Esegesi e commento al Vangelo di Domenica 8 Luglio 2018 – p. Rinaldo Paganelli

UN PROFETA È DISPREZZATO NELLA SUA PATRIA

p. Rinaldo Paganelli

La vita difficile del profeta

La prima lettura ci dice che il profeta è testimone di una verità con la sua stessa vita. Dio lo pone in ascolto, lo rende capace di andare, lo abilita a dire, lo fa testimone, perché almeno sappiano che c’è un profeta. La difficoltà nasce nel profeta quando si sente prigioniero della sorte toccata alla Parola di Dio in mezzo al popolo, tale difficoltà è superata quando egli vive nella libertà la fedeltà ad una parola che prima di tutto è appello di Dio alla coscienza del profeta. L’apostolo è l’uomo di fede di fronte alla difficoltà interiore. Dio non sceglie il migliore per l’ufficio più alto. I suoi criteri di scelta sono a volte una prova per lo stesso scelto. Dio nei suoi doni è gratuito e all’uomo è chiesto di non appropriarsi di ciò che gli è donato.

Un aiuto mai sufficiente

Davanti alle meraviglie che Gesù annuncia e opera si apre, inevitabile, lo «scandalo» della storia. E in questo sta lo scandalo: il mondo di Dio è considerato sempre in alto e lontano. Gesù, in perfetta coerenza con il cuore pulsante della fede ebraica, è l’ultima Parola di Dio, quella che in modo pieno proclama e attua il cammino opposto che la fede ebraico/cristiana rivela all’umanità: la fede è l’accoglienza di questo Dio che scende nella storia umana, e vi scende fino alle esperienze «ultime», del male e della morte. Ciò che ha vissuto Cristo Gesù non è dissimile dall’esperienza di Ezechiele. Con Ezechiele il popolo si era «rivolto contro Dio» ed era finito ribelle, ma almeno si seppe che c’era un profeta in mezzo a loro. Con Gesù il popolo fa domande in nome del Dio «della tradizione» e finisce nell’incredulità, ma almeno Cristo Gesù continua ad insegnare nei villaggi dei dintorni. Dio fa la storia, l’uomo la rifiuta, ma Dio trova sempre un verso per recuperare, così niente va perduto.

Lo scontro con la fragilità

Il Signore Gesù dona ad ogni figlio la sua grazia; la dona abbondante, perché ogni cuore si trasformi a sua immagine. Questo dono però, immenso e inatteso, trasforma, ma non cancella la fragilità innata del nostro essere creatura. La grazia ci aiuta a riconoscere le nostre debolezze, a chiamarle per nome, non per umiliarci, ma per farne possibilità di salvezza. È importante riconoscerci piccoli dinanzi a Dio per «non montare in superbia», per non fare delle nostre azioni un «nostro prodotto». Con la nostra debolezza compiremo meraviglie, annunceremo la Buona Notizia anche ad «un popolo di ribelli», se riconosceremo Cristo Gesù, Signore che opera nella nostra vita rivestendo quella fragilità, contro la quale a volte tanto lottiamo, con la potenza del suo amore.

Cristo Gesù motivo di scandalo

Ma tutto questo non è semplice. Gesù stesso ricorda – forse con un proverbio popolare – che i profeti hanno sempre incontrato questo rifiuto. Il proverbio pronunziato da Cristo Gesù, svela la tendenza generale a svilire la verità profonda dell’uomo dietro i suoi dati anagrafici. Nel momento in cui si conosce una persona, se ne misconosce il mistero. Conoscendone il nome e l’indirizzo, si pensa che essa non abbia mistero. Ma eliminare il mistero della vita del prossimo vuol dire renderla senza storia, senza appigli a un disegno, vuol dire estromettere Dio, le sue entrate e le sue presenze misteriose dalla storia quotidiana. Notiamo bene che lo scandalo dunque non è provocato da quello che Gesù dice e fa, ma da quello che Gesù è. Siccome è un concittadino comune, non si può accettare quello che dice e fa, come fosse «da Dio», o addirittura «di Dio». Ma, questa non è una «novità» espressa e affermata da Gesù stesso. Egli è in perfetta continuità con tutta la storia e con tutta la grande fede del suo popolo. Lo scandalo, inteso in modo corretto dalla nostra tradizione di fede, è quindi sempre connesso alla «piccolezza». E si compie su due versanti. O ci si scandalizza per il «farsi piccolo» di Dio. O «si scandalizzano i piccoli» dei quali Dio si è compiaciuto, e che ha scelto come luoghi privilegiati della sua presenza. E piccoli sono i poveri, sono i peccatori, gli stranieri. Piccoli, sono gli stessi discepoli. Piccolo più di tutti è infine Gesù Cristo stesso.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

  • Cosa ti succede quando non ti senti accolto?
  • Questo tempo che cosa chiede ai profeti?

IN FAMIGLIA

Ci si abitua a tutto e anche di fronte alle cose belle che uno può fare c’è il rischio di pensare solo ai propri progetti, senza dare spazio ad alcuna considerazione. In casa ci sono cose belle, a tante di queste ci si è abituati, proviamo a mettere in evidenza le cose belle e buone che ognuno sa fare o ha fatto.

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

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Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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