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finchรฉ non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando allโautonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequitร ,[173] non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. Lโinequitร รจ la radice dei mali sociali.
203. La dignitร di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dallโesterno per completare un discorso politico senza prospettive nรฉ programmi di vero sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! Dร fastidio che si parli di etica, dร fastidio che si parli di solidarietร mondiale, dร fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dร fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dร fastidio che si parli della dignitร dei deboli, dร fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia. Altre volte accade che queste parole diventino oggetto di una manipolazione opportunista che le disonora. La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la nostra vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore รจ un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato piรน ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere piรน accessibili per tutti i beni di questo mondo.
204. Non possiamo piรน confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equitร esige qualcosa di piรน della crescita economica, benchรฉ la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunitร di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma lโeconomia non puรฒ piรน ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditivitร riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi.
205. Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non lโapparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, รจ una vocazione altissima, รจ una delle forme piรน preziose della caritร , perchรฉ cerca il bene comune.[174] Dobbiamo convincerci che la caritร ยซรจ il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politiciยป.[175] Prego il Signore che ci regali piรน politici che abbiano davvero a cuore la societร , il popolo, la vita dei poveri! ร indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. E perchรฉ non ricorrere a Dio affinchรฉ ispiri i loro piani? Sono convinto che a partire da unโapertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalitร politica ed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra lโeconomia e il bene comune sociale.
206. Lโeconomia, come indica la stessa parola, dovrebbe essere lโarte di raggiungere unโadeguata amministrazione della casa comune, che รจ il mondo intero. Ogni azione economica di una certa portata, messa in atto in una parte del pianeta, si ripercuote sul tutto; perciรฒ nessun governo puรฒ agire al di fuori di una comune responsabilitร . Di fatto, diventa sempre piรน difficile individuare soluzioni a livello locale per le enormi contraddizioni globali, per cui la politica locale si riempie di problemi da risolvere. Se realmente vogliamo raggiungere una sana economia mondiale, cโรจ bisogno in questa fase storica di un modo piรน efficiente di interazione che, fatta salva la sovranitร delle nazioni, assicuri il benessere economico di tutti i Paesi e non solo di pochi.
207. Qualsiasi comunitร della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinchรฉ i poveri vivano con dignitร e per lโinclusione di tutti, correrร anche il rischio della dissoluzione, benchรฉ parli di temi sociali o critichi i governi. Facilmente finirร per essere sommersa dalla mondanitร spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti.
208. Se qualcuno si sente offeso dalle mie parole, gli dico che le esprimo con affetto e con la migliore delle intenzioni, lontano da qualunque interesse personale o ideologia politica. La mia parola non รจ quella di un nemico nรฉ di un oppositore. Mi interessa unicamente fare in modo che quelli che sono schiavi di una mentalitร individualista, indifferente ed egoista, possano liberarsi da quelle indegne catene e raggiungano uno stile di vita e di pensiero piรน umano, piรน nobile, piรน fecondo, che dia dignitร al loro passaggio su questa terra.
209. Gesรน, lโevangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona, si identifica specialmente con i piรน piccoli (cfr Mt 25,40). Questo ci ricorda che tutti noi cristiani siamo chiamati a prenderci cura dei piรน fragili della Terra. Ma nel vigente modello โdi successoโ e โprivatisticoโ, non sembra abbia senso investire affinchรฉ quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dotati possano farsi strada nella vita.
210. ร indispensabile prestare attenzione per essere vicini a nuove forme di povertร e di fragilitร in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre piรน soli e abbandonati, ecc. I migranti mi pongono una particolare sfida perchรฉ sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti. Perciรฒ esorto i Paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dellโidentitร locale sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le cittร che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le cittร che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dellโaltro!
211. Mi ha sempre addolorato la situazione di coloro che sono oggetto delle diverse forme di tratta di persone. Vorrei che si ascoltasse il grido di Dio che chiede a tutti noi: ยซDovโรจ tuo fratello?ยป (Gen 4,9). Dovโรจ il tuo fratello schiavo? Dovโรจ quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per lโaccattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perchรฉ non รจ stato regolarizzato? Non facciamo finta di niente. Ci sono molte complicitร . La domanda รจ per tutti! Nelle nostre cittร รจ impiantato questo crimine mafioso e aberrante, e molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicitร comoda e muta.
212. Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perchรฉ spesso si trovano con minori possibilitร di difendere i loro diritti. Tuttavia, anche tra di loro troviamo continuamente i piรน ammirevoli gesti di quotidiano eroismo nella difesa e nella cura della fragilitร delle loro famiglie.
213. Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i piรน indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignitร umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente รจ intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano รจ sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. ร un fine in sรฉ stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltร . Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. La sola ragione รจ sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, ยซogni violazione della dignitร personale dellโessere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dellโuomoยป.[176]
214. Proprio perchรฉ รจ una questione che ha a che fare con la coerenza interna del nostro messaggio sul valore della persona umana, non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non รจ un argomento soggetto a presunte riforme o a โmodernizzazioniโ. Non รจ progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Perรฒ รจ anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove lโaborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro รจ sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertร . Chi puรฒ non capire tali situazioni cosรฌ dolorose?
215. Ci sono altri esseri fragili e indifesi, che molte volte rimangono alla mercรฉ degli interessi economici o di un uso indiscriminato. Mi riferisco allโinsieme della creazione. Come esseri umani non siamo dei meri beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la nostra realtร corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo รจ come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare lโestinzione di una specie come fosse una mutilazione. Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni.[177] In questo senso, faccio proprio il lamento bello e profetico che diversi anni fa hanno espresso i Vescovi delle Filippine: ยซUnโincredibile varietร dโinsetti viveva nella selva ed erano impegnati con ogni sorta di compito proprio [โฆ] Gli uccelli volavano nellโaria, le loro brillanti piume e i loro differenti canti aggiungevano colore e melodie al verde dei boschi […] Dio ha voluto questa terra per noi, sue creature speciali, ma non perchรฉ potessimo distruggerla e trasformarla in un terreno desertico […] Dopo una sola notte di pioggia, guarda verso i fiumi marron-cioccolato dei tuoi paraggi, e ricorda che si portano via il sangue vivo della terra verso il mare […] Come potranno nuotare i pesci in fogne come il rio Pasig e tanti altri fiumi che abbiamo contaminato? Chi ha trasformato il meraviglioso mondo marino in cimiteri subacquei spogliati di vita e di colore?ยป.[178]
216. Piccoli ma forti nellโamore di Dio, come san Francesco dโAssisi, tutti i cristiani siamo chiamati a prenderci cura della fragilitร del popolo e del mondo in cui viviamo.
III. Il bene comune e la pace sociale
217. Abbiamo parlato molto della gioia e dellโamore, ma la Parola di Dio menziona anche il frutto della pace (cfr Gal 5,22).
218. La pace sociale non puรฒ essere intesa come irenismo o come una mera assenza di violenza ottenuta mediante lโimposizione di una parte sopra le altre. Sarebbe parimenti una falsa pace quella che servisse come scusa per giustificare unโorganizzazione sociale che metta a tacere o tranquillizzi i piรน poveri, in modo che quelli che godono dei maggiori benefici possano mantenere il loro stile di vita senza scosse mentre gli altri sopravvivono come possono. Le rivendicazioni sociali, che hanno a che fare con la distribuzione delle entrate, lโinclusione sociale dei poveri e i diritti umani, non possono essere soffocate con il pretesto di costruire un consenso a tavolino o unโeffimera pace per una minoranza felice. La dignitร della persona umana e il bene comune stanno al di sopra della tranquillitร di alcuni che non vogliono rinunciare ai loro privilegi. Quando questi valori vengono colpiti, รจ necessaria una voce profetica.
219. La pace ยซnon si riduce ad unโassenza di guerra, frutto dellโequilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia piรน perfetta tra gli uominiยป.[179] In definitiva, una pace che non sorga come frutto dello sviluppo integrale di tutti, non avrร nemmeno futuro e sarร sempre seme di nuovi conflitti e di varie forme di violenza.
220. In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. Ricordiamo che ยซlโessere fedele cittadino รจ una virtรน e la partecipazione alla vita politica รจ unโobbligazione moraleยป.[180] Ma diventare un popolo รจ qualcosa di piรน, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. ร un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dellโincontro in una pluriforme armonia.
221. Per avanzare in questa costruzione di un popolo in pace, giustizia e fraternitร , vi sono quattro principi relazionati a tensioni bipolari proprie di ogni realtร sociale. Derivano dai grandi postulati della Dottrina Sociale della Chiesa, i quali costituiscono ยซil primo e fondamentale parametro di riferimento per lโinterpretazione e la valutazione dei fenomeni socialiยป.[181] Alla luce di essi desidero ora proporre questi quattro principi che orientano specificamente lo sviluppo della convivenza sociale e la costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino allโinterno di un progetto comune. Lo faccio nella convinzione che la loro applicazione puรฒ rappresentare unโautentica via verso la pace allโinterno di ciascuna nazione e nel mondo intero.
Il tempo รจ superiore allo spazio
222. Vi รจ una tensione bipolare tra la pienezza e il limite. La pienezza provoca la volontร di possedere tutto e il limite รจ la parete che ci si pone davanti. Il โtempoโ, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dellโorizzonte che ci si apre dinanzi, e il momento รจ espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto. I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dellโorizzonte piรน grande, dellโutopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo รจ superiore allo spazio.
223. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza lโossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtร impone. ร un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando prioritร al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nellโattivitร socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare prioritร allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare prioritร al tempo significa occuparsi di iniziare processi piรน che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella societร e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finchรฉ fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietร , perรฒ con convinzioni chiare e tenaci.
224. A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, piรน che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana. La storia forse li giudicherร con quel criterio che enunciava Romano Guardini: ยซLโunico modello per valutare con successo unโepoca รจ domandare fino a che punto si sviluppa in essa e raggiunge unโautentica ragion dโessere la pienezza dellโesistenza umana, in accordo con il carattere peculiare e le possibilitร della medesima epocaยป.[182]
225. Questo criterio รจ molto appropriato anche per lโevangelizzazione, che richiede di tener presente lโorizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga. Il Signore stesso nella sua vita terrena fece intendere molte volte ai suoi discepoli che vi erano cose che non potevano ancora comprendere e che era necessario attendere lo Spirito Santo (cfr Gv 16,12-13). La parabola del grano e della zizzania (cfr Mt 13, 24-30) descrive un aspetto importante dellโevangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico puรฒ occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma รจ vinto dalla bontร del grano che si manifesta con il tempo.
Lโunitร prevale sul conflitto
226. Il conflitto non puรฒ essere ignorato o dissimulato. Devโessere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtร stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dellโunitร profonda della realtร .
227. Di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti come se nulla fosse, se ne lavano le mani per poter continuare con la loro vita. Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono prigionieri, perdono lโorizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie confusioni e insoddisfazioni e cosรฌ lโunitร diventa impossibile. Vi รจ perรฒ un terzo modo, il piรน adeguato, di porsi di fronte al conflitto. ร accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. ยซBeati gli operatori di paceยป (Mt 5,9).
228. In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che puรฒ essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignitร piรน profonda. Per questo รจ necessario postulare un principio che รจ indispensabile per costruire lโamicizia sociale: lโunitร รจ superiore al conflitto. La solidarietร , intesa nel suo significato piรน profondo e di sfida, diventa cosรฌ uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unitร che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, nรฉ allโassorbimento di uno nellโaltro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sรฉ le preziose potenzialitร delle polaritร in contrasto.
229. Questo criterio evangelico ci ricorda che Cristo ha unificato tutto in Sรฉ: cielo e terra, Dio e uomo, tempo ed eternitร , carne e spirito, persona e societร . Il segno distintivo di questa unitร e riconciliazione di tutto in Sรฉ รจ la pace. Cristo ยซรจ la nostra paceยป (Ef 2,14). Lโannuncio evangelico inizia sempre con il saluto di pace, e la pace corona e cementa in ogni momento le relazioni tra i discepoli. La pace รจ possibile perchรฉ il Signore ha vinto il mondo e la sua permanente conflittualitร avendolo ยซpacificato con il sangue della sua croceยป (Col 1,20). Ma se andiamo a fondo in questi testi biblici, scopriremo che il primo ambito in cui siamo chiamati a conquistare questa pacificazione nelle differenze รจ la propria interioritร , la propria vita, sempre minacciata dalla dispersione dialettica.[183] Con cuori spezzati in mille frammenti sarร difficile costruire unโautentica pace sociale.
230. Lโannuncio di pace non รจ quello di una pace negoziata, ma la convinzione che lโunitร dello Spirito armonizza tutte le diversitร . Supera qualsiasi conflitto in una nuova, promettente sintesi. La diversitร รจ bella quando accetta di entrare costantemente in un processo di riconciliazione, fino a sigillare una specie di patto culturale che faccia emergere una โdiversitร riconciliataโ, come ben insegnarono i Vescovi del Congo: ยซLa diversitร delle nostre etnie รจ una ricchezza […] Solo con lโunitร , con la conversione dei cuori e con la riconciliazione potremo far avanzare il nostro Paeseยป.[184]
La realtร รจ piรน importante dellโidea
231. Esiste anche una tensione bipolare tra lโidea e la realtร . La realtร semplicemente รจ, lโidea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che lโidea finisca per separarsi dalla realtร . ร pericoloso vivere nel regno della sola parola, dellโimmagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtร รจ superiore allโidea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtร : i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti piรน formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontร , gli intellettualismi senza saggezza.
232. Lโidea โ le elaborazioni concettuali โ รจ in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtร . Lโidea staccata dalla realtร origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciรฒ che coinvolge รจ la realtร illuminata dal ragionamento. Bisogna passare dal nominalismo formale allโoggettivitร armoniosa. Diversamente si manipola la veritร , cosรฌ come si sostituisce la ginnastica con la cosmesi.[185] Vi sono politici โ e anche dirigenti religiosi โ che si domandano perchรฉ il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono cosรฌ logiche e chiare. Probabilmente รจ perchรฉ si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica. Altri hanno dimenticato la semplicitร e hanno importato dallโesterno una razionalitร estranea alla gente.
233. La realtร รจ superiore allโidea. Questo criterio รจ legato allโincarnazione della Parola e alla sua messa in pratica: ยซโ In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesรน Cristo venuto nella carne, รจ da Dioโ ยป (1 Gv 4,2). Il criterio di realtร , di una Parola giร incarnata e che sempre cerca di incarnarsi, รจ essenziale allโevangelizzazione. Ci porta, da un lato, a valorizzare la storia della Chiesa come storia di salvezza, a fare memoria dei nostri santi che hanno inculturato il Vangelo nella vita dei nostri popoli, a raccogliere la ricca tradizione bimillenaria della Chiesa, senza pretendere di elaborare un pensiero disgiunto da questo tesoro, come se volessimo inventare il Vangelo. Dallโaltro lato, questo criterio ci spinge a mettere in pratica la Parola, a realizzare opere di giustizia e caritร nelle quali tale Parola sia feconda. Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtร , significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea e degenerare in intimismi e gnosticismi che non danno frutto, che rendono sterile il suo dinamismo.
Il tutto รจ superiore alla parte
234. Anche tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione. Bisogna prestare attenzione alla dimensione globale per non cadere in una meschinitร quotidiana. Al tempo stesso, non รจ opportuno perdere di vista ciรฒ che รจ locale, che ci fa camminare con i piedi per terra. Le due cose unite impediscono di cadere in uno di questi due estremi: lโuno, che i cittadini vivano in un universalismo astratto e globalizzante, passeggeri mimetizzati del vagone di coda, che ammirano i fuochi artificiali del mondo, che รจ di altri, con la bocca aperta e applausi programmati; lโaltro, che diventino un museo folkloristico di eremiti localisti, condannati a ripetere sempre le stesse cose, incapaci di lasciarsi interpellare da ciรฒ che รจ diverso e di apprezzare la bellezza che Dio diffonde fuori dai loro confini.
235. Il tutto รจ piรน della parte, ed รจ anche piรน della loro semplice somma. Dunque, non si devโessere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene piรน grande che porterร benefici a tutti noi. Perรฒ occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti. ร necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che รจ un dono di Dio. Si lavora nel piccolo, con ciรฒ che รจ vicino, perรฒ con una prospettiva piรน ampia. Allo stesso modo, una persona che conserva la sua personale peculiaritร e non nasconde la sua identitร , quando si integra cordialmente in una comunitร , non si annulla ma riceve sempre nuovi stimoli per il proprio sviluppo. Non รจ nรฉ la sfera globale che annulla, nรฉ la parzialitร isolata che rende sterili.
236. Il modello non รจ la sfera, che non รจ superiore alle parti, dove ogni punto รจ equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e lโaltro. Il modello รจ il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialitร che in esso mantengono la loro originalitร . Sia lโazione pastorale sia lโazione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno. Lรฌ sono inseriti i poveri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialitร . Persino le persone che possono essere criticate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. ร lโunione dei popoli, che, nellโordine universale, conservano la loro peculiaritร ; รจ la totalitร delle persone in una societร che cerca un bene comune che veramente incorpora tutti.
237. A noi cristiani questo principio parla anche della totalitร o integritร del Vangelo che la Chiesa ci trasmette e ci invia a predicare. La sua ricchezza piena incorpora gli accademici e gli operai, gli imprenditori e gli artisti, tutti. La โmistica popolareโ accoglie a suo modo il Vangelo intero e lo incarna in espressioni di preghiera, di fraternitร , di giustizia, di lotta e di festa. La Buona Notizia รจ la gioia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli. Cosรฌ sboccia la gioia nel Buon Pastore che incontra la pecora perduta e la riporta nel suo ovile. Il Vangelo รจ lievito che fermenta tutta la massa e cittร che brilla sullโalto del monte illuminando tutti i popoli. Il Vangelo possiede un criterio di totalitร che gli รจ intrinseco: non cessa di essere Buona Notizia finchรฉ non รจ annunciato a tutti, finchรฉ non feconda e risana tutte le dimensioni dellโuomo, e finchรฉ non unisce tutti gli uomini nella mensa del Regno. Il tutto รจ superiore alla parte.
IV. Il dialogo sociale come contributo per la pace
238. Lโevangelizzazione implica anche un cammino di dialogo. Per la Chiesa, in questo tempo ci sono in modo particolare tre ambiti di dialogo nei quali deve essere presente, per adempiere un servizio in favore del pieno sviluppo dellโessere umano e perseguire il bene comune: il dialogo con gli Stati, con la societร โ che comprende il dialogo con le culture e le scienze โ e quello con altri credenti che non fanno parte della Chiesa cattolica. In tutti i casi ยซla Chiesa parla a partire da quella luce che le offre la fedeยป,[186] apporta la sua esperienza di duemila anni e conserva sempre nella memoria le vite e le sofferenze degli esseri umani. Questo va aldilร della ragione umana, ma ha anche un significato che puรฒ arricchire quelli che non credono e invita la ragione ad ampliare le sue prospettive.
239. La Chiesa proclama ยซil vangelo della paceยป (Ef 6,15) ed รจ aperta alla collaborazione con tutte le autoritร nazionali e internazionali per prendersi cura di questo bene universale tanto grande. Nellโannunciare Gesรน Cristo, che รจ la pace in persona (cfr Ef 2,14), la nuova evangelizzazione sprona ogni battezzato ad essere strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata.[187] ร tempo di sapere come progettare, in una cultura che privilegi il dialogo come forma dโincontro, la ricerca di consenso e di accordi, senza perรฒ separarla dalla preoccupazione per una societร giusta, capace di memoria e senza esclusioni. Lโautore principale, il soggetto storico di questo processo, รจ la gente e la sua cultura, non una classe, una frazione, un gruppo, unโรฉlite. Non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale.
240. Allo Stato compete la cura e la promozione del bene comune della societร .[188] Sulla base dei principi di sussidiarietร e di solidarietร , e con un notevole sforzo di dialogo politico e di creazione del consenso, svolge un ruolo fondamentale, che non puรฒ essere delegato, nel perseguire lo sviluppo integrale di tutti. Questo ruolo, nelle circostanze attuali, esige una profonda umiltร sociale.
241. Nel dialogo con lo Stato e con la societร , la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze sociali, accompagna le proposte che meglio possono rispondere alla dignitร della persona umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori fondamentali dellโesistenza umana, per trasmettere convinzioni che poi possano tradursi in azioni politiche.
Il dialogo tra la fede, la ragione e le scienze
242. Anche il dialogo tra scienza e fede รจ parte dellโazione evangelizzatrice che favorisce la pace.[189] Lo scientismo e il positivismo si rifiutano di ยซammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle proprie delle scienze positiveยป.[190] La Chiesa propone un altro cammino, che esige una sintesi tra un uso responsabile delle metodologie proprie delle scienze empiriche e gli altri saperi come la filosofia, la teologia, e la stessa fede, che eleva lโessere umano fino al mistero che trascende la natura e lโintelligenza umana. La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa, perchรฉ ยซla luce della ragione e quella della fede provengono ambedue da Dioยป,[191] e non possono contraddirsi tra loro. Lโevangelizzazione รจ attenta ai progressi scientifici per illuminarli con la luce della fede e della legge naturale, affinchรฉ rispettino sempre la centralitร e il valore supremo della persona umana in tutte le fasi della sua esistenza. Tutta la societร puรฒ venire arricchita grazie a questo dialogo che apre nuovi orizzonti al pensiero e amplia le possibilitร della ragione. Anche questo รจ un cammino di armonia e di pacificazione.
243. La Chiesa non pretende di arrestare il mirabile progresso delle scienze. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo lโenorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non puรฒ negare, la fede non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che unโopinione scientifica a loro gradita, e che non รจ stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede. Perรฒ, in alcune occasioni, alcuni scienziati vanno oltre lโoggetto formale della loro disciplina e si sbilanciano con affermazioni o conclusioni che eccedono il campo propriamente scientifico. In tal caso, non รจ la ragione ciรฒ che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso.
244. Lโimpegno ecumenico risponde alla preghiera del Signore Gesรน che chiede che ยซtutti siano una sola cosaยป (Gv 17,21). La credibilitร dellโannuncio cristiano sarebbe molto piรน grande se i cristiani superassero le loro divisioni e la Chiesa realizzasse ยซla pienezza della cattolicitร a lei propria in quei figli che le sono certo uniti col battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunioneยป.[192] Dobbiamo sempre ricordare che siamo pellegrini, e che peregriniamo insieme. A tale scopo bisogna affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dellโunico Dio. Affidarsi allโaltro รจ qualcosa di artigianale, la pace รจ artigianale. Gesรน ci ha detto: ยซBeati gli operatori di paceยป (Mt 5,9). In questo impegno, anche tra di noi, si compie lโantica profezia: ยซSpezzeranno le loro spade e ne faranno aratriยป (Is 2,4).
245. In questa luce, lโecumenismo รจ un apporto allโunitร della famiglia umana. La presenza al Sinodo del Patriarca di Costantinopoli, Sua Santitร Bartolomeo I, e dellโArcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Rowan Douglas Williams,[193] รจ stato un autentico dono di Dio e una preziosa testimonianza cristiana.
246. Data la gravitร della controtestimonianza della divisione tra cristiani, particolarmente in Asia e Africa, la ricerca di percorsi di unitร diventa urgente. I missionari in quei continenti menzionano ripetutamente le critiche, le lamentele e le derisioni che ricevono a causa dello scandalo dei cristiani divisi. Se ci concentriamo sulle convinzioni che ci uniscono e ricordiamo il principio della gerarchia delle veritร , potremo camminare speditamente verso forme comuni di annuncio, di servizio e di testimonianza. Lโimmensa moltitudine che non ha accolto lโannuncio di Gesรน Cristo non puรฒ lasciarci indifferenti. Pertanto, lโimpegno per unโunitร che faciliti lโaccoglienza di Gesรน Cristo smette di essere mera diplomazia o un adempimento forzato, per trasformarsi in una via imprescindibile dellโevangelizzazione. I segni di divisione tra cristiani in Paesi che giร sono lacerati dalla violenza, aggiungono altra violenza da parte di coloro che dovrebbero essere un attivo fermento di pace. Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi. Solo per fare un esempio, nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilitร di imparare qualcosa di piรน sul significato della collegialitร episcopale e sulla loro esperienza della sinodalitร . Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito puรฒ condurci sempre di piรน alla veritร e al bene.
247. Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non รจ mai stata revocata, perchรฉ ยซi doni e la chiamata di Dio sono irrevocabiliยป (Rm 11,29). La Chiesa, che condivide con lโEbraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dellโAlleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identitร cristiana (cfr Rm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare lโEbraismo come una religione estranea, nรฉ includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr 1 Ts 1,9). Crediamo insieme con loro nellโunico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata.
248. Il dialogo e lโamicizia con i figli dโIsraele sono parte della vita dei discepoli di Gesรน. Lโaffetto che si รจ sviluppato ci porta sinceramene ed amaramente a dispiacerci per le terribili persecuzioni di cui furono e sono oggetto, particolarmente per quelle che coinvolgono o hanno coinvolto cristiani.
249. Dio continua ad operare nel popolo dellโAntica Alleanza e fa nascere tesori di saggezza che scaturiscono dal suo incontro con la Parola divina. Per questo anche la Chiesa si arricchisce quando raccoglie i valori dellโEbraismo. Sebbene alcune convinzioni cristiane siano inaccettabili per lโEbraismo, e la Chiesa non possa rinunciare ad annunciare Gesรน come Signore e Messia, esiste una ricca complementarietร che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola, come pure di condividere molte convinzioni etiche e la comune preoccupazione per la giustizia e lo sviluppo dei popoli.
250. Un atteggiamento di apertura nella veritร e nellโamore deve caratterizzare il dialogo con i credenti delle religioni non cristiane, nonostante i vari ostacoli e le difficoltร , particolarmente i fondamentalismi da ambo le parti. Questo dialogo interreligioso รจ una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto รจ un dovere per i cristiani, come per le altre comunitร religiose. Questo dialogo รจ in primo luogo una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i vescovi dellโIndia ยซunโatteggiamento di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e le loro peneยป.[194] Cosรฌ impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere, di pensare e di esprimersi. Con questo metodo, potremo assumere insieme il dovere di servire la giustizia e la pace, che dovrร diventare un criterio fondamentale di qualsiasi interscambio. Un dialogo in cui si cerchi la pace sociale e la giustizia รจ in sรฉ stesso, al di lร dellโaspetto meramente pragmatico, un impegno etico che crea nuove condizioni sociali. Gli sforzi intorno ad un tema specifico possono trasformarsi in un processo in cui, mediante lโascolto dellโaltro, ambo le parti trovano purificazione e arricchimento. Pertanto, anche questi sforzi possono avere il significato di amore per la veritร .
251. In questo dialogo, sempre affabile e cordiale, non si deve mai trascurare il vincolo essenziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa a mantenere ed intensificare le relazioni con i non cristiani.[195] Un sincretismo conciliante sarebbe in ultima analisi un totalitarismo di quanti pretendono di conciliare prescindendo da valori che li trascendono e di cui non sono padroni. La vera apertura implica il mantenersi fermi nelle proprie convinzioni piรน profonde, con unโidentitร chiara e gioiosa, ma aperti ยซa comprendere quelle dellโaltroยป e ยซsapendo che il dialogo puรฒ arricchire ognunoยป.[196] Non ci serve unโapertura diplomatica, che dice sรฌ a tutto per evitare i problemi, perchรฉ sarebbe un modo di ingannare lโaltro e di negargli il bene che uno ha ricevuto come un dono da condividere generosamente. Lโevangelizzazione e il dialogo interreligioso, lungi dallโopporsi tra loro, si sostengono e si alimentano reciprocamente.[197]
252. In questโepoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dellโIslam, oggi particolarmente presenti in molti Paesi di tradizione cristiana dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella societร . Non bisogna mai dimenticare che essi, ยซprofessando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherร gli uomini nel giorno finaleยป.[198] Gli scritti sacri dellโIslam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesรน Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed รจ ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dellโIslam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalitร , รจ di Dio e per Lui. Riconoscono anche la necessitร di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i piรน poveri.
253. Per sostenere il dialogo con lโIslam รจ indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perchรฉ siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identitร , ma perchรฉ siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni. Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dellโIslam che arrivano nei nostri Paesi, cosรฌ come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinchรฉ assicurino libertร ai cristiani affinchรฉ possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertร che i credenti dellโIslam godono nei paesi occidentali! Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, lโaffetto verso gli autentici credenti dellโIslam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perchรฉ il vero Islam e unโadeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza.
254. I non cristiani, per la gratuita iniziativa divina, e fedeli alla loro coscienza, possono vivere ยซgiustificati mediante la grazia di Dioยป,[199] e in tal modo ยซassociati al mistero pasquale di Gesรน Cristoยป.[200] Ma, a causa della dimensione sacramentale della grazia santificante, lโazione divina in loro tende a produrre segni, riti, espressioni sacre, che a loro volta avvicinano altri ad una esperienza comunitaria di cammino verso Dio.[201] Non hanno il significato e lโefficacia dei Sacramenti istituiti da Cristo, ma possono essere canali che lo stesso Spirito suscita per liberare i non cristiani dallโimmanentismo ateo o da esperienze religiose meramente individuali. Lo stesso Spirito suscita in ogni luogo forme di saggezza pratica che aiutano a sopportare i disagi dellโesistenza e a vivere con piรน pace e armonia. Anche noi cristiani possiamo trarre profitto da tale ricchezza consolidata lungo i secoli, che puรฒ aiutarci a vivere meglio le nostre peculiari convinzioni.
Il dialogo sociale in un contesto di libertร religiosa
255. I Padri sinodali hanno ricordato lโimportanza del rispetto per la libertร religiosa, considerata come un diritto umano fondamentale.[202] Essa comprende ยซla libertร di scegliere la religione che si considera vera e di manifestare pubblicamente la propria fedeยป.[203] Un sano pluralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori come tali, non implica una privatizzazione delle religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio e allโoscuritร della coscienza di ciascuno, o alla marginalitร del recinto chiuso delle chiese, delle sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe, in definitiva, di una nuova forma di discriminazione e di autoritarismo. Il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in un modo arbitrario che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose. Questo alla lunga fomenterebbe piรน il risentimento che la tolleranza e la pace.
256. Al momento di interrogarsi circa lโincidenza pubblica della religione, bisogna distinguere diversi modi di viverla. Sia gli intellettuali sia i commenti giornalistici cadono frequentemente in grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti i credenti โ nรฉ tutte le autoritร religiose โ sono uguali. Alcuni politici approfittano di questa confusione per giustificare azioni discriminatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti che sono sorti nellโambito di una convinzione credente, dimenticando che i testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche, posseggono una forza motivante che apre sempre nuovi orizzonti, stimola il pensiero, allarga la mente e la sensibilitร . Vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi. ร ragionevole e intelligente relegarli nellโoscuritร solo perchรฉ sono nati nel contesto di una credenza religiosa? Portano in sรฉ principi profondamente umanistici, che hanno un valore razionale benchรฉ siano pervasi di simboli e dottrine religiose.
257. Come credenti ci sentiamo vicini anche a quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la veritร , la bontร e la bellezza, che per noi trovano la loro massima espressione e la loro fonte in Dio. Li sentiamo come preziosi alleati nellโimpegno per la difesa della dignitร umana, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato. Uno spazio peculiare รจ quello dei cosiddetti nuovi Areopaghi, come il โCortile dei Gentiliโ, dove ยซcredenti e non credenti possono dialogare sui temi fondamentali dellโetica, dellโarte, e della scienza, e sulla ricerca della trascendenzaยป.[204] Anche questa รจ una via di pace per il nostro mondo ferito.
258. A partire da alcuni temi sociali, importanti in ordine al futuro dellโumanitร , ho cercato ancora una volta di esplicitare lโineludibile dimensione sociale dellโannuncio del Vangelo, per incoraggiare tutti i cristiani a manifestarla sempre nelle loro parole, atteggiamenti e azioni.
CAPITOLO QUINTO
EVANGELIZZATORI CON SPIRITO
259. Evangelizzatori con Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura allโazione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novitร del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione corre il rischio di rimanere vuota e lโannuncio alla fine รจ privo di anima. Gesรน vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.
260. In questโultimo capitolo non offrirรฒ una sintesi della spiritualitร cristiana, nรฉ svilupperรฒ grandi temi come la preghiera, lโadorazione eucaristica o la celebrazione della fede, sui quali disponiamo giร di preziosi testi magisteriali e celebri scritti di grandi autori. Non pretendo di rimpiazzare nรฉ di superare tanta ricchezza. Semplicemente proporrรฒ alcune riflessioni circa lo spirito della nuova evangelizzazione.
261. Quando si afferma che qualcosa ha โspiritoโ, questo indicare di solito qualche movente interiore che dร impulso, motiva, incoraggia e dร senso allโazione personale e comunitaria. Unโevangelizzazione con spirito รจ molto diversa da un insieme di compiti vissuti come un pesante obbligo che semplicemente si tollera, o si sopporta come qualcosa che contraddice le proprie inclinazioni e i propri desideri. Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice piรน fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena dโamore fino in fondo e di vita contagiosa! Ma so che nessuna motivazione sarร sufficiente se non arde nei cuori il fuoco dello Spirito. In definitiva, unโevangelizzazione con spirito รจ unโevangelizzazione con Spirito Santo, dal momento che Egli รจ lโanima della Chiesa evangelizzatrice. Prima di proporre alcune motivazioni e suggerimenti spirituali, invoco ancora una volta lo Spirito Santo, lo prego che venga a rinnovare, a scuotere, a dare impulso alla Chiesa in unโaudace uscita fuori da sรฉ per evangelizzare tutti i popoli.
I. Motivazioni per un rinnovato impulso missionario
262. Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano. Dal punto di vista dellโevangelizzazione, non servono nรฉ le proposte mistiche senza un forte impegno sociale e missionario, nรฉ i discorsi e le prassi sociali e pastorali senza una spiritualitร che trasformi il cuore. Tali proposte parziali e disgreganti raggiungono solo piccoli gruppi e non hanno una forza di ampia penetrazione, perchรฉ mutilano il Vangelo. Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano allโimpegno e allโattivitร .[205] Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltร , e il fervore si spegne. La Chiesa non puรฒ fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dellโEucaristia. Nello stesso tempo ยซsi deve respingere la tentazione di una spiritualitร intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della caritร , oltre che con la logica dellโIncarnazioneยป.[206] Cโรจ il rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione, perchรฉ la privatizzazione dello stile di vita puรฒ condurre i cristiani a rifugiarsi in qualche falsa spiritualitร .
263. ร salutare ricordarsi dei primi cristiani e di tanti fratelli lungo la storia che furono pieni di gioia, ricolmi di coraggio, instancabili nellโannuncio e capaci di una grande resistenza attiva. Vi รจ chi si consola dicendo che oggi รจ piรน difficile; tuttavia dobbiamo riconoscere che il contesto dellโImpero romano non era favorevole allโannuncio del Vangelo, nรฉ alla lotta per la giustizia, nรฉ alla difesa della dignitร umana. In ogni momento della storia รจ presente la debolezza umana, la malsana ricerca di sรฉ, lโegoismo comodo e, in definitiva, la concupiscenza che ci minaccia tutti. Tale realtร รจ sempre presente, sotto lโuna o lโaltra veste; deriva dal limite umano piรน che dalle circostanze. Dunque, non diciamo che oggi รจ piรน difficile; รจ diverso. Impariamo piuttosto dai santi che ci hanno preceduto ed hanno affrontato le difficoltร proprie della loro epoca. A tale scopo vi propongo di soffermarci a recuperare alcune motivazioni che ci aiutino a imitarli nei nostri giorni.[207]
L’incontro personale con lโamore di Gesรน che ci salva
264. La prima motivazione per evangelizzare รจ lโamore di Gesรน che abbiamo ricevuto, lโesperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di piรน. Perรฒ, che amore รจ quello che non sente la necessitร di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo lโintenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno dโimplorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perchรฉ apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo dโamore che scoprรฌ Natanaele il giorno in cui Gesรน si fece presente e gli disse: ยซIo ti ho visto quando eri sotto lโalbero di fichiยป (Gv 1,48). Che dolce รจ stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciรฒ che succede รจ che, in definitiva, ยซquello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamoยป (1 Gv 1,3). La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo รจ contemplarlo con amore, รจ sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciรฒ รจ urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non cโรจ niente di meglio da trasmettere agli altri.
265. Tutta la vita di Gesรน, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generositร quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto รจ prezioso e parla alla nostra vita personale. Ogni volta che si torna a scoprirlo, ci si convince che proprio questo รจ ciรฒ di cui gli altri hanno bisogno, anche se non lo riconoscano: ยซColui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncioยป (At 17,23). A volte perdiamo lโentusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde alle necessitร piรน profonde delle persone, perchรฉ tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: lโamicizia con Gesรน e lโamore fraterno. Quando si riesce ad esprimere adeguatamente e con bellezza il contenuto essenziale del Vangelo, sicuramente quel messaggio risponderร alle domande piรน profonde dei cuori: ยซIl missionario รจ convinto che esiste giร nei singoli e nei popoli, per lโazione dello Spirito, unโattesa anche se inconscia di conoscere la veritร su Dio, sullโuomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e dalla morte. Lโentusiasmo nellโannunziare il Cristo deriva dalla convinzione di rispondere a tale attesaยป.[208]
Lโentusiasmo nellโevangelizzazione si fonda su questa convinzione. Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non puรฒ ingannare, il messaggio che non puรฒ manipolare nรฉ illudere. ร una risposta che scende nel piรน profondo dellโessere umano e che puรฒ sostenerlo ed elevarlo. ร la veritร che non passa di moda perchรฉ รจ in grado di penetrare lร dove nientโaltro puรฒ arrivare. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore.
266. Tale convinzione, tuttavia, si sostiene con lโesperienza personale, costantemente rinnovata, di gustare la sua amicizia e il suo messaggio. Non si puรฒ perseverare in unโevangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtรน della propria esperienza, che non รจ la stessa cosa aver conosciuto Gesรน o non conoscerlo, non รจ la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non รจ la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non รจ la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non รจ la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesรน diventa molto piรน piena e che con Lui รจ piรน facile trovare il senso di ogni cosa. ร per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesรน cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesรน vivo insieme con lui nel mezzo dellโimpegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dellโimpresa missionaria, presto perde lโentusiasmo e smette di essere sicuro di ciรฒ che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non รจ convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno.
267. Uniti a Gesรน, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama. In definitiva, quello che cerchiamo รจ la gloria del Padre, viviamo e agiamo ยซa lode dello splendore della sua graziaยป (Ef 1,6). Se vogliamo donarci a fondo e con costanza, dobbiamo spingerci oltre ogni altra motivazione. Questo รจ il movente definitivo, il piรน profondo, il piรน grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesรน ha cercato nel corso di tutta la sua esistenza. Egli รจ il Figlio eternamente felice con tutto il suo essere ยซnel seno del Padreยป (Gv 1,18). Se siamo missionari รจ anzitutto perchรฉ Gesรน ci ha detto: ยซIn questo รจ glorificato il Padre mio: che portiate molto fruttoยป (Gv 15,8). Al di lร del fatto che ci convenga o meno, che ci interessi o no, che ci serva oppure no, al di lร dei piccoli limiti dei nostri desideri, della nostra comprensione e delle nostre motivazioni, noi evangelizziamo per la maggior gloria del Padre che ci ama.
Il piacere spirituale di essere popolo
268. La Parola di Dio ci invita anche a riconoscere che siamo popolo: ยซUn tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dioยป (1 Pt 2,10). Per essere evangelizzatori autentici occorre anche sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciรฒ diventa fonte di una gioia superiore. La missione รจ una passione per Gesรน ma, al tempo stesso, รจ una passione per il suo popolo. Quando sostiamo davanti a Gesรน crocifisso, riconosciamo tutto il suo amore che ci dร dignitร e ci sostiene, perรฒ, in quello stesso momento, se non siamo ciechi, incominciamo a percepire che quello sguardo di Gesรน si allarga e si rivolge pieno di affetto e di ardore verso tutto il suo popolo. Cosรฌ riscopriamo che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre piรน vicino al suo popolo amato. Ci prende in mezzo al popolo e ci invia al popolo, in modo che la nostra identitร non si comprende senza questa appartenenza.
269. Gesรน stesso รจ il modello di questa scelta evangelizzatrice che ci introduce nel cuore del popolo. Quanto bene ci fa vederlo vicino a tutti! Se parlava con qualcuno, guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena dโamore: ยซGesรน fissรฒ lo sguardo su di lui, lo amรฒยป (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto allโincontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc 10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc 7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi di Gesรน sulla croce non รจ altro che il culmine di questo stile che ha contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella societร , condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessitร , ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identitร .
270. A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesรน vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinchรฉ accettiamo veramente di entrare in contatto con lโesistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente e viviamo lโintensa esperienza di essere popolo, lโesperienza di appartenere a un popolo.
271. ร vero che, nel nostro rapporto con il mondo, siamo invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano. Siamo molto chiaramente avvertiti: ยซsia fatto con dolcezza e rispettoยป (1 Pt 3,16), e ยซse possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tuttiยป (Rm 12,18). Siamo anche esortati a cercare di vincere ยซil male con il beneยป (Rm 12,21), senza stancarci di ยซfare il beneยป
(Gal 6,9) e senza pretendere di apparire superiori ma considerando ยซgli altri superiori a se stessoยป (Fil 2,3). Di fatto gli Apostoli del Signore godevano ยซil favore di tutto il popoloยป (At 2,47; cfr 4,21.33; 5,13). Resta chiaro che Gesรน Cristo non ci vuole come principi che guardano in modo sprezzante, ma come uomini e donne del popolo. Questa non รจ lโopinione di un Papa nรฉ unโopzione pastorale tra altre possibili; sono indicazioni della Parola di Dio cosรฌ chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni che toglierebbero ad esse forza interpellante. Viviamole โsine glossaโ, senza commenti. In tal modo sperimenteremo la gioia missionaria di condividere la vita con il popolo fedele a Dio cercando di accendere il fuoco nel cuore del mondo.
272. Lโamore per la gente รจ una forza spirituale che favorisce lโincontro in pienezza con Dio fino al punto che chi non ama il fratello ยซcammina nelle tenebreยป (1 Gv 2,11), ยซrimane nella morteยป (1 Gv 3,14) e ยซnon ha conosciuto Dioยป (1 Gv 4,8). Benedetto XVI ha detto che ยซchiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dioยป,[209] e che lโamore รจ in fondo lโunica luce che ยซrischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dร il coraggio di vivere e di agireยป.[210] Pertanto, quando viviamo la mistica di avvicinarci agli altri con lโintento di cercare il loro bene, allarghiamo la nostra interioritร per ricevere i piรน bei regali del Signore. Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nellโamore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscere lโaltro, viene maggiormente illuminata la fede per riconoscere Dio. Come conseguenza di ciรฒ, se vogliamo crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare ad essere missionari. Lโimpegno dellโevangelizzazione arricchisce la mente ed il cuore, ci apre orizzonti spirituali, ci rende piรน sensibili per riconoscere lโazione dello Spirito, ci fa uscire dai nostri schemi spirituali limitati. Contemporaneamente, un missionario pienamente dedito al suo lavoro sperimenta il piacere di essere una sorgente, che tracima e rinfresca gli altri. Puรฒ essere missionario solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi desidera la felicitร degli altri. Questa apertura del cuore รจ fonte di felicitร , perchรฉ ยซsi รจ piรน beati nel dare che nel ricevereยป (At 20,35). Non si vive meglio fuggendo dagli altri, nascondendosi, negandosi alla condivisione, se si resiste a dare, se ci si rinchiude nella comoditร . Ciรฒ non รจ altro che un lento suicidio.
273. La missione al cuore del popolo non รจ una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non รจ unโappendice, o un momento tra i tanti dellโesistenza. ร qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sรฉ stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lรฌ si rivela lโinfermiera nellโanimo, il maestro nellโanimo, il politico nellโanimo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dallโaltra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrร continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterร di essere popolo.
274. Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona รจ degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacitร , per il suo linguaggio, per la sua mentalitร o per le soddisfazioni che ci puรฒ offrire, ma perchรฉ รจ opera di Dio, sua creatura. Egli lโha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano รจ oggetto dellโinfinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesรน Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di lร di qualsiasi apparenza, ciascuno รจ immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciรฒ, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo รจ giร sufficiente a giustificare il dono della mia vita. ร bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!
Lโazione misteriosa del Risorto e del suo Spirito
275. Nel secondo capitolo abbiamo riflettuto su quella carenza di spiritualitร profonda che si traduce nel pessimismo, nel fatalismo, nella sfiducia. Alcune persone non si dedicano alla missione perchรฉ credono che nulla puรฒ cambiare e dunque per loro รจ inutile sforzarsi. Pensano cosรฌ: โPerchรฉ mi dovrei privare delle mie comoditร e piaceri se non vedo nessun risultato importante?โ. Con questa mentalitร diventa impossibile essere missionari. Questo atteggiamento รจ precisamente una scusa maligna per rimanere chiusi nella comoditร , nella pigrizia, nella tristezza insoddisfatta, nel vuoto egoista. Si tratta di un atteggiamento autodistruttivo perchรฉ ยซlโuomo non puรฒ vivere senza speranza: la sua vita, condannata allโinsignificanza, diventerebbe insopportabileยป.[211] Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesรน Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed รจ ricolmo di potenza. Gesรน Cristo vive veramente. Altrimenti, ยซse Cristo non รจ risorto, vuota รจ la nostra predicazioneยป (1 Cor 15,14). Il Vangelo ci racconta che quando i primi discepoli partirono per predicare, ยซil Signore agiva insieme con loro e confermava la Parolaยป (Mc 16,20). Questo accade anche oggi. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo. Cristo risorto e glorioso รจ la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherร il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida.
276. La sua risurrezione non รจ una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. ร una forza senza uguali. ร vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltร che non diminuiscono. Perรฒ รจ altrettanto certo che nel mezzo dellโoscuritร comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a riapparire in nuove forme, e di fatto lโessere umano รจ rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa รจ la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore รจ uno strumento di tale dinamismo.
277. Continuamente appaiono anche nuove difficoltร , lโesperienza del fallimento, meschinitร umane che fanno tanto male. Tutti sappiamo per esperienza che a volte un compito non offre le soddisfazioni che avremmo desiderato, i frutti sono scarsi e i cambiamenti sono lenti e uno ha la tentazione di stancarsi. Tuttavia non รจ la stessa cosa quando uno, per la stanchezza, abbassa momentaneamente le braccia rispetto a chi le abbassa definitivamente dominato da una cronica scontentezza, da unโaccidia che gli inaridisce lโanima. Puรฒ succedere che il cuore si stanchi di lottare perchรฉ in definitiva cerca se stesso in un carrierismo assetato di riconoscimenti, applausi, premi, posti; allora uno non abbassa le braccia, perรฒ non ha piรน grinta, gli manca la risurrezione. Cosรฌ, il Vangelo, che รจ il messaggio piรน bello che cโรจ in questo mondo, rimane sepolto sotto molte scuse.
278. La fede significa anche credere in Lui, credere che veramente ci ama, che รจ vivo, che รจ capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infinita creativitร . Significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con ยซquelli che stanno con lui โฆ i chiamati, gli eletti, i fedeliยป (Ap 17,14). Crediamo al Vangelo che dice che il Regno di Dio รจ giร presente nel mondo, e si sta sviluppando qui e lร , in diversi modi: come il piccolo seme che puรฒ arrivare a trasformarsi in una grande pianta (cfr Mt 13,31-32), come una manciata di lievito, che fermenta una grande massa (cfr Mt 13,33) e come il buon seme che cresce in mezzo alla zizzania (cfr Mt 13,24-30), e ci puรฒ sempre sorprendere in modo gradito. ร presente, viene di nuovo, combatte per fiorire nuovamente. La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perchรฉ la risurrezione del Signore ha giร penetrato la trama nascosta di questa storia, perchรฉ Gesรน non รจ risuscitato invano. Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza viva!
279. Poichรฉ non sempre vediamo questi germogli, abbiamo bisogno di una certezza interiore, cioรจ della convinzione che Dio puรฒ agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti, perchรฉ ยซabbiamo questo tesoro in vasi di cretaยป (2 Cor 4,7). Questa certezza รจ quello che si chiama โsenso del misteroโ. ร sapere con certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarร fecondo (cfr Gv 15,5). Tale feconditร molte volte รจ invisibile, inafferrabile, non puรฒ essere contabilizzata. Uno รจ ben consapevole che la sua vita darร frutto, ma senza pretendere di sapere come, nรฉ dove, nรฉ quando. Ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto dโamore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciรฒ circola attraverso il mondo come una forza di vita. A volte ci sembra di non aver ottenuto con i nostri sforzi alcun risultato, ma la missione non รจ un affare o un progetto aziendale, non รจ neppure unโorganizzazione umanitaria, non รจ uno spettacolo per contare quanta gente vi ha partecipato grazie alla nostra propaganda; รจ qualcosa di molto piรน profondo, che sfugge ad ogni misura. Forse il Signore si avvale del nostro impegno per riversare benedizioni in un altro luogo del mondo dove non andremo mai. Lo Spirito Santo opera come vuole, quando vuole e dove vuole; noi ci spendiamo con dedizione ma senza pretendere di vedere risultati appariscenti. Sappiamo soltanto che il dono di noi stessi รจ necessario. Impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in mezzo alla nostra dedizione creativa e generosa. Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui.
280. Per mantenere vivo lโardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo, perchรฉ Egli ยซviene in aiuto alla nostra debolezzaยป (Rm 8,26). Ma tale fiducia generosa deve alimentarsi e perciรฒ dobbiamo invocarlo costantemente. Egli puรฒ guarirci da tutto ciรฒ che ci debilita nellโimpegno missionario. ร vero che questa fiducia nellโinvisibile puรฒ procurarci una certa vertigine: รจ come immergersi in un mare dove non sappiamo che cosa incontreremo. Io stesso lโho sperimentato tante volte. Tuttavia non cโรจ maggior libertร che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciรฒ di cui cโรจ bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!
La forza missionaria dellโintercessione
281. Cโรจ una forma di preghiera che ci stimola particolarmente a spenderci nellโevangelizzazione e ci motiva a cercare il bene degli altri: รจ lโintercessione. Osserviamo per un momento lโinterioritร di un grande evangelizzatore come San Paolo, per cogliere come era la sua preghiera. Tale preghiera era ricolma di persone: ยซSempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia [โฆ] perchรฉ vi porto nel cuoreยป (Fil 1,4.7). Cosรฌ scopriamo che intercedere non ci separa dalla vera contemplazione, perchรฉ la contemplazione che lascia fuori gli altri รจ un inganno.
282. Questo atteggiamento si trasforma anche in un ringraziamento a Dio per gli altri: ยซAnzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesรน Cristo riguardo a tutti voiยป (Rm 1,8). Si tratta di un ringraziamento costante: ยซRendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi รจ stata data in Cristo Gesรนยป (1 Cor 1,4); ยซRendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voiยป (Fil 1,3). Non รจ uno sguardo incredulo, negativo e senza speranza, ma uno sguardo spirituale, di profonda fede, che riconosce quello che Dio stesso opera in loro. Al tempo stesso, รจ la gratitudine che sgorga da un cuore veramente attento agli altri. In tale maniera, quando un evangelizzatore riemerge dalla preghiera, il suo cuore รจ diventato piรน generoso, si รจ liberato della coscienza isolata ed รจ desideroso di compiere il bene e di condividere la vita con gli altri.
283. I grandi uomini e donne di Dio sono stati grandi intercessori. Lโintercessione รจ come โlievitoโ nel seno della Trinitร . ร un addentrarci nel Padre e scoprire nuove dimensioni che illuminano le situazioni concrete e le cambiano. Possiamo dire che il cuore di Dio si commuove per lโintercessione, ma in realtร Egli sempre ci anticipa, e quello che possiamo fare con la nostra intercessione รจ che la sua potenza, il suo amore e la sua lealtร si manifestino con maggiore chiarezza nel popolo.
II. Maria, la Madre dellโevangelizzazione
284. Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei radunava i discepoli per invocarlo (At 1,14), e cosรฌ ha reso possibile lโesplosione missionaria che avvenne a Pentecoste. Lei รจ la Madre della Chiesa evangelizzatrice e senza di lei non possiamo comprendere pienamente lo spirito della nuova evangelizzazione.
Il dono di Gesรน al suo popolo
285. Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, potรฉ vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e dellโamico. In quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta lโopera che il Padre gli aveva affidato, Gesรน disse a Maria: ยซDonna, ecco tuo figlio!ยป. Poi disse allโamico amato: ยซEcco tua madre!ยป (Gv 19,26-27). Queste parole di Gesรน sulla soglia della morte non esprimono in primo luogo una preoccupazione compassionevole verso sua madre, ma sono piuttosto una formula di rivelazione che manifesta il mistero di una speciale missione salvifica. Gesรน ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesรน ha potuto sentire che ยซtutto era compiutoยป (Gv 19,28). Ai piedi della croce, nellโora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perchรฉ non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in quellโimmagine materna tutti i misteri del Vangelo. Al Signore non piace che manchi alla sua Chiesa lโicona femminile. Ella, che lo generรฒ con tanta fede, accompagna pure ยซil resto della sua discendenza, [โฆ] quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesรนยป (Ap 12,17). Lโintima connessione tra Maria, la Chiesa e ciascun fedele, in quanto, in modi diversi, generano Cristo, รจ stata magnificamente espressa dal Beato Isacco della Stella: ยซNelle Scritture divinamente ispirate, quello che si intende in generale della Chiesa, vergine e madre, si intende in particolare della Vergine Maria [โฆ] Si puรฒ parimenti dire che ciascuna anima fedele รจ sposa del Verbo di Dio, madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e madre feconda [โฆ]. Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria, rimarrร nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e nellโamore dellโanima fedele, per i secoli dei secoliยป.[212]
286. Maria รจ colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesรน, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei รจ la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. ร lโamica sempre attenta perchรฉ non venga a mancare il vino nella nostra vita. ร colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, รจ segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finchรฉ non germogli la giustizia. ร la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dellโamore di Dio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santuari, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed entra a far parte della sua identitร storica. Molti genitori cristiani chiedono il Battesimo per i loro figli in un santuario mariano, manifestando cosรฌ la fede nellโazione materna di Maria che genera nuovi figli per Dio. ร lรฌ, nei santuari, dove si puรฒ osservare come Maria riunisce attorno a sรฉ i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da Lei. Lรฌ trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita. Come a san Juan Diego, Maria offre loro la carezza della sua consolazione materna e dice loro: ยซNon si turbi il tuo cuore [โฆ] Non ci sono qui io, che son tua Madre?ยป.[213]
La Stella della nuova evangelizzazione
287. Alla Madre del Vangelo vivente chiediamo che interceda affinchรฉ questo invito a una nuova tappa dellโevangelizzazione venga accolta da tutta la comunitร ecclesiale. Ella รจ la donna di fede, che cammina nella fede,[214] e ยซla sua eccezionale peregrinazione della fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesaยป.[215] Ella si รจ lasciata condurre dallo Spirito, attraverso un itinerario di fede, verso un destino di servizio e feconditร . Noi oggi fissiamo lo sguardo su di lei, perchรฉ ci aiuti ad annunciare a tutti il messaggio di salvezza, e perchรฉ i nuovi discepoli diventino operosi evangelizzatori.[216] In questo pellegrinaggio di evangelizzazione non mancano le fasi di ariditร , di nascondimento e persino di una certa fatica, come quella che visse Maria negli anni di Nazaret, mentre Gesรน cresceva: ยซร questo lโinizio del Vangelo, ossia della buona, lieta novella. Non รจ difficile, perรฒ, notare in questo inizio una particolare fatica del cuore, unita a una sorta di ยซnotte della fedeยป โ per usare le parole di san Giovanni della Croce โ , quasi un ยซveloยป attraverso il quale bisogna accostarsi allโInvisibile e vivere nellโintimitร col mistero. ร infatti in questo modo che Maria, per molti anni, rimase nellโintimitร col mistero del suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fedeยป.[217]
288. Vi รจ uno stile mariano nellโattivitร evangelizzatrice della Chiesa. Perchรฉ ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dellโaffetto. In lei vediamo che lโumiltร e la tenerezza non sono virtรน dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perchรฉ ยซha rovesciato i potenti dai troniยป e ยซโ ha rimandato i ricchi a mani vuoteยป (Lc 1,52.53) รจ la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. ร anche colei che conserva premurosamente ยซtutte queste cose, meditandole nel suo cuoreยป (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. ร contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. ร la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed รจ anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri ยซsenza indugioยป (Lc 1,39). Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, รจ ciรฒ che fa di lei un modello ecclesiale per lโevangelizzazione. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinchรฉ la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. ร il Risorto che ci dice, con una potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: ยซIo faccio nuove tutte le coseยป (Ap 21,5). Con Maria avanziamo fiduciosi verso questa promessa, e diciamole:
Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profonditร della tua umile fede,
totalmente donata allโEterno,
aiutaci a dire il nostro โsรฌโ
nellโurgenza, piรน imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesรน.
Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nellโattesa dello Spirito
perchรฉ nascesse la Chiesa evangelizzatrice.
Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perchรฉ giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.
Tu, Vergine dellโascolto e della contemplazione,
madre dellโamore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei lโicona purissima,
perchรฉ mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.
Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dellโamore verso i poveri,
perchรฉ la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.
Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.
Dato a Roma, presso San Pietro, alla chiusura dellโAnno della fede, il 24 novembre, Solennitร di N. S. Gesรน Cristo Re dellโUniverso, dellโanno 2013, primo del mio Pontificato.
FRANCISCUS
[1]โPaolo VI, Esort. ap. Gaudete in Domino (9 maggio 1975), 22: AAS 67 (1975), 297.
[2]โIbid., 8: AAS 67 (1975), 292.
[3]โLett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 1: AAS 98 (2006), 217.
[4]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (31 maggio 2007), 360.
[5]โIbid.
[6]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 80: AAS 68 (1976), 75.
[7]โCantico spirituale, 36, 10.
[8]โAdversus haereses, IV, c. 34, n.1: PG 7 pars prior, 1083: ยซโ Omnem novitatem attulit, semetipsum afferensโ ยป.
[9]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 7: AAS 68 (1976), 9.
[10]โCfr Propositio 7.
[11]โBenedetto XVI, Omelia nella Santa Messa di conclusione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (28 ottobre 2012): AAS 104 (2012), 890.
[12]โIbid.
[13]โBenedetto XVI, Omelia nella Santa Messa di inaugurazione della V Conferenza Generale dellโEpiscopato Latinoamericano e dei Caraibi presso il Santuario โLa Aparecidaโ (13 maggio 2007), AAS 99 (2007), 437.
[14]โLett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 34: AAS 83 (1991), 280.
[15]โIbid., 40: AAS 83 (1991), 287.
[16]โIbid., 86: AAS 83 (1991), 333.
[17]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (31 maggio 2007), 548.
[18]โIbid., 370
[19]โCfr Propositio 1.
[20]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 32: AAS 81 (1989), 451.
[21]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (31 maggio 2007), 201.
[22]โIbid., 551.
[23]โPaolo VI, Lett. enc. Ecclesiam suam (6 agosto 1964), 10: AAS 56 (1964), 611-612.
[24]โConc. Ecum. Vat. II, Decreto sullโecumenismo Unitatis redintegratio, 6.
[25]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 19: AAS 94 (2002), 390.
[26]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 26: AAS 81 (1989), 438.
[27]โCfr Propositio 26.
[28]โCfr Propositio 44.
[29]โCfr Propositio 26.
[30]โCfr Propositio 41.
[31]โConc. Ecum. Vat. II, Decr. sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa Christus Dominus, 11.
[32]โCfr Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Convegno Internazionale in occasione del 40ยบ anniversario del Decreto Conciliare Ad gentes (11 marzo 2006): AAS 98 (2006), 337.
[33]โCfr Propositio 42.
[34]โCfr cc. 460-468; 492-502; 511-514; 536-537.
[35]โLett. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995), 95: AAS 87 (1995), 977-978.
[36]โConc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 23.
[37]โCfr Giovanni Paolo II, Motu proprio Apostolos suos (21 maggio 1998): AAS 90 (1998), 641-658.
[38]โConc. Ecum. Vat. II, Decr. sullโecumenismo Unitatis redintegratio, 11.
[39]โCfr Summa Theologiae, I-II, q. 66, art. 4-6.
[40]โSumma Theologiae, I-II, q. 108, art. 1.
[41]โSumma Theologiae, II-II, q. 30, art. 4. Cfr ibid., q. 30, art. 4, ad 1: ยซNon esercitiamo il culto verso Dio con sacrifici e con offerte esteriori a suo vantaggio, ma a vantaggio nostro e del prossimo. Egli infatti non ha bisogno dei nostri sacrifici, ma vuole che essi gli vengano offerti per la nostra devozione e a vantaggio del prossimo. Perciรฒ la misericordia, con la quale si soccorre la miseria altrui, รจ un sacrificio a lui piรน accetto, assicurando esso piรน da vicino il bene del prossimoยป.
[42]โConc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione Dei Verbum, 12.
[43]โMotu proprio Socialium Scientiarum (1 gennaio 1994): AAS 86 (1994), 209.
[44]โ San Tommaso dโAquino sottolineava che la molteplicitร e distinzione ยซproviene dallโintenzione del primo agenteยป, colui che volle che ยซciรฒ che mancava a ogni cosa per rappresentare la bontร divina, fosse compensato dalle altreยป, perchรฉ la sua bontร ยซnon potrebbe essere rappresentata convenientemente da una sola creaturaยป (Summa Theologiae I, q. 47, art. 1). Perciรฒ noi abbiamo bisogno di cogliere la varietร delle cose nella sue molteplici relazioni (cfr Summa Theologiae. I, q. 47, art. 2, ad 1; q. 47, art. 3). Per analoghe ragioni, abbiamo bisogno di ascoltarci gli uni gli altri e completarci nella nostra recezione parziale della realtร e del Vangelo.
[45]โGiovanni XXIII, Discorso nella solenne apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962): AAS 54 (1962), 786: ยซEst enim aliud ipsum depositum Fidei, seu veritates, quae veneranda doctrina nostra continentur, aliud modus, quo eaedem enuntianturยป.
[46]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995), 19: AAS 87 (1995), 933.
[47]โSumma Theologiae, I-II, q. 107, art. 4.
[48]โIbid.
[49]โN. 1735.
[50]โCfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Familiaris consortio (22 novembre 1981), 34: AAS 74 (1982), 123-125.
[51]โCfr SantโAmbrogio, De Sacramentis, IV, vi, 28: PL 16, 464: ยซDevo riceverlo sempre, perchรฉ sempre perdoni i miei peccati. Se pecco continuamente, devo avere sempre un rimedioยป; ibid., IV, v, 24: PL 16, 463:ยซColui che mangiรฒ la manna, morรฌ; colui che mangia di questo corpo, otterrร il perdono dei suoi peccatiยป; San Cirillo di Alessandria, In Joh. Evang. IV, 2: PG 73, 584-585: ยซMi sono esaminato e mi sono riconosciuto indegno. A coloro che parlano cosรฌ dico: e quando sarete degni? Quando vi presenterete allora davanti a Cristo? E se i vostri peccati vi impediscono di avvicinarvi e se non smettete mai di cadere โchi conosce i suoi delitti?, dice il salmoโ voi rimarrete senza prender parte della santificazione che vivifica per lโeternitร ?ยป.
[52]โBenedetto XVI, Discorso in occasione dellโincontro con i Vescovi del Brasile presso la Chiesa Cattedrale di San Paolo (11 maggio 2007), 3: AAS 99 (2007), 428.
[53]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), 10: AAS 84 (1992), 673.
[54]โPaolo VI, Lett. enc. Ecclesiam suam (6 agosto 1964), 19: AAS 56 (1964), 632.
[55]โSan Giovanni Crisostomo, De Lazaro Concio II, 6: PG 48, 992.
[56]โCfr Propositio 13.
[57]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Africa (14 settembre 1995), 52: AAS 88 (1996), 32-33; Id., Lett enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 22: AAS 80 (1988), 539.
[58]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 7: AAS 92 (2000), 458.
[59]โUnited States Conference of Catholic Bishops, Ministry to persons with a Homosexual Inclination: Guidelines for Pastoral Care (2006), 17.
[60]โConfรฉrence des รvรชques de France. Conseil Famille et Sociรฉtรฉ, รlargir le mariage aux personnes de mรชme sexe? Ouvrons le dรฉbat! (28 septiembre 2012).
[61]โCfr Propositio 25.
[62]โAzione Cattolica Italiana, Messaggio della XIV Assemblea Nazionale alla Chiesa ed al Paese (8 maggio 2011).
[63]โJoseph Ratzinger, Situazione attuale della fede e della teologia. Conferenza pronunciata durante lโIncontro dei Presidenti delle Commissioni Episcopali dellโAmerica Latina per la dottrina della fede, celebrato a Guadalajara, Mรฉxico, 1996. Pubblicata ne LโOsservatore Romano, 1 novembre 1996; citato in: V Conferenza generale dellโEpiscopato latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 12.
[64]โGeorges Bernanos, Journal dโun curรฉ de campagne, Paris, 1974, p. 135.
[65]โDiscorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962), 4, 2-4: AAS 54 (1962), 789.
[66]โJohn Henry Newman, Letter of 26 January 1833,in:The Letters and Diaries of John Henry Newman, vol. III, Oxford 1979, p. 204.
[67]โBenedetto XVI, Omelia nella Santa Messa di apertura dellโAnno della fede (11 ottobre 2012): AAS 104 (2012), 881.
[68]โ Tommaso da Kempis, De Imitatione Christi, Liber I, IX, 5: ยซโ Andar sognando luoghi diversi, e passare dallโuno allโaltro, รจ stato per molti un ingannoโ ยป.
[69]โ Vale la testimonianza di Santa Teresa di Lisieux, nella sua relazione con quella consorella che le risultava particolarmente sgradevole, in cui unโesperienza interiore ha avuto un impatto decisivo: ยซUna sera dโinverno stavo facendo, come di solito, il mio dolce compito per la sorella Saint Pierre. Faceva freddo, stava facendosi notte… Improvvisamente ascoltai di lontano il suono armonioso di uno strumento musicale. Mi immaginai perciรฒ un salone molto illuminato, tutto risplendente di drappeggi dorati; e in tale salone signorine elegantemente vestite che si scambiavano complimenti e cortesie mondane. Poi fissai la povera inferma alla quale io davo sostegno. Al posto di una melodia potevo sentire ogni tanto i suoi gemiti pietosi (…). Non posso dire quello che accadde nel mio animo. La sola cosa che so รจ che il Signore illuminรฒ la mia anima con i raggi della veritร , i quali superavano a tal punto il luccichio tenebroso delle feste della Terra, che non potevo credere al grado della mia felicitร ยป: Manoscritto C, 29 vยฐ โ 30 rยฐ, in Oeuvres complรจtes, Paris, 1992, pp. 274-275.
[70]โCfr Propositio 8.
[71]โHenry De Lubac, Mรฉditation sue lโรฉglise, Paris, 1968, p. 321.
[72]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 295.
[73]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale, Christifideles laici (30 dicembre 1988), 51: AAS 81 (1989), 493.
[74]โCongregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter insigniores, sulla questione dellโammissione della donna al sacerdozio ministeriale (15 ottobre 1976), VI: AAS 68 (1977) 115; citata in: Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale, Christifideles laici (30 dicembre 1988), 51 (nota 190): AAS 81 (1989), 493.
[75]โGiovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem (15 agosto 1988), 27: AAS 80 (1988), 1718.
[76]โCfr Propositio 51.
[77]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 19: AAS 92 (2000), 478.
[78]โIbid., 2: AAS 92 (2000), 451.
[79]โCfr Propositio 4.
[80]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, 1.
[81]โMeditazione durante la prima Congregazione generale della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (8 ottobre 2012) : AAS 104 (2012), 897.
[82]โCfr Propositio 6; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 22.
[83]โCfr Conc. Ecum. Vat.II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 9.
[84]โCfr III Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Puebla (23 marzo 1979), 386-387.
[85]โCfr Conc. Ecum. Vat.II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 36.
[86]โIbid., 25.
[87]โIbid., 53.
[88]โGiovanni Paolo II, Lett. ap. Novo Millennio ineunte (6 gennaio 2001), 40: AAS 93 (2001), 294-295.
[89]โIbid.40: AAS 93 (2001), 295.
[90]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 52: AAS 83 (1991), 299. Cfr Esort. ap. Catechesi Tradendae (16 ottobre 1979) 53: AAS 71 (1979), 1321.
[91]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 16: AAS 94 (2002), 384.
[92]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Africa (14 settembre 1995), 61: AAS 88 (1996), 39.
[93]โCfr San Tommaso dโAquino, Summa Theologiae, I, q. 39, art. 8, cons. 2: ยซSe si esclude lo Spirito Santo, che รจ il legame di entrambi, non si puรฒ comprendere la concordia dellโunitร tra il Padre e il Figlioยป; ibid., I, q. 37, art. 1, ad 3.
[94]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 17: AAS 94 (2002), 385.
[95]โCfr Giovanni Paolo II, Esort.. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 20: AAS 92 (2000), 478-482.
[96]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 12.
[97]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio (14 settembre 1998), 71: AAS 91 (1999), 60.
[98]โIII Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Puebla (23 marzo 1979), 450; cfr V Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 264.
[99]โCfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 21: AAS 92 (2000), 482-484.
[100]โN. 48: AAS 68 (1976), 38.
[101]โIbid.
[102]โDiscorso durante la Sessione inaugurale della V Conferenza generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi (13 maggio 2007), 1: AAS 99 (2007), 446-447.
[103]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 262.
[104]โIbid., 263.
[105]โCfr San Tommaso dโAquino, Summa Theologiae II-II, q 2, art. 2.
[106]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 264.
[107]โIbid.
[108]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 12.
[109]โCfr Propositio 17.
[110]โCfr Propositio 30
[111]โCfr Propositio 27.
[112]โGiovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31 maggio 1998), 41: AAS 90 (1998), 738-739.
[113]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 78: AAS 68 (1976), 71.
[114]โIbid.
[115]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), 26: AAS 84 (1992), 698.
[116]โIbid., 25: AAS 84 (1992), 696.
[117]โSan Tommaso dโAquino, Summa Theologiae, II-II, q. 188, art. 6.
[118]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 76: AAS 68 (1976), 68.
[119]โIbid., 75: AAS 68 (1976), 65.
[120]โIbid., 63: AAS 68 (1976), 53.
[121]โIbid., 43: AAS 68 (1976), 33.
[122]โIbid.
[123]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), 10: AAS 84 (1992), 672.
[124]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 40: AAS 68 (1976), 31.
[125]โIbid., 43: AAS 68 (1976), 33.
[126]โCfr Propositio 9.
[127]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), 26: AAS 84 (1992), 698.
[128]โCfr Propositio 38.
[129]โCfr Propositio 20.
[130]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sui mezzi di comunicazione sociale Inter mirifica, 6.
[131]โCfr De musica, VI, XIII, 38: PL 32, 1183-1184; Conf., IV, XIII, 20: PL 32, 701.
[132]โBenedetto XVI, Discorso in occasione della proiezione del documentario โArte e fede โ via pulchritudinisโ (25 ottobre 2012): LโOsservatore Romano (27 ottobre 2012), p. 7.
[133]โSumma Theologiae, I-II, q. 65, art. 3, ad 2: ยซpropter aliquas dispositiones contrariasยป.
[134]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 20: AAS 92 (2000), 481.
[135]โBenedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Verbum Domini (30 settembre 2010), 1: AAS 102 (2010), 682.
[136]โCfr Propositio 11.
[137]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione Dei Verbum, 21-22.
[138]โCfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Verbum Domini (30 settembre 2010), 86- 87: AAS 102 (2010), 757-760.
[139]โBenedetto XVI, Meditazione durante la prima Congregazione generale della XIII Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (8 ottobre 2012): AAS 104 (2012), 896.
[140]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 17: AAS 68 (1976), 17.
[141]โGiovanni Paolo II, Angelus con i disabili nella Chiesa Cattedrale di Osnbrรผck [16 novembre1980]: Insegnamenti III/2 [1980], 1232.
[142]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 52.
[143]โGiovanni Paolo II, Udienza Generale [24 aprile 1991]: Insegnamenti XIV/1[1991], 856.
[144]โBenedetto XVI, Lett. ap. in forma di motu proprio Intima Ecclesiae natura (11 novembre 2012): AAS 104 (2012), 996.
[145]โLett. enc. Populorum Progressio (26 marzo 1967), 14: AAS 59 (1967), 264.
[146]โPaolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 29: AAS 68 (1976), 25.
[147]โV Conferenza Generale dellโEpiscopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida (29 giugno 2007), 380.
[148]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 9.
[149]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in America (22 gennaio 1999) 27: AAS 91 (1999), 762.
[150]โBenedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 28: AAS 98 (2006), 239-240.
[151]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 12.
[152]โLett. ap. Octogesima adveniens, 23 (14 maggio 1971), 4: AAS 63 (1971), 403.
[153]โCongregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis nuntius (6 agosto 1984), XI, 1: AAS 76 (1984), 903.
[154]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 157.
[155]โPaolo VI, Lett. ap. Octogesima adveniens, 23 (14 maggio 1971): AAS 63 (1971) 418.
[156]โPaolo VI, Lett. enc. Populorum Progressio (26 marzo 1967), 65: AAS 59 (1967), 289.
[157]โIbid., 15: AAS 59 (1967), 265.
[158]โConferรชncia Nacional dos Bispos do Brasil, Documento Exigรชncias evangรฉlicas e รฉticas de superaรงรฃo da misรฉria e da fome, Introduzione, 2.
[159]โGiovanni XXIII, Lett. enc. Mater et Magistra, 2 (15 maggio 1961), 2: AAS 53 (1961), 402.
[160]โSantโAgostino, De catechizandis rudibus, I, XIV, 22: PL 40, 327.
[161]โCongregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis nuntius (6 agosto 1984), XI, 18: AAS 76 (1984), 907-908.
[162]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 41: AAS 83 (1991), 844-845.
[163]โGiovanni Paolo II, Omelia durante la Messa per lโevangelizzazione dei popoli a Santo Domingo (11 ottobre 1984) 5: AAS 77 (1985) 358.
[164]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 42: AAS 80 (1988), 572.
[165]โBenedetto XVI, Discorso alla Sessione inaugurale della V Conferenza Generale dellโEpiscopato Latinoamericano e dei Caraibi (13 maggio 2007), 3: AAS 99 (2007), 450.
[166]โSan Tommaso dโAquino, Summa Theologiae, II-II, q. 27, art. 2.
[167]โIbid., I-II, q. 110, art. 1.
[168]โIbid., I-II, q. 26, art. 3.
[169]โGiovanni Paolo II, Lett. ap. Novo Millennio ineunte (6 gennaio 2001), 50: AAS 93 (2001), 303.
[170]โIbid.
[171]โCfr Propositio 45.
[172]โCongregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis nuntius (6 agosto 1984), XI, 18: AAS 76 (1984), 908.
[173]โQuesto implica ยซeliminare le cause strutturali delle disfunzioni della economia mondialeยป: Benedetto XVI, Discorso al Corpo Diplomatico (8 gennaio 2007): AAS 99 (2007), 73.
[174]โCfr Commission sociale des รฉvรชques de France, Dichiarazione Rรฉhabiliter la politique (17 febbraio 1999); Pio XI, Messaggio, 18 dicembre 1927.
[175]โBenedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 2: AAS 101 (2009), 642.
[176]โGiovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale, Christifideles laici (30 dicembre 1988), 37: AAS 81 (1989), 461.
[177]โCfr Propositio 56.
[178]โCatholic Bishopsโ Conference of the Philippines, Lettera pastorale What is Happening to our Beautiful Land? (29 gennaio 1988).
[179]โPaolo VI, Lett. enc. Populorum Progressio (26 marzo 1967), 76: AAS 59 (1967), 294-295.
[180]โUnited States Conference of Catholic Bishops, Lettera pastorale Forming Consciences for Faithful Citizenship (novembre 2007), 13.
[181]โPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 161.
[182]โDas Ende der Neuzeit, Wรผrzburg, 1965, 30-31.
[183]โCfr I. Quiles, S.I., Filosofia de la educaciรณn personalista, Buenos Aires, 1981, 46-53.
[184]โComitรฉ permanent de la Confรฉrence Episcopale Nationale du Congo, Message sur la situation sรฉcuritaire dans le pays (5 dicembre 2012), 11.
[185]โCfr Platone, Gorgia, 465.
[186]โBenedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (21 dicembre 2012): AAS 105 (2006), 51.
[187]โCfr Propositio 14.
[188]โCfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1910; Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 168.
[189]โCfr Propositio 54.
[190]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio (14 settembre 1998), 88: AAS 91 (1999), 74.
[191]โSan Tommaso dโAquino, Summa contra Gentiles, I, VII; cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio (14 settembre 1998), 43: AAS 91 (1999), 39.
[192]โConc. Ecum. Vat. II, Decr. sullโecumenismo Unitatis redintegratio, 4.
[193]โCfr Propositio 52.
[194]โCatholic Bishopsโ Conference of India, Dichiarazione finale della 30.ma Assemblea generale: The Churchโs Role for a better India (8 marzo 2012), 8.9.
[195]โCfr Propositio 53.
[196]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 56: AAS 83 (1991), 304.
[197]โCfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (21 dicembre 2012): AAS 105 (2006), 51.
[198]โConc. Ecum. Vat.II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 16.
[199]โCommissione Teologica Internazionale, Il cristianesimo e le religioni (1996), 72: Ench. Vat. 15, n. 1061.
[200]โIbid.
[201]โCfr ibid., 81-87: Ench. Vat. 15, n. 1070-1076.
[202]โCfr Propositio 16.
[203]โBenedettto XVI, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Medio Oriente (14 settembre 2012), 26: AAS 104 (2012), 762.
[204]โPropositio 55.
[205]โCfr Propositio 36.
[206]โGiovanni Paolo II, Lett. ap. Novo Millennio ineunte (6 gennaio 2001), 52: AAS 93 (2001), 304.
[207]โ Cfr V. M. Fernรกndez, ยซEspiritualidad para la esperanza activaยป. Acto de apertura del I Congreso Nacional de Doctrina social de la Iglesia, Rosario (Argentina), 2011: UCActualidad 142 (2011), 16.
[208]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 45: AAS 83 (1991), 292.
[209]โBenedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 16: AAS 98 (2006), 230.
[210]โIbid., 39: AAS 98 (2006), 250.
[211]โII Assemblea speciale per lโEuropa del Sinodo dei Vescovi, Messaggio finale, 1: LโOsservatore Romano (23 ottobre 1999), 5.
[212]โIsacco della Stella, Sermo 51: PL 194, 1863.1865.
[213]โNican Mopohua, 118-119.
[214]โCfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, cap. VIII, 52-69.
[215]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater (25 marzo 1987), 6: AAS 79 (1987), 366.
[216]โCfr Propositio 58.
[217]โGiovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater (25 marzo 1987), 17: AAS 79 (1987), 381.