Come ha ricordato anche il Santo Padre all’Angelus, il tempo di Avvento è un periodo di attesa e preparazione al Natale, alla venuta del Signore. In questo periodo la Chiesa ripete l’antica invocazione dei cristiani: “Maranathà! Vieni Signore!”. Il tempo di Avvento è un’ulteriore occasione per la riflessione, l’ascolto e la preghiera. In un tempo in cui si avverte una crescente “sete” di spiritualità, il tema della preghiera assume un’importanza decisiva. Ma come educare a pregare? Ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande il priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, autore del libro “Perché pregare, come pregare” edito da San Paolo Edizioni:
R. – I discepoli chiedono a Gesù: insegnaci a pregare, educaci alla preghiera, come ha fatto Giovanni con i suoi discepoli. Oggi, soprattutto, si fa urgente perché facilmente si pratica nelle chiese la preghiera comunitaria, la liturgia, e invece non c’è una adeguata educazione, un’attenzione alla preghiera personale. La preghiera comunitaria sostiene quella personale, quella personale sostiene quella comunitaria: se non c’è questa personalizzazione del rapporto con Dio, questa esperienza del sentire la presenza di Dio, questo esercizio a parlare a Dio e ad ascoltare la Sua voce, non c’è una preghiera veramente cristiana.
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