Regaliamo quello che abbiamo ricevuto
La linea che emerge dalle Scritture di questa domenica è innanzi tutto l’affermazione che ognuno comunica non solo e non tanto una conoscenza quanto un’esperienza. Ce lo suggerisce Isaia: la nostra luce brillerà e ogni ferita sarà rimarginata se avremo un cuore e uno sguardo attenti alla vita dell’altro, e questa attenzione è globale. Non si tratta solo di spezzare il pane con l’affamato, di vestire chi non ha nulla e neanche solo di accogliere nella nostra casa chi è senza tetto… perché possiamo comunicare e partecipare solo ciò che abbiamo a nostra volta ricevuto. Ci troviamo davanti a una concezione della vita che intreccia profondamente povertà, dono e comunione. In sé la vita di ciascuno è povera e, se abbandonato dagli altri, ciascuno può a malapena bastare a se stesso.
Doniamo nella comunione
Sappiamo, però, che a questa nostra vita povera viene «comunicata» una molteplicità di doni che la arricchiscono. Tutto ciò apre alla possibilità e, grazie a Dio, al desiderio di comunicare a nostra volta. Ma quale è il cammino per valorizzare la vita? Insieme alle cose ricordate bisogna fare un passo ulteriore, bisogna togliere l’oppressione, trasformare il dito puntato in mano aperta per accarezzare, stringere, bisogna benedire e non dire male. Tale comunicazione attraverso i doni diventa comunicazione di sé. Dice il profeta: «Spezza il tuo pane con l’affamato», cioè il «nostro» pane: tanto nostro da essere di fatto una parte di «noi stessi» che noi abbiamo il privilegio di spezzare con il fratello. Ognuno rimane povero, ma può ricevere e comunicare un dono. Questa comunicazione del dono genera una ricchezza incommensurabile: le espressioni «sale dalla terra» e «luce del mondo» attribuite a «poveri Cristi» ne sono l’evidente conferma.
Lasciamo che Dio operi
Il sale indica l’alleanza col Signore, dà sapore a ogni offerta, è capace di sanare. Restare «insipidi» è un rischio reale e non è privo di conseguenze, perché ci pone nella condizione di chi, trovata la perla, la sotterra. Se non appartiene all’uomo la capacità di diventare sale della terra, è in suo potere smettere di esserlo. Occorre considerare che è una qualità che si può perdere, e se la si perde l’avvenire è quello di essere calpestati e gettati via. Per non perdere la forza del sale, l’imperativo non è «fate opere buone», ma «risplenda la vostra luce». Non ci è chiesto di conformarci a un codice moralistico, perché le opere buone non sono «opera nostra» ma di Dio in noi: si è invitati a rinunciare ad essere protagonisti per lasciare che Dio operi in noi. Il vero imperativo è quello che illustra l’atteggiamento di Paolo nella seconda
lettura: «Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore» (1 Cor 2,3).
Veniamo illuminati dalla luce
Voi siete la luce del mondo: è un’affermazione molto ricca, che mostra la dignità che il Signore ha dato alla nostra carne, assumendola. Dicendo ciò Gesù rivela ai suoi discepoli la loro nuova situazione. I beati delle beatitudini sono sale della terra e luce del mondo. Non lo sono diventati in virtù di una loro capacità, ma sono stati fatti tali dalla chiamata, vera immersione nella morte e nella risurrezione di Cristo. È lui stesso la luce: Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv 9,5) che era stata preannunciata da Isaia: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce (Is 9,1); e vista da Simeone: I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo, Israele (Lc 2,32). Ma anche noi ne partecipiamo, nella misura in cui seguiamo Gesù: Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12). Il dono della luce va custodito e condiviso con chi abita la casa, e investe ogni luogo e ogni persona. Riguarda tutti, non conosce confini: Io ti ho posto come luce alle genti perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra. Dio, che ha scelto la povertà per ricolmarla della sua ricchezza, invita i «poveri prediletti» a prendersi cura dell’indigenza di ogni uomo perché tutti siano partecipi del suo dono. Siamo invitati a condividere il dono del Signore con chi ancora non l’ha ricevuto e ad allargare la cura alla realtà familiare più vicina e alla famiglia umana più vasta, rendendola parte di noi, nostra carne. Nella celebrazione della carità siamo noi ad essere guariti dalle nostre infermità e proprio queste potranno diventare luoghi fecondi in cui germina la vita.
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– C’è un fatto che vuoi presentare perché ha fatto luce nella tua vita?
– Quando e in che modo ti senti sale e luce?
IN FAMIGLIA
Prendiamo un pizzico di sale, lo mettiamo in bocca e ognuno descrive il sapore che sente.
Si accende un cero:
– lo si pone in mezzo alla tavola;
– lo si colloca in alto;
– lo si nasconde sotto un drappo.
Descriviamo la luce che emana nelle diverse posizioni, e proviamo a dire quale di queste luci «siamo noi».
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno C – ElleDiCi
Letture della Domenica
V Domenica del Tempo Ordinario – ANNO A
Colore liturgico: VERDE
Prima Lettura
La tua luce sorgerà come l’aurora
Dal libro del profeta Isaìa
Is 58, 7-10
Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 111 (112)
R. Il giusto risplende come luce
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia. R.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. R.
Seconda Lettura
Vi ho annunciato il mistero di Cristo crocifisso.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1 Cor 2,1-5
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Parola di Dio
Vangelo
Voi siete la luce del mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore