È FUORI DI SÉ
Esposti al limite
Il risultato sembra essere l’opposto rispetto alla prospettiva indicata dal grande mentitore. Adamo ed Eva non diventano «padroni » della legge, ma vittime. Non più protetti dal «mantello» della comunione con Dio, precipitano nella debolezza della loro nudità creaturale, e sono spaventati e resi vergognosi di ciò che prima vivevano nell’armonia e nella pace. Spogliati della loro intima comunione con Dio, sono esposti duramente al loro limite creaturale. Ai vv. 8-9 si apre il «dramma» di Dio, che cerca – e non trova – la sua creatura prediletta: «Dove sei?». L’uomo si ritrae e si nasconde. Il suo rapporto di predilezione si riempie di paura e lo porta alla fuga e al nascondimento da un Dio la cui santità/diversità gli appare ormai insopportabile. Emergono progressivamente e rapidamente tutte le responsabilità. La donna che era stata supremo dono di Dio all’uomo ora è quella «che tu mi hai posto accanto» (v. 12). Tutto questo non muoverà la condanna da parte di Dio, ma la sua compassione e la sua misericordia. Da qui parte quella «storia della salvezza» che ha in Cristo Gesù il suo apice e il suo compimento.
Assorbiti dalla vita
La predicazione e la testimonianza evangelica sono in sé stesse, secondo quanto ci dice Paolo, quella via pasquale della salvezza che conduce ogni discepolo di Gesù verso il suo Signore, nella sua gloria. Il v. 4 può essere letto come quell’inevitabile paura-fatica umana di fronte alla morte, che si manifesta nel desiderio di non venire spogliati – nella nudità della morte – ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.
A questo insopprimibile desiderio dell’uomo Dio viene incontro con il dono dello Spirito, dono non ancora nella sua pienezza finale, ma come «caparra», cioè esperienza già presente che consente di intravedere e in certo modo sperimentare la vita eterna.
Il Cristo che si contamina
La Parola del Signore sembra voler mettere a confronto la famiglia legata da vincoli parentali con la grande famiglia che Dio convoca per nutrirla. Ciò che unisce, questa seconda «famiglia», è il sentimento comune e la «fame» del dono che viene dalla persona, dalla Parola e dall’opera del Signore. È quindi significativo che questo grande convenire tolga al gruppo dei discepoli persino la possibilità di mangiare: tale è la fame di quelli che affollano la casa. Se hanno qualche senso questi balbettamenti, ci possiamo domandare se siamo tra la folla che ha fame e sete di Lui, o se siamo tentati di «prendere», di contenere, di regolare, di normalizzare… di ricondurre al buon senso e al senno la follia di Dio che si raccoglie e si rivela pienamente nella persona di Cristo Gesù. Solo la Buona Notizia di Gesù può custodirci nella lucidità e nella libertà interiore e intellettuale che renda evidente la separazione e l’opposizione tra il regno di satana e il Regno di Dio. Gesù si espone in modo forte all’accusa di scacciare «i demoni per mezzo del capo dei demoni» (v. 22), sia perché Egli si immerge totalmente nel mondo dell’infermità umana con tutte le sue drammatiche ferite, sia perché chi ha bisogno di essere salvato e sanato lo cerca e lo insegue con grande impeto. Le spiritualità tradizionali tengono ferma una separazione rituale tra i due mondi. Gesù invece sembra contaminarsi con questo mondo che, da parte sua, lo riconosce e in certo modo lo denuncia confessandolo presente e operante. Chi vuole bene ai poveretti, diventa in qualche modo uno di loro. Ma questo avviene nell’intento di liberare da una prigionia, e non certo per approvarla.
Un Signore che vince il male
E neppure il regno del male, evidentemente, vuole la propria distruzione. Vuole autoconservarsi, ed estendersi. Se fosse diviso in se stesso, questa sarebbe la sua fine. Invece molte volte si scopre, al di là di travestimenti e di mistificazioni, quanto la logica del male sia coerente e compatta. A questo punto Cristo Gesù introduce una parabola molto efficace. Descrive satana come «un uomo forte» (v. 27), dei cui beni si può impossessare uno più forte di lui «se prima lo lega». Questa è l’opera del Signore che con la sua Parola e la sua opera imprigiona il male e si impadronisce di tutto quello che satana aveva fatto suo. La lotta fondamentale è quella tra il Signore e il demone. Troppe volte ci si lascia trascinare dal pensiero che siamo noi a poter vincere il male che ci imprigiona. La Parola ci aiuta a cogliere l’indicazione di una straordinaria liberazione e di un altrettanto forte annuncio della comunione nuova e profonda che la fede stabilisce tra i credenti. È liberazione della concezione della famiglia da vincoli soffocanti.
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
- Ci lasciamo assorbire dalla vita degli altri, o ci è più normale difenderci?
- Il male è negatività: quando lo incontriamo che facciamo?
IN FAMIGLIA
Proviamo a dare un nome al male che più disturba la vita di ognuno di noi.
Una volta che l’abbiamo presentato regaliamoci consigli per superarlo.
Mettiamo in campo non solo la buona volontà ma l’attenzione per richiamarci quando vediamo che nell’altro torna ad annidarsi lo stesso comportamento negativo.
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
DOMENICA del CORPUS DOMINI
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 3 Giugno 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Bianco
- Es 24, 3-8; Sal. 115; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16. 22-26
Mc 14, 12-16. 22-26
Dal Vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 03 – 09 Giugno 2018
- Tempo Ordinario IX
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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