Esegesi al Vangelo di Domenica 18 febbraio 2018 – p. Rinaldo Paganelli

NEL DESERTO PER CAMBIARE

p. Rinaldo Paganelli

Il segno dell’arcobaleno, è garanzia divina che ogni persona è tenuta in vita nella prospettiva dei supremi doni che Dio prepara per tutta l’umanità. L’arcobaleno è come l’arco di un arciere non più impugnato per scagliare frecce, ma deposto come segno dell’Alleanza di pace tra Dio e l’umanità. La storia della salvezza è contrassegnata dalle alleanze che Dio stabilisce: l’alleanza con Noè nel segno dell’arcobaleno, quella con Abramo con la circoncisione, l’alleanza del Sinai con la Legge, infine la Nuova Alleanza con Gesù. Gesù per preparare la sua Alleanza è sospinto nel deserto, luogo di solitudine, d’incontro con Dio che parla al cuore, e incontro con il cuore che riscopre il volto del Padre. Il deserto come luogo della vicinanza con Dio, è un’idea biblica antica e classica. Basti ricordare Osea (2,14) che pensa al deserto come al luogo del primo amore per Israele. A Cristo Gesù piace ritirarsi per pregare (Mc 6,31). È specifico di Marco il fatto che il cammino di Gesù nel deserto sia opera di uno Spirito che compie su Gesù una specie di azione obbligata. Lo Spirito sospinge, è lo stesso termine che l’evangelista usa per indicare la cacciata degli spiriti dagli indemoniati.

Tante prove per allearsi

Cristo Gesù, arco dell’Alleanza tra Dio e l’umanità, vive l’esperienza della tentazione come ogni figlio di tutti i tempi; vive l’identificazione profonda con il Padre; il suo essere figlio prediletto e questa unione con il Padre fanno sì che ogni tentazione abbia una «risposta di cielo» che fa tremare il male. Ma il luogo di vicinanza con Dio è anche il luogo di tentazione. Gesù è tentato nel deserto come lo fu Israele nei quarant’anni di peregrinazione (Dt 8,2). Con il deserto esiste un misterioso legame tra la vicinanza con Dio e la tentazione, e l’evangelista definisce anche i giorni della prova. Quaranta è lo stesso numero degli anni passati da Israele nel deserto (Es 16,35), dei giorni del diluvio (Gn 7,40), del ritiro di Mosè sul monte (Es 24,18), del cammino di Elia per giungere all’Oreb (1Re 19,8). Nel deserto si ha fame e sete, ma nell’esperienza di una vita grama, ogni tentazione diventa possibilità.

Il deserto luogo di prova e di pace

È solo dopo essere entrato in contatto con tutta la debolezza della carne, che il Signore della vita e della storia annuncia il compimento del tempo e la venuta del Regno. Ancora una volta Cristo Gesù ci insegna che la predicazione non nasce dai discorsi cattedratici degli scribi e dei farisei, ma dall’esperienza di sentirsi figli amati, che resi vivi dallo Spirito, possono portare l’annuncio della Parola anche alle anime prigioniere. Ma c’è ancora un’altra immagine che ricorda questa vicinanza con Dio: Gesù vive in armonia con le bestie selvatiche, e gli angeli lo servono. Questa coabitazione si ricollega alla profezia di Isaia (11,6-9). Cristo Gesù inaugura la pace messianica, la riconciliazione degli ultimi tempi, stabilisce una comunione tra il mondo materiale e quello spirituale. Essere sospinto dallo Spirito nel deserto vuol dire accettare la proposta di una solitudine che spoglia da tutte le false sicurezze, che denuda da ogni presunzione e velleità. L’immagine del deserto è particolarmente ricca per il cammino di fede del cristiano. Il vento del deserto non accarezza il volto, non è una brezza che consola e gratifica, essa brucia la faccia, gonfia gli occhi e mette alla prova il cuore dell’uomo. Questi si mostra per quello che è, per quel che vale. È il vento della verità di fronte al quale non si può barare.

Nel tempo per andare oltre

Chi non ama questo tipo di solitudine evaderà sempre dalla propria verità. Chi non affronta i suoi quaranta giorni di prova non giungerà mai a una riconciliazione con sé, con la storia, con il creato. La nuova era è segnata da un duplice annuncio: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino», e da un duplice invito, «convertitevi e credete al vangelo». Il tempo è compiuto sono le prime parole in assoluto di Gesù, il tempo diviene l’oggi di Dio per il futuro dell’uomo. Nel tempo di sempre è scesa la dimensione dell’oltre, che nello spazio e nel tempo genera il Regno con la forza dello Spirito. Perché il Regno possa venire è necessaria una presa di posizione. Per questo ci è chiesto di preparare il cuore e di credere, nulla più. Semplicemente accogliere. Se tutto è dono, perché non possiamo niente sul tempo e sulla realizzazione del Regno, la vera conversione e il cammino di fede non sono che una presa di coscienza di essere amati da Dio. È un impegno che si sostiene dentro una continua vocazione, e nella convinzione che il Regno è vicino.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

  • Pensa e descrivi come ti sei trovato in una nuova situazione.
  • C’è una cosa nuova che ti piacerebbe realizzare nella tua comunità?

IN FAMIGLIA

La famiglia rivela in modo pieno il segno dell’Alleanza; provate a comunicare le prove che avete superato per mantenere saldo il progetto di unione. Mettete anche in evidenza quali sono state le purificazioni più salutari, i tempi di deserto più ricchi, i silenzi più pieni della presenza di Cristo Gesù. Ogni membro può dire dove si sente sospinto in questo tempo.

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della Prima Domenica di Quaresima – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 18 Febbraio 2018 anche qui.

Mc 1, 12-15
Dal Vangelo secondo Marco
12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 18 – 24 Febbraio 2018
  • Tempo di Quaresima I
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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