LE PIAGHE SUL CORPO
L’unione generata dal risorto
La prima lettura mostra i modi in cui la primitiva comunità proclama Gesù vivente. Un segno della risurrezione è il tentativo di fare uguaglianza, distribuendo i propri beni. Nasce così quella convivenza fraterna dove gli elementi costitutivi che la compongono non degenerano e non appesantiscono la gioia dello stare insieme. Lo stare dentro una comunità, per pregare e fare, chiede il coraggio di manifestare adesso i segni della gloriosa e operante presenza di Cristo Gesù. La fede per la sua natura accogliente, è la condizione per diventare figli di Dio (Gv 1,12). Una figliolanza che non è un dono da ricevere passivamente, ma il venire costantemente abilitati a ricevere per crescere nella maturità cristiana. La vita filiale comporta il respingere i messaggi allettanti e tuttavia negativi del male. Chiunque ama Dio, ama anche tutti gli altri figli di Dio.
Cristo Gesù centro della comunità
Gesù varca l’impaurita prigionia dei discepoli ponendosi in mezzo a loro, perché lo amino di nuovo. Più che un movimento spaziale, il venire di Gesù morto e risorto sembra un modo simbolico, per dire che Cristo in mezzo ai suoi occupa il posto di centralità determinante nella comunità pasquale. Gesù diventa influente, è il perno della comunità e polo ispiratore. La comunità gli dovrà sempre riservare lo spazio che gli appartiene come Signore.
Egli libera i discepoli con la sua Parola: «Pace a voi!», e mostrando loro le ferite della croce. C’è in Giovanni la gioia di un riconoscimento pieno. Dice infatti: «E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (v. 20). Ecco dunque il Signore risorto che viene riconosciuto per il dono della sua Parola di pace e per i segni della sua passione. Questo, e non altri, è il nostro Signore. Prima di aprirsi alla missione la Chiesa ha bisogno di sviluppare e vivere una dimensione spirituale e relazionale al suo interno. Il «Pace a voi» del v. 19, viene ripetuto dal Risorto al v. 21 e si pone come fonte della missione ora affidata da Lui ai suoi discepoli: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Donando loro il suo Spirito, Gesù invia la sua Chiesa a compiere quello che Lui stesso ha compiuto entrando nella loro prigionia a porte chiuse e liberandoli per la proclamazione del suo vangelo. Ricevere la missione è ritrovare il cammino verso la vita ottimale propria di Colui che la possiede e nel suo Spirito la dona.
La fatica di Tommaso
Tommaso sembra non cogliere questo, ma dimostra che la risurrezione non appartiene alla ricerca di questo mondo e che essa impone all’uomo un nuovo modo di rapportarsi, passare per il sepolcro vuoto con la fede del discepolo amato da Gesù. La «povertà» di Tommaso è molto significativa, perché ci riguarda tutti. Dice infatti il v. 24 che Tommaso «non era con loro quando venne Gesù». È quella povertà del «non esserci» che da una parte dice l’esclusione dall’avvenimento e dall’altra prospetta l’eventualità di poterci entrare per un’altra via. Ed è la via scelta da Dio per donare la sua salvezza. Siamo raccolti intorno a questa Parola evangelica perché qualcuno si è fatto per noi «voce» di tale Parola. I discepoli dicono a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore».
La beatitudine generata dai segni sul corpo
Non è il fatto materiale della parola dei discepoli che «trasmette» la fede. La fede nessuno può trasmetterla ed è sempre e solo dono di Dio. La pastorale è esposta al pericolo di non essere il segno dell’amore del Signore per i suoi figli, ma una tecnica di pedagogia e di comunicazione. Tuttavia l’annuncio del vangelo è dovere di ogni discepolo in qualunque condizione, perché è volontà divina che chi ha ricevuto il dono in ogni modo lo manifesti e lo comunichi. E questo è totalmente al di là di ogni verifica di successo o di insuccesso. Nell’ambito dell’annuncio, che può avvenire secondo modalità diversissime, il Signore si rende presente con il suo dono. Tommaso non riesce ad accettare questa «mediazione», che il Signore ha stabilito come via «normale» di proclamazione del suo dono. Ciò che importa è che l’episodio consenta al Risorto di proclamare la beatitudine della fede. Sottolineo la «beatitudine»: «…Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (v. 29). Ed è beatitudine, perché «quelli che non hanno visto e hanno creduto» sono tutti coloro che, nel dono della fede, di fatto «vedono di più».
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
- La tua fede si abbandona al rischio dell’amore ed è capace di avanzare nell’invisibile?
- Come sostieni chi fa più fatica a credere?
IN FAMIGLIA
Provate a dare ragione della vostra fede cercando di dare un significato alle scelte che avete fatto, provando a riempire di senso queste espressioni:
- Prego per…
- Vado a messa perché…
- Faccio gesti di carità per…
- Visito i parenti soli per…
- Offro sostegno per…
- Mi astengo dai giudizi per…
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
II Domenica del Tempo di Pasqua
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- Colore liturgico: Bianco
- At 4, 32-35; Sal. 117; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31
Gv 20, 19-31
Dal Vangelo secondo Giovanni
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 08 – 14 Aprile 2018
- Tempo di Pasqua II
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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