Enzo Bianchi โ€“ La nostra parola sia umile

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Ai nostri giorni siamo invasi dalle parole, dal rumore, dalle chiacchiere, al punto che lโ€™inquinamento sonoro puรฒ ormai essere annoverato tra i problemi ecologici. Nella societร  cacofonica in cui viviamo, inoltre, la parola รจ diventata quasi uno strumento obbligato per lโ€™affermazione e la celebrazione di se stessi, anche a costo di assumere forme quanto mai aggressive e capaci di ferire: โ€œparole come armiโ€, si potrebbe direโ€ฆ Si comprende dunque perchรฉ molti avvertano il bisogno del silenzio, vorrebbero cioรจ imparare a tacere per riscoprire la bellezza del silenzio e, insieme, la bellezza di forme di comunicazione non verbali. Tacere equivale a digiunare verbalmente e il silenzio รจ paragonabile al digiuno fisico, entrambi salutari quando lo esigono il corpo e la psiche, cioรจ lโ€™intera persona umana.

Occorre perรฒ subito precisare che il silenzio non consiste semplicemente nellโ€™assenza di rumore e di parola, ma รจ una realtร  plurale. Cโ€™รจ un silenzio necessario in certi luoghi, e come tale imposto, cโ€™รจ un silenzio inscritto con segni allโ€™interno della scrittura stessa, cโ€™รจ silenzio tra le note musicaliโ€ฆ Accanto a questi silenzi funzionali, ve ne sono altri negativi o addirittura mortiferi: silenzi che โ€œpesanoโ€, che rendono inquieti e spaventano, silenzi opprimenti, silenzi di morte, abissi di silenzio! Di piรน, esistono silenzi complici e pieni di viltร , silenzi che dovrebbero essere spezzati dalla forza di un profeta, silenzi di ostilitร  che paralizzano la comunicazione, silenzi amari di solitudine soffertaโ€ฆ

Vi sono perรฒ anche silenzi positivi, irrinunciabili. In primo luogo il silenzio rispettoso della parola dellโ€™altro, ma anche il silenzio scelto nella consapevolezza che โ€œcโ€™รจ un tempo per tacere e un tempo per parlareโ€ (Qo 3,7). Un silenzio particolare รจ quello dellโ€™amicizia e dellโ€™amore: lโ€™amore crea un linguaggio non verbale, molto piรน eloquente e intenso di qualsiasi parola, linguaggio in cui il silenzio stesso diventa parola. Nasce cosรฌ quel silenzio di presenza e di pienezza, in cui il semplice stare insieme รจ fonte di gioia: silenzio che รจ ascolto amoroso, attento, contemplativo, raccolto; โ€œsilenzio sottileโ€ che si fa voce come per Elia sul monte Oreb (cf. 1Re 19,12). Vi รจ infine il silenzio interiore, nel cuore di ciascuno di noi, per accogliere la presenza degli altri e dellโ€™Altro, Dio: รจ quella disposizione che scava nel nostro intimo uno spazio per il Signore e consente che la sua Parola prenda dimora in noi.

Ma perchรฉ fare silenzio, perchรฉ imparare il silenzio in modo progressivo e ragionevole? Innanzitutto perchรฉ nel silenzio possono emergere energie che si traducono in unโ€™attivitร  intellettuale piรน feconda, capace di stimolare la nostra memoria e di aguzzare le nostre facoltร  di ragionamento e di immaginazione. Sรฌ, nel silenzio diventiamo piรน ricettivi alle impressioni trasmesseci dai nostri sensi, sappiamo meglio ascoltare, vedere, odorare, toccare, anche gustare. Si pensi solo a unโ€™esperienza comune: quando si vuole fare o ricevere una carezza non diventa forse naturale restare in silenzio? Lunghe ore di silenzio, ore in cui non si parla e non si ascoltano parole o suoni, ci rendono diversi, ci aiutano a guardare dentro di noi, a dimorare con noi stessi e, soprattutto, ad ascoltare ciรฒ che ci abita in profonditร .

E cosรฌ impariamo poco a poco quali sono le ragioni per cui parliamo, venendo a conoscenza di veritร  che non vorremmo vedere. Scopriamo cioรจ che le nostre parole sono spesso strumento di conquista e di seduzione, mezzi per permettere al nostro io di acquistare potere, successo, dominio sugli altri: parole aggressive e interessate, piegate a scopi inconfessati e inconfessabili, strumenti di manipolazioneโ€ฆ Insomma, grazie al silenzio impariamo a parlare, decidiamo quando e se vale la pena di rompere il silenzio, affiniamo lo stile con cui ci rivolgiamo agli altri. Attraverso la pratica consapevole del silenzio possiamo vigilare affinchรฉ le nostre parole siano sempre fonte di dialogo e di conoscenza, di consolazione e di pace.

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Solo allora, per grazia, la nostra comunicazione puรฒ anche edificare la comunione, secondo lโ€™intuizione di una grande donna spirituale del secolo scorso, sorella Maria di Campello: โ€œLa nostra parola sia umile, chiara, leale, rispettosa, fraterna; la nostra comunicazione edifichi la comunioneโ€.

Pubblicato su Jesus โ€“ Bisaccia del mendicante โ€“ Ottobre 2019

Fonte